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Venezuela, scontri e morti durante il voto per l’Assemblea costituente
Alla fine l’Assemblea costituente in Venezuela si farà. La nuova consultazione ha visto la vittoria di chi è a favore, anche se l’affluenza è stata bassissima. Nella giornata elettorale sono morte almeno 10 persone.
È finita come tutti si aspettavano, la tornata elettorale per l’elezione della nuova Assemblea costituente in Venezuela: violenze, morti (una decina, è il bilancio attuale), una affluenza del 12 per cento secondo le opposizioni ma superiore al 41 per cento secondo le autorità ufficiali. E soprattutto l’annuncio da parte del governo del presidente Nicolas Maduro di “una grande vittoria del chavismo”. Che somiglia tantissimo, però, all’ennesima vittoria di Pirro.
Una giornata di (non) democrazia
Le cronache locali (meno i giornali, sottoposti ormai da mese a una forte censura) parlano di incidenti e vittime in tutto il Venezuela: nove cittadini avrebbero perso la vita in scontri con la polizia durante manifestazioni di protesta, ma tra i morti c’è anche un candidato alla costituente l’avvocato trentanovenne José Felix Pineda, ucciso in casa a colpi di pistola. Eppure, secondo il presidente del Consiglio nazionale elettorale Tibisay Lucena “la pace ha vinto. Se la pace vince, anche il Venezuela vince”.
UPDATE [30.07-22:50] #Venezuela scontri ed esecuzioni nel giorno #elezioni Assemblea Costituente +6 morti (115 da inizio anno) pic.twitter.com/xo9Xu2kFWt
— Emergenza24 (@Emergenza24) 30 luglio 2017
Le minacce di Maduro
Maduro, nel suo primo intervento post-elettorale, ha subito usato toni duri contro stampa e rivali politici: sulla prima ha detto che “c’è in atto una campagna mediatica per indebolire il governo, mentre 8 milioni di venezuelani andavano alle urne la tv si preoccupava solo di trasmettere le violenze in piazza. Apriremo un’inchiesta”. E per i deputati di opposizione saranno tempi duri perché “l’Assemblea revocherà loro ogni immunità”.
Il rinnovo dell’Assemblea costituente, che dovrà occuparsi di riscrivere la Costituzione, era stato deciso in maniera unilaterale da Maduro, alle prese con una crisi economica sempre più profonda del Venezuela e con il crescente malcontento della popolazione: in sette milioni erano andati a votare il 17 luglio in un referendum contro il presidente, e anche allora c’erano stati scontri in piazza e almeno 2 morti. L’esito del referendum non era stato riconosciuto dal governo, così come però il voto di oggi non sarà riconosciuto valido da molti governi del Centro e Sudamerica. Gran parte della comunità internazionale, e tutte le opposizioni interne, vedono infatti nella proclamazione della Costituente non certo il tentativo di rilanciare l’economia nazionale, come dichiarato ufficialmente dal presidente, quanto piuttosto quella di revisionare la Costituzione in maniera da accentrare ulteriormente i poteri nelle mani del governo.
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