
Il governo ha fatto slittare la sugar tax a gennaio 2026. Assobibe chiede la cancellazione della tassa, mentre per l’Istituto Mario Negri è necessaria e deve aumentare per essere efficace.
La produzione dei gamberetti è più redditizia per i vietnamiti, ma è più impattante per l’ambiente. La situazione migliora con gli allevamenti biologici.
Succede che in Vietnam, là dove si coltivava riso, in un pezzo di terra stretto tra il delta del fiume Mekong e il Mar Cinese Meridionale, ora ci siano allevamenti di gamberetti. Lo ha raccontato di recente un reportage dell’agenzia Reuters. I cambiamenti climatici hanno provocato un innalzamento del livello del mare che ha portato a una salinizzazione delle acque dove cresceva il riso, rendendo la zona adatta invece alle produzioni ittiche. Inoltre, la costruzione di diverse dighe a monte del delta ha diminuito l’afflusso di acqua dolce. Se da una parte questa conversione sta portando benefici economici al Paese, dall’altra l’impatto ambientale che produce è preoccupante.
La salinizzazione ha colpito un terzo dei 72 chilometri di costa della provincia di Soc Trang: i contadini piantavano il riso ma poi non raccoglievano, così negli ultimi dieci anni in molti sono passati all’allevamento di gamberetti, incentivati da corsi di formazione e prestiti agevolati da parte del governo che ha l’obiettivo di raddoppiare le esportazioni di gamberetti entro il 2025, per un totale di dieci miliardi di dollari. Il Vietnam è il terzo esportatore di riso al mondo, ma dal 2013 le esportazioni di gamberetti hanno superato quelle del riso e si prevede che aumenteranno del 5-10 per cento nei prossimi dieci anni. I gamberetti sono una fonte di reddito più remunerativa rispetto al riso per numerosi agricoltori e il loro mercato potrebbe salvare il Paese dalla pressione economica dei prossimi decenni: la Banca Mondiale ha stimato infatti che il reddito nazionale del Vietnam potrebbe ridursi fino al 3,5 per cento entro il 2050 solo a causa del cambiamento climatico.
Il rovescio della medaglia però è l’impatto ambientale degli allevamenti di gamberetti: l’Unione internazionale per la conservazione della natura, stima che più della metà delle foreste naturali di mangrovie del Paese, che proteggono dall’erosione costiera e dalle mareggiate, siano state ripulite per far posto agli allevamenti di gamberetti. Non esiste un sistema di controllo sugli allevamenti, sui mangimi che vengono utilizzati, sull’uso di antibiotici, sulla gestione dei rifiuti e questo ha ripercussioni sull’inquinamento chimico del suolo e delle acque. Inoltre l’innalzamento del mare non si ferma e i livelli di salinizzazione continuano ad aumentare rendendo difficile anche la stessa acquacoltura.
In Vietnam esistono però anche degli allevamenti di gamberetti biologici che sfruttano proprio l’habitat naturale delle foreste di mangrovie dove i crostacei possono nutrirsi naturalmente. Questo tipo di produzione potrebbe forse essere la strada per conciliare la richiesta del mercato, la sicurezza alimentare, gli obiettivi del governo vietnamita, la riforestazione del delta del Mekong e la salvaguardia della biodiversità.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il governo ha fatto slittare la sugar tax a gennaio 2026. Assobibe chiede la cancellazione della tassa, mentre per l’Istituto Mario Negri è necessaria e deve aumentare per essere efficace.
Le indagini della Procura di Bari sollevano nuovi dubbi sulle strategie di lotta alla Xylella, mostrando gli interessi economici coltivati all’ombra della fitopatia. Ma c’è dell’altro.
Sono oltre 24mila gli allevamenti intensivi di polli e suini in Europa, molti sorti nell’ultimo decennio. Un’inchiesta ne fa la mappatura e ne denuncia le principali problematiche.
Secondo uno studio, il passaggio da una dieta tradizionale africana a una tipica del mondo occidentale globalizzato, aumenta l’infiammazione e diminuisce la risposta ai patogeni. Il passaggio inverso comporta invece benefici.
Secondo quanto osservato da ricercatori statunitensi, la dieta mediterranea ha del potenziale per contrastare i disturbi della sindrome dell’intestino irritabile.
I ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna hanno osservato un aumento dell’incidenza di tumori in diversi sedi con la somministrazione di bassi dosi di glifosato.
Rigenerazione e salute. Sono le parole chiave che è tempo di sovrascrivere a quelle attuali di impoverimento e degrado, imposte dall’agricoltura intensiva. Una sostituzione che scuote equilibri e merita attenzione.
Secondo uno studio americano sulla salute metabolica, il consumo di ceci è in grado di abbassare il colesterolo, mentre quello di fagioli neri riduce l’infiammazione.
I risultati di un progetto pilota sull’agricoltura rigenerativa mostrano i vantaggi di questo approccio rispetto all’agricoltura convenzionale. Registrando una produttività complessiva più elevata.