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La stagione venatoria appena conclusa ha causato 31 morti e decine di feriti, senza contare le migliaia di animali uccisi. Ecco l’ennesimo tragico bilancio.
Per cinque mesi i suoni sordi degli spari hanno rimbombato nelle campagne e nei boschi di tutta Italia. Per cinque mesi siamo stati ostaggio di un piccolo manipolo di persone armate che reputa divertente uccidere, rendendo insicure le aree naturali per tutte le altre persone, ovvero il 99 per cento della popolazione. Ora per fortuna è finita, il 31 gennaio si è infatti conclusa la stagione venatoria (anche se in alcune regioni si continuerà a sparare per diversi giorni ancora) ed è il momento di contare i caduti causati da questa assurda pratica ormai fuori dal tempo. L’associazione Vittime della caccia ha pubblicato il suo annuale dossier relativo alla stagione venatoria 2017/18. Tra le vittime figurano naturalmente migliaia di animali selvatici, ma non solo, ci sono anche minori, civili, animali domestici, specie protette e cacciatori.
Il dossier restituisce un’immagine parziale degli effetti nocivi della caccia, riportando solo quanto arriva ai media, ma offre comunque una fotografia allarmante del fenomeno. Ancora più incompleti sono i dati raccolti circa bracconaggio e vittime animali, sia domestici che selvatici e rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Complessivamente questa stagione di caccia ha ucciso trentuno persone, di cui un minore, dieci civili non cacciatori e venti cacciatori. I feriti sono stati invece ottantasette, due minori, ventiquattro civili e sessantuno cacciatori.
Nonostante ogni anno siano decine le vittime delle armi da caccia, lo stato non sembra voler proteggere la stragrande maggioranza dei suoi cittadini da questo pericolo. Innanzitutto è ancora in vigore l’assurdo e anacronistico articolo 842 del Codice Civile, che permette ai cacciatori di accedere ai fondi privati a prescindere dalla volontà del proprietario. Inoltre i cacciatori che sparano vicino o contro un’abitazione non sono perseguibili penalmente ma sanzionati con una multa amministrativa di 206 euro.
Questo inspiegabile lassismo genera mostri, come testimoniano alcuni titoli di giornale raccolti dall’associazione Vittime della caccia. “Ferita bambina di 12 anni mentre era nel giardino di casa”, “Casa crivellata dai cacciatori a Codognè. «Paura per i nostri bambini». La scarica di pallini ha perforato anche la tenda della cameretta dove dormono i piccoli”, “Sarzana – Caccia vicino alle case, scoppia la lite con un abitante e gli spara a bruciapelo. Grave 47enne colpito all’addome”, “Esplode un colpo dal fucile, tredicenne uccide la nonna, l’arma appartiene al padre appena rientrato da una battuta di caccia”, “Orrore alla fermata dell’autobus: un lupo ucciso ed impiccato alla pensilina, scoperto da alcuni ragazzini alla fermata del bus per andare a scuola”, “A caccia con un bambino di circa 10 anni, sparando ad un cinghiale a pochi metri dalle case”, “Cacciatore 70enne punta ai fagiani ma centra la camera di due bambini di 5 e 3 anni in una casa di campagna”.
Tra le vittime innocenti della stagione di sangue appena conclusa ci sono anche numerosi animali domestici. In questo caso più che mai è difficile stabilire l’effettivo numero delle vittime, quelle certe sono venticinque. Tra queste citiamo Rocky, Lampo, Selvaggia, Asso, Balù, SenzaNome, Meow, Shiro, Fabietto, Keya, Lucky, Cico, Roccia, Giri, Nebbia, Thor e Freccia. Nella maggior parte dei casi questi cani e gatti si trovavano nel giardino di casa e sono stati assassinati, più o meno deliberatamente, dai cacciatori.
Ci sono ovviamente cacciatori che operano nel rispetto della legge, ma il confine spesso è davvero molto sottile. Secondo quanto riportato dall’associazione Vittime della caccia nella precedente stagione venatoria “il 79 per cento dei cacciatori responsabili di reati venatori e contro la persona, risultavano essere detentori di licenza di caccia”. Quel che è certo dunque è che molti cacciatori con licenza cacciano specie protette o utilizzano mezzi illeciti, come lacci e richiami vivi. A settembre la Lipu ha denunciato l’illegalità della stagione venatoria italiana, “Caccia fuorilegge: undici regioni senza piano faunistico e cinque specie minacciate ancora cacciabili. Trasmessa una denuncia alla Commissione europea su carenze di pianificazione e valutazione di incidenza”.
Oltre a mietere vittime, a qualsiasi specie appartengano, la caccia ha anche dei costi che gravano sull’intera collettività. In questa stagione sono 26 i casi accertati in cui è stato necessario far intervenire l’elisoccorso per il recupero dei cacciatori feriti o deceduti, oltre ai numerosi Corpi specializzati per il recupero in zone impervie e inaccessibili.
Nonostante l’evidente pericolosità dei cacciatori, i numeri parlano chiaro, buona parte dei media continua a trattare questi “incidenti” alla stregua di tragiche fatalità, mentre, ad esempio, fomenta di continuo l’allarmismo sul ritorno del lupo, animale protetto e fondamentale per gli equilibri ecosiostemici. I cacciatori hanno ucciso trentuno esseri umani negli ultimi cinque mesi, il lupo non fa vittime da oltre un secolo, crediamo sia superfluo dire chi sia più pericoloso.
La buona notizia è che in Italia il numero di cacciatori è in costante diminuzione e l’età media è in aumento. Non è un caso che la maggior parte dei responsabili di reati legati all’attività venatoria nel 2017/18 abbia tra i 61 e i 70 anni. I cacciatori sono dunque una specie in via di estinzione e se lo stato non ha intenzione di proteggere i suoi cittadini da queste persone non dovremo fare altro che attendere, continuando però a denunciare tutte le irregolarità, aspettando il momento in cui gli spari smetteranno di rimbombare.
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