5 storie di conservazione della biodiversità per il 5 giugno

Dalle piante agli animali, dai funghi ai batteri, la biodiversità è la colonna portante che sostiene la vita sulla Terra. In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, 5 storie di persone che lottano per la tutela delle specie minacciate.

Siamo talmente abituati a pensare agli esseri umani e alla natura come entità separate che sembriamo quasi aver dimenticato di fare parte del mondo naturale. Eppure la barriera tra esseri umani e animali è posticcia, gli esseri umani sono animali e dipendono in tutto e per tutto dall’ambiente. Le gravi alterazioni agli ecosistemi e la guerra alla biodiversità in atto, come ha messo in luce la pandemia di Covid-19, si ripercuotono direttamente sulla nostra salute.

Attualmente, secondo molti esperti, è in corso la sesta estinzione di massa della storia del pianeta. Oltre 500 specie di animali terrestri sono sul baratro dell’estinzione e potrebbero scomparire in appena 20 anni. Per raggiungere un tale tasso di estinzione, senza l’intervento umano, sarebbero normalmente occorsi migliaia di anni. L’estinzione è un fenomeno irreversibile con effetti a catena che si ripercuotono su tutto l’ecosistema. In natura esistono infatti miriadi di interazioni, affinatesi in milioni di anni di evoluzione e invisibili ai nostri occhi, che hanno contribuito a rendere abitabile il pianeta. La biodiversità è una sorta di rete, in cui ogni parte è interdipendente. Se una parte di essa viene recisa l’intero sistema ne viene influenzato con conseguenze negative.

La conservazione delle specie in pericolo dovrebbe essere affrontata alla stregua di un’emergenza globale da governi e istituzioni, come la crisi climatica. L’angosciante emorragia di biodiversità è, anzi, probabilmente perfino più grave dei cambiamenti climatici. Se i mutamenti del clima possono essere reversibili (seppur in tempi estremamente lunghi), l’estinzione è per sempre e priva il mondo intero di un piccolo capolavoro evolutivo, irriproducibile. “Ogni organismo superiore è più ricco di informazioni di un dipinto di Caravaggio, una fuga di Bach, od ogni altra grande opera d’arte”, ha scritto Edward Osborne Wilson, padre della sociobiologia.

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In direzione ostinata e contraria

Se le istituzioni, con criminale miopia, non hanno ancora intrapreso efficaci misure per contrastare il declino di biodiversità, ci sono tuttavia in tutto il pianeta scienziati, ambientalisti e volontari votati anima e corpo a questa missione. Il 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente, istituita dalle Nazioni Unite nel 1972. Il tema scelto per l’edizione del 2020 è proprio la tutela della biodiversità. Per celebrare la giornata abbiamo scelto cinque storie di persone che hanno deciso di dedicare la propria vita alla salvaguardia delle specie viventi minacciate, ricordandoci che, con le adeguate competenze e risorse, gli obiettivi di conservazione possono essere raggiunti.

I tapiri disperdono una grande varietà di semi e sono insostituibili giardinieri della foresta © Joao Marcos Rosa/Nitro/2020 Whitley awards

Patrícia Medici

Patrícia Medici si è aggiudicata il Whitley gold award, celebre premio riservato agli ambientalisti che si battono per proteggere la fauna selvatica e gli ecosistemi nei rispettivi paesi d’origine, per un progetto di conservazione del tapiro del Sudamerica (Tapirus terrestris). La donna, co-fondatrice della ong brasiliana Ipê, lavora da 26 anni per proteggere la fauna selvatica minacciata in Brasile e guida la Lowland tapir conservation iniziative. La salvaguardia del tapiro, ritenuta una specie ombrello, ha ricadute positive sull’intero ecosistema. Questi buffi mammiferi, ultimi rappresentanti dell’antico ordine degli perissodattili, sono minacciati da perdita di habitat, bracconaggio e sviluppo urbano.

Patrícia ha dedicato la sua carriera alla tutela di questa specie dall’aspetto insolito e, considerata l’attuale dissennata politica ambientale brasiliana, il suo lavoro è particolarmente prezioso. Con la sua squadra, Patrícia ha raccolto il più vasto e completo set di dati al mondo sul tapiro del Sudamerica, raccogliendo informazioni tramite Gps e trappole fotografiche. Ha inoltre sviluppato un piano d’azione nazionale per la conservazione del tapiro, contribuito all’istituzione di una vasta area protetta e sensibilizzato migliaia di persone attraverso progetti di educazione.

Il bucero dall’elmo è minacciato dalla cosiddetta caccia all’avorio rosso © Aryf Rahman Rangkong/2020 Whitley awards

YokYok (Yoki) Hadiprakarsa

YokYok Hadiprakarsa, recentemente insignito del Whitley award, lavora per salvare dall’estinzione un uccello antico e bizzarro, perfetta esemplificazione della poliedricità della natura, il bucero dall’elmo (Rhinoplax vigil). Le popolazioni di buceri, che vivono nelle foreste pluviali dell’Indonesia, sono in grave declino a causa del bracconaggio. Il becco di questi uccelli ha infatti un valore molto elevato. Si stima che, nel solo Kalimantan occidentale, nel 2013 ne siano stati uccisi 6mila esemplari, rendendo il bucero dall’elmo la specie più minacciata e cacciata al mondo.

Per evitare la scomparsa di questi animali, che svolgono un ruolo importante nella rigenerazione delle foreste come dispersori di semi, YokYok Hadiprakarsa e la sua squadra hanno avviato un progetto che prevede, da un lato il monitoraggio dei buceri dall’elmo, e dall’altro lo sviluppo di un modello di ecoturismo sostenibile nella reggenza di Kapuas Hulu, nel Kalimantan occidentale. L’obiettivo del progetto è quello di avvalersi delle comunità locali, trasformando i nativi da cacciatori a guardiani dei buceri.

Il Sudafrica ospita una grande varietà di specie di anfibi endemiche, quasi due terzi delle 135 specie di rane del Paese non si trovano da nessun’altra parte © 2020 Whitley awards

Jeanne Tarrant

Circa 300 milioni di anni fa gli anfibi dominavano il pianeta, relegando perfino i dinosauri in piccole nicchie ecologiche. Oggi questo gruppo tassonomico è invece il più minacciato e il 41 per cento delle specie di anfibi è a rischio estinzione. Per tutelare gli anfibi del Sudafrica, che comprendono uno straordinario numero di endemismi, Jeanne Tarrant gestisce un programma di conservazione delle rane e del loro habitat.

Proteggere creature così piccole, sconosciute e mediamente poco attraenti è particolarmente difficile. Per la conservazione degli anfibi vengono stanziati in media il 75 per cento di fondi in meno rispetto a mammiferi, uccelli o rettili. Tuttavia Jeanne, anche nota come Frog lady, non si scoraggia e, insieme al suo team, monitora le popolazioni di otto specie a rischio estinzione ed elabora piani di conservazione collaborando con i proprietari terrieri. Attraverso la salvaguardia degli anfibi, come l’Hyperolius pickersgilli, la donna contribuisce alla tutela di delicati ecosistemi planiziali che fungono da importanti bacini idrografici e pozzi di assorbimento del carbonio.

Le azioni umane, tra cui la deforestazione, la distruzione degli habitat, l’intensificazione dell’agricoltura e l’accelerazione dei cambiamenti climatici, hanno spinto la natura oltre il suo limite © Ingimage

Rawya Bouhussein

La Riserva della biosfera dello Shouf, in Libano, occupa il 5 per cento della superficie del Paese, ed è la più vasta area protetta dell’area mediterranea del Medio Oriente. La riserva è nota per i suoi colossali e iconici cedri e ospita specie carismatiche come stambecchi e avvoltoi. La giovane biologa Rawya Bouhussein si occupa di tutelare questo prezioso patrimonio naturalistico, conservando la fauna, pianificando la gestione sostenibile delle risorse e sviluppando soluzioni basate sulla natura. “Mio nonno mi diceva che la natura è la nostra casa – ha raccontato Rawya -. Finché la conserveremo, vivremo una vita sostenibile, sana e felice”.

La donna, in particolare, lavora per favorire la coesistenza tra le popolazioni umane e la biodiversità e coordina progetti incentrati sul rafforzamento della resilienza degli ambienti mediterranei ai cambiamenti climatici. Agli agricoltori viene insegnato come ripristinare vecchie terrazze abbandonate attraverso coltivazioni biologiche, vengono inoltre promosse attività di ecoturismo per valorizzare la ricchezza della riserva. “La biodiversità è la rete della vita, una rete dalla quale dipendiamo pienamente e di cui siamo parte integrante – ha affermato Rawya -. Proprio come mio nonno credeva di aver preso in prestito la Terra da noi, la generazione futura, piuttosto che averla ereditata dai suoi antenati, sogno che ognuno di noi agisca per conservare la biodiversità e il pianeta che ci ospita”.

Al momento, non sappiamo quanta biodiversità il pianeta può perdere senza provocare un irreversibile collasso ecologico © Ingimage

Vusi Tshabalala

Anche il biologo sudafricano Vusi Tshabalala ha imparato ad amare la ricchezza della vita selvatica da piccolo, quando trascorreva le estati nella fattoria del nonno, nella Riserva della biosfera dal Kruger ai Canyon. “Allora ho imparato che, se rispetti gli animali e dai loro lo spazio di cui hanno bisogno, non hai nulla da temere”. Oggi Vusi, resosi conto della perdita di biodiversità, si occupa di educare le popolazioni che vivono nella riserva e fornire soluzioni per permettere la coesistenza con la fauna selvatica.

“Essere circondati da riserve naturali come il parco nazionale di Kruger, tra montagne con sorgenti di acqua dolce, incredibili varietà di specie vegetali endemiche e i versi degli animali selvatici che risuonano tutta la notte, ed essere parte di un team che aiuta le persone a comprendere e ad apprezzare questi sistemi naturali, è il miglior regalo che madre natura potesse farmi”, ha affermato l’uomo.

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