
Ha già iniziato a produrre elettricità il parco eolico Taiba N’Diaye. A pieno regime fornirà il 15 per cento in più di energia rinnovabile al Senegal.
Il governo italiano ha sbloccato i lavori per la realizzazione di sei parchi eolici. La strada verso l’indipendenza dal gas russo passa per le rinnovabili.
La guerra in Ucraina sta costringendo l’Italia a diversificare il più in fretta possibile le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Le fonti rinnovabili sono il primo step per raggiungere l’indipendenza dal gas russo, anche in vista della necessaria transizione energetica. La decisione del Consiglio dei ministri che ha sbloccato la realizzazione di sei parchi eolici può essere vista in questa direzione.
Si tratta di sei impianti che verranno costruiti tra Puglia, Basilicata e Sardegna e assicureranno una potenza pari a 418 megawatt (MW). Nel dettaglio, quattro riguardano la provincia di Foggia (nei comuni di Sauri, Cerignola e Orta Nuova, Sant’Agata e Troia) e a questi si aggiungono il parco eolico di Sassari e quello del comune di Tricarico, in provincia di Matera.
Le richieste di installazione di impianti fotovoltaici ed eolici in corso di autorizzazione ad oggi basterebbero a soddisfare il bisogno di energia pulita che necessita il nostro paese senza doversi affidare all’energia nucleare o al gas naturale.
È per questo che Elettricità futura, il gruppo di imprese elettriche di Confindustria, ha chiesto al governo e alle regioni di autorizzare, entro giugno, 60 gigawatt di nuovi impianti da fonti rinnovabili, pari a un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna, società che gestisce le reti di trasmissione dell’energia elettrica in Italia.
Secondo Elettricità futura, 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili farebbero risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20 per cento del gas importato e produrrebbero più di quanto potrebbero produrre le famose 6 centrali nucleari Epr che si vorrebbero realizzare in Francia.
I parchi eolici sbloccati dall’ultimo consiglio dei ministri vanno in questa direzione. A partire dalla fine del 2021, hanno avuto il via libera impianti di energia per una potenza totale di 1,4 gigawatt da fonti rinnovabili. Tra questi anche 18 progetti tra impianti e parchi eolici, 10 dei quali solo nel Lazio.
Quindi c’è ancora molta strada da fare e molti impianti da sbloccare. A questo proposito, bisogna ricordare che se solo il 50 per cento dei progetti da energia rinnovabile oggi sulla carta arrivasse al termine del suo iter di autorizzazione, l’Italia avrebbe già centrato la tanto ambita transizione.
La richiesta di accelerare gli iter burocratici non arriva solo dal comparto industriale ma anche dalle associazioni ambientaliste: “È una scelta politica determinante: se solo il governo volesse, potrebbe decidere di velocizzare al massimo le pratiche autorizzative e dare il via libera alle rinnovabili, al posto di usare la stessa solerzia con atti normativi e deroghe per trivellare i nostri mari o riaprire centrali a carbone” ha spiegato in una nota Greenpeace Italia. “Rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio ed efficienza sono le soluzioni a in grado di garantire sicurezza energetica, pace, minori impatti ambientali e climatici, e perfino convenienza economica”.
Secondo gli scenari analizzati da Greenpeace nel rapporto Italia 1.5, si potrebbe raggiungere il 75 per cento di produzione di energia elettrica rinnovabile nel 2030 e il 100 per cento nel 2040. “Un’ulteriore prospettiva ce la può dare l’efficienza energetica” conclude Greenpeace. “Ogni volta che a livello europeo aumentiamo il risparmio energetico dell’1 per cento, riduciamo le importazioni di gas fossile dell’Europa del 2,6 per cento”. E non è poco.
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