Il digitale per migliorare la gestione dei rifiuti: il caso della startup Beaware

Attraverso una serie di strumenti digitali, Beaware rende più efficiente il sistema rifiuti. Abbiamo incontrato la founder, Giorgia Leonardi.

  • La gestione dei rifiuti rappresenta ancora oggi una sfida.
  • Per fronteggiare il problema è necessario migliorare la raccolta differenziata e generare meno immondizia.
  • Beaware fornisce a comuni e aziende soluzioni che ottimizzano la raccolta differenziata e promuovono comportamenti virtuosi.
  • Grazie al digitale, la startup snellisce la gestione dei rifiuti, rendendola sostenibile e meritocratica, con benefici ambientali.

La produzione e la gestione dei rifiuti rappresentano ancora oggi una sfida enorme. Come ribadito anche dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, per migliorare la situazione occorre agire su più fronti. In primis bisogna generare meno immondizia e incrementare la raccolta differenziata, per ridurre gli sprechi e il ricorso a discariche e inceneritori. Un modello virtuoso che richiede la collaborazione di tutti e gli alleati giusti. La startup Beaware è fra questi: fornisce infatti soluzioni innovative, efficienti e sostenibili per gestire il ciclo dei rifiuti. “Attraverso strumenti e programmi informatici semplifichiamo, digitalizziamo e automatizziamo il sistema rifiuti, permettendo ad amministrazioni pubbliche e aziende di monitorare l’intero processo in maniera più efficace e di migliorarne l’efficientamento”, spiega la co-fondatrice Giorgia Leonardi.

Raccolta differenziata: un sistema imperfetto

L’ultimo rapporto Rifiuti urbani dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) rivela che nel 2021 in Italia la produzione di rifiuti urbani è salita del 2,3 per cento, più del pil e dei consumi delle famiglie. La raccolta differenziata non riesce a tenere il passo, specie nelle regioni meridionali: la media nazionale si attesta al 64 per cento, un punto percentuale sotto l’obiettivo del 65 per cento fissato dalla normativa per il 2012. Ancora più critico il riciclo che si ferma al 48,1 per cento, a fronte di un obiettivo del 65 per cento da raggiungere nel 2035. Ben il 19 per cento dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica, con grossi danni ambientali (i rifiuti inquinano) ed economici (i rifiuti costano). Per quanto il nostro paese abbia compiuto parecchi passi in avanti rispetto al passato, dunque, rimane ancora parecchia strada da fare.

Beaware è nata proprio con l’obiettivo di ottimizzare e automatizzare la gestione dei rifiuti, in sostegno a tre principi promossi dalla direttiva europea 2018/851/Ce:

  • il sistema di raccolta “porta a porta” che permette di associare il rifiuto a chi l’ha prodotto e, di conseguenza, responsabilizza i cittadini; il rovescio della medaglia sta negli oneri più elevati per la gestione della logistica;
  • la tariffa puntuale (Tp o Tarip), ossia la tassa meritocratica che si basa sulla quantità di rifiuti realmente generata dalla singola famiglia e dunque premia i comportamenti virtuosi ma, di contro, tende a ridurre gli introiti per i comuni;
  • il principio riduci, riusa e ricicla secondo cui, prima di riciclare, è bene provare a riutilizzare; e, prima ancora, non consumare nemmeno.

Beaware intende facilitare comuni, aziende e cittadini nell’adozione di questi principi, fornendo soluzioni che li rendano più applicabili e sostenibili, anche dal punto di vista economico.

Beaware nasce dalla volontà di risolvere il problema rifiuti

Questa startup innovativa nasce da un’idea di Giorgia Leonardi che, dopo una laurea in ingegneria energetica e un dottorato di ricerca in Meccanica teorica e applicata, sente di dover virare rispetto a quella che sembra una strada già tracciata. “A un certo punto del mio percorso mi rendo conto che né il lavoro da ingegnera né quello da ricercatrice mi avrebbero permesso di realizzare il mio sogno: creare soluzioni trasformando le intuizioni in applicazioni reali”, spiega. “Spinta dalla necessità di diventare più operativa, mi butto nel mondo delle startup. Perché proprio nel campo della gestione rifiuti? Se a 15 anni ho scelto di fare l’ingegnera, a 18 ho capito che la mia vocazione era la sostenibilità: essendo di Roma, città simbolo dell’emergenza rifiuti, è stato quasi naturale prendere questa direzione”.

Come prima cosa, Leonardi coinvolge Daniele Dessi, ricercatore dell’Istituto di ingegneria del mare del Consiglio nazionale delle ricerche (Insean-Cnr), e a ruota gli altri due co-founder della startup: Caterina Maggi, specializzata in business e marketing, e Lorenzo Oliva, esperto di hardware e stampa 3D. Inizialmente il gruppo pensa di applicare un sistema di alimentazione alternativo (oggetto della tesi di dottorato di Leonardi) ai sensori che misurano il livello di riempimento dei cassonetti e trasmettono i dati in remoto per ottimizzare i giri di raccolta. Poi, però, i quattro costatano che per migliorare il sistema occorre soddisfare anche altre necessità, come tracciare e quantificare la produzione di rifiuti, migliorare la gestione e l’analisi dei dati per la tariffa puntuale, individuare le criticità del territorio, perfezionare la logistica della raccolta porta a porta. La squadra mette così a punto una soluzione digitalizzata e automatizzata per comuni e aziende che vogliono abbracciare l’economia circolare.

Emergenza rifiuti a Roma
In Italia, Roma è la città simbolo dell’emergenza rifiuti © Matteo Nardone/Pacific Press/LightRocket via Getty Images

Una gestione digitalizzata e automatizzata dei rifiuti

Beaware integra quattro elementi principali: sensori, lettori, pannello di controllo digitale e app per cittadini.

I sensori, posti all’interno del cestino, del cassonetto o del bidone, e i lettori, posizionati presso i punti di raccolta, trasmettono al comune e al gestore dei rifiuti i dati relativi al livello di riempimento e all’avvenuta esposizione o meno dei contenitori stessi. Dati che vengono poi analizzati da algoritmi di intelligenza artificiale. In base alla situazione rilevata dal monitoraggio, è possibile ottimizzare in tempo reale rotte e frequenze di raccolta, per esempio evitando per quel giorno i luoghi in cui i cestini non sono stati esposti o in cui i cassonetti sono ancora vuoti; oppure, al contrario, dando priorità ai contenitori sovra-riempiti, per un più efficiente svuotamento su richiesta.

Gli algoritmi, sulla base dei dati raccolti nel medio e lungo periodo, sono anche in grado di prevedere la produzione di rifiuti della zona e quindi costruire dei modelli. È così possibile rimodulare i percorsi e i calendari di raccolta in relazione alle reali necessità dell’area, agendo sulle criticità del territorio e migliorando gli indici di performance. Il sistema esegue anche un censimento delle tipologie di utenza, individuando le fasce la cui produzione risulta non conforme o critica.

Un pannello di controllo digitale per comuni e gestori dei rifiuti

Comuni e gestori dei rifiuti possono tenere sotto controllo il sistema dei rifiuti mediante un pannello di controllo digitale intuitivo associato a una app. Nella schermata principale compare la mappa del territorio in tempo reale con le utenze, i livelli di riempimento dei bidoni e, nel caso di raccolta porta a porta, l’avvenuta esposizione/riempimento o meno. È possibile visualizzare anche la rotta che è già stata pianificata e quella ottimizzata sulla base dello storico delle raccolte e dell’esposizione da parte dei cittadini. In una schermata apposita si possono consultare le caratteristiche e criticità per tipologia di territorio, utenza o rotta.

In aggiunta, il sistema compila i report richiesti dalla normativa e calcola in maniera automatizzata la tariffa rifiuti puntuale (Tarip) per singola utenza, alleggerendo il carico di lavoro dei dipendenti pubblici e snellendo le relative procedure burocratiche. In base al censimento delle tipologie di utenza e alle criticità del territorio, si possono sviluppare campagne di sensibilizzazione e di educazione ad hoc. Tutto questo permette a comuni e gestori di risparmiare tempo, risorse e denaro, offrendo un servizio più efficiente ai cittadini senza esborsi economici aggiuntivi.

Beaware
Beaware è una piattaforma digitale con cui amministrazioni locali e società per la gestione dei rifiuti possono monitorare e ottimizzare le operazioni © Beaware

Una app per diventare più consapevoli dei propri rifiuti domestici

Beaware offre anche una app per il cittadino, con l’intento di creare un rapporto collaborativo fra residenti e amministrazione. Tramite questa applicazione, l’utente può conoscere lo storico della propria produzione di rifiuti, mettendola in relazione con quella media del comune, e capire se si sta comportando in maniera virtuosa. Può inoltre accedere allo storico della propria bolletta, toccando con mano l’effettivo risparmio generato dalla Tarip e dalla corretta differenziazione dei rifiuti, e tracciare il rifiuto fino all’impianto di smaltimento e poi alla nuova vita dopo il riciclo.

La app fornisce anche consigli green: suggerimenti per riutilizzare gli scarti, dritte per evitare i materiali monouso, giochi per imparare a riciclare. Nella sezione “dove lo butto” si trovano informazioni sul corretto smaltimento di un rifiuto e sulle eventuali alternative più sostenibili. I cittadini diventano così più consapevoli del contributo che possono fornire alla società in termini di sostenibilità e dei cicli che i rifiuti compiono, sentendosi maggiormente partecipi dell’intero processo.

I servizi per le aziende: tracciamento, burocrazia, economia circolare

Beaware si rivolge anche alle aziende, incluse quelle che generano rifiuti speciali e pericolosi. Propone, infatti, programmi che tracciano automaticamente il rifiuto dalla produzione fino allo smaltimento o riciclo. O ancora, automatizzano la compilazione dei registri rifiuti, in conformità alla normativa vigente, facilitando il passaggio dai moduli cartacei a quelli digitali e azzerando la possibilità di errori (e sanzioni). Si tratta di strumenti che sgravano le aziende da processi burocratici impegnativi e complessi. I sensori applicati sui contenitori, infine, permettono all’impresa di monitorare i rifiuti in tempo reale per implementare un servizio di raccolta automatizzato.

Questi programmi sono finalizzati anche alla re-immissione dei rifiuti nel mercato dell’economia circolare, come sottoprodotti oppure donazioni. Nel primo caso, i rifiuti possono essere venduti ad altre aziende o startup che li usano per creare nuovi prodotti; ne sono un esempio i concimi ottenuti dagli scarti alimentari o gli indumenti sostenibili realizzati con scarti di tessuto. Nel secondo caso, gli scarti vengono ceduti gratuitamente alle onlus a cui possono essere utili.

Beaware nelle parole della founder, Giorgia Leonardi

Per le opportunità che offre in termini di corretta gestione dei rifiuti, e per le conseguenze positive in termini di riduzione di inquinamento e CO2, Beaware fa parte di LifeGate Way, l’ecosistema italiano che supporta e connette startup naturalmente sostenibili. È stata inoltre selezionata per il programma di accelerazione Cloud for impact, condotto in collaborazione con OVHcloud. “Sono molto orgogliosa di questo traguardo, così come degli altri già raggiunti e di quelli che ci attendono. Il mondo delle startup è tanto entusiasmante quanto difficile, pieno di soddisfazioni ma anche di ostacoli. A maggior ragione per una leader donna”, afferma Giorgia Leonardi.

“Ho scelto un settore considerato ‘da maschi’ e spesso sono la sola donna presente a tavoli di discussione, meeting e incontri. Ma non lo vedo come un limite, tanto più che con altre colleghe cerchiamo di fare rete, condividendo percorsi, difficoltà e consigli”, continua. “Sono fermamente convinta che noi donne possiamo forgiare un nuovo tipo di leadership, più accogliente ed empatica, in cui il ‘capo’ non sia più una figura di cui avere timore, ma di cui potersi fidare. Lavorare in una startup può essere molto stressante: il mio compito è anche quello di ascoltare, supportare e incoraggiare i miei collaboratori, in un’ottica di rinforzo positivo. A trarne beneficio sono innanzitutto le persone ma, in seconda battuta, anche la produttività”.

 

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