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In Ruanda il governo promuove un progetto per la produzione di biogas nelle scuole, nelle prigioni e nelle aree rurali per limitare il consumo di carbone e legna che provocano una drammatica deforestazione.
In Ruanda, il governo ha promosso un’iniziativa per abbandonare l’utilizzo di carbone e legna per cucinare sostituendoli con biogas derivato dalla trasformazione dei rifiuti organici e gas di petrolio liquefatto (Gpl). Un modo per limitare la deforestazione che sta diventando un problema concreto sia per i problemi che crea all’agricoltura sia per i dissesti idrogeologici che provoca.
Il governo del Ruanda ha promosso sistemi alimentati a biogas a partire dalle scuole del Paese. Ha partecipato all’ideazione del progetto ma ha anche provveduto a costruire le strutture necessarie alla sua realizzazione, lasciando agli istituti esclusivamente le attività di manutenzione secondaria degli impianti. L’idea alla base è quella di utilizzare i rifiuti organici per produrre biogas realizzando fosse biologiche in cemento interrate dove vengono raccolti gli stessi rifiuti che, sotto l’azione dei batteri, vengono convertiti in fertilizzante. Il processo dà origine a metano, un biogas inodore che viene trasportato con un sistema di tubi alle cucine.
Il progetto ha già portato concreti benefici alle scuole. L’Istituto Kanombe Efotec, ad esempio, per cucinare i pasti agli oltre mille studenti, è passato dall’utilizzare circa 330 chili di legna da ardere al giorno a un terzo in meno e, allo stesso tempo, ha ridotto anche la quota di carburante impiegata. Ma non tutte sono riuscite ad attuare il programma ideato dal governo. I sistemi di biogas pongono una serie di sfide, tra cui quella di avere abbastanza rifiuti organici per produrre metano e avere accesso all’acqua per spingere i rifiuti nelle fosse di raccolta. Nonostante questo, oggi in Ruanda sono più di 80 gli istituti scolastici oltre a tutte le prigioni del Paese che utilizzano il biogas per cucinare.
Il sistema di biogas sviluppato in Ruanda per molte delle scuole del Paese cerca di far fronte a un grosso problema ambientale, quello della deforestazione. L’abbattimento degli alberi viene attuato soprattutto per produrre carbone e legna da ardere per cucinare ma, così facendo, il suolo si impoverisce mettendo a rischio le attività agricole contribuendo, allo stesso tempo, ad aumentare il numero delle frane che avvengono soprattutto nel territorio montagnoso del Paese. Promuovendo l’energia rinnovabile per cucinare, il governo spera di dimezzare la dipendenza dalla biomassa.
Anche molte abitazioni si stanno affidando a sistemi simili. Il costo, tuttavia, rappresenta una barriera significativa, soprattutto per le famiglie povere del Ruanda. Il governo ha cercato di favorire la diffusione di questa fonte di energia formando oltre 400 muratori, supervisori e produttori di elettrodomestici e contribuendo così anche a creare posti di lavoro nelle aree rurali. Contemporaneamente, ha anche reso meno costoso il gas di petrolio liquefatto: sebbene derivato dai combustibili fossili, è meno impattante che abbattere le preziose foreste. Il carbone da legna può costare circa 36mila franchi al mese per una famiglia, ma poiché viene acquistato in piccole quantità la popolazione non realizza che nel lungo periodo è più costoso del gpl.
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