
58 città italiane hanno una concentrazione di polveri sottili ben oltre i limiti suggeriti dell’Oms, secondo i dati Copernicus.
20 infrazioni contro la fauna selvatica al giorno registrate in Italia negli ultimi sette anni. I numeri del bracconaggio in Italia nell’editoriale di Rossella Muroni, presidente di Legambiente.
Dal Sudafrica all’Italia il bracconaggio colpisce sempre più spesso e in maniera sempre più sfacciata. Le immagini del leone Cecil, simbolo della riserva naturale di Hwange e dell’intero Zimbabwe ucciso nel 2015 da un bracconiere, hanno fatto il giro del mondo sollevando la protesta popolare e quella degli ambientalisti. Immagini difficili da dimenticare e che, purtroppo, continuano a ripetersi. Nel mirino dei cacciatori senza scrupoli ci sono anche rinoceronti, tigri, elefanti, uccisi in modo cruento, per arrivare agli animali selvatici di “casa nostra” come orsi, cervi, camosci, pettirossi o lupi.
In particolare, nella nostra penisola negli ultimi anni c’è stata una vera e propria mattanza di orsi e lupi e di rarissimi rapaci, soprattutto in Abruzzo, in quella che viene definita la regione verde d’Europa con i suoi tre parchi nazionali, un parco regionale e 38 tra oasi e riserve regionali e statali.
Parchi che svolgono un ruolo importante: sono custodi di un immenso patrimonio naturale e culturale, incubatori di innovazione e buone pratiche e fondamentali alleati nella lotta ai cambiamenti climatici. Le azioni di tutela messe in atto dagli anni Settanta a oggi hanno fatto uscire dall’estinzione specie a rischio come il lupo appenninico e l’orso marsicano, ma il fenomeno del bracconaggio rischia di intaccare il lavoro fatto fino ad ora. Per questo è fondamentale aiutare le aree protette, attraverso un’azione condivisa, a rafforzare le misure di vigilanza e di controllo del territorio intensificando, nel contempo, un rapporto costante con chi opera localmente sul territorio e arrivando ad una condivisone di scelte e strategie per conservare la fauna selvatica e tutelare anche le attività produttive.
Il fenomeno del bracconaggio intanto continua senza sosta. I dati che Legambiente ha diffuso in questi giorni, con l’approfondimento sul bracconaggio in Italia, ci restituiscono un quadro preoccupante.
Negli ultimi sette anni in Italia sono state registrate ogni giorno 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate più di sedici persone ed effettuati quasi sette sequestri. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni dove si sono registrate più infrazioni, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di Napoli, Roma, Bari, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Foggia e Brescia. Per quanto riguarda i reati di bracconaggio (articolo 30 della legge 157/92), dal 2012 al 2015, ogni giorno sono stati avviati 2,5 procedimenti contro noti, indagate 3,2 persone ed è stato aperto un procedimento contro ignoti. Le regioni dove è stato registrato il maggior numero di procedimenti e di persone indagate per reati sono Lombardia, Campania, Calabria e Sardegna, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di Brescia, Cagliari, Reggio Calabria, Bergamo, Napoli, Roma, Salerno e Macerata.
I dati, seppur incompleti in alcuni degli anni e delle province considerati, oltre a restituire nel complesso un quadro chiaro sul bracconaggio in Italia, ci forniscono elementi utili per capire come pianificare e definire al meglio interventi per contrastare questo fenomeno odioso e illegale. Una piaga e una vergogna per il nostro paese che è molto indietro, soprattutto a livello legislativo, nella tutela della fauna selvatica.
Per questo, dopo la legge sugli ecoreati, è importante che il parlamento approvi nuovi provvedimenti complementari di natura ambientale come ad esempio l’introduzione nel codice penale dei delitti contro la fauna selvatica, che oggi ricade solo sui cosiddetti “reati minori”. L’aula di Montecitorio non deve perdere l’occasione: abbiamo bisogno di provvedimenti a tutela e valorizzazione dell’ambiente, con i quali si potrà dare concretezza alle idee di sviluppo sostenibile e di economia legale, contrastando in modo sempre più efficace le illegalità ambientali.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
58 città italiane hanno una concentrazione di polveri sottili ben oltre i limiti suggeriti dell’Oms, secondo i dati Copernicus.
La quinta Conferenza mondiale sulla gestione dei prodotti chimici stabilisce di abbandonare i pesticidi più pericolosi per la salute entro il 2035.
Dal primo ottobre in Inghilterra è vietato vendere posate e bastoncini per palloncini di plastica monouso, tazze e contenitori per alimenti di polistirolo.
Il Sycamore Gap Tree, o “albero di Robin Hood”, è stato abbattuto per un atto di vandalismo: aveva 200 anni, era la star di fotografi e amanti del cinema.
Il 1° ottobre è la Giornata mondiale dedicata al caffè. Startup italiane ed estere cercano di ridurre l’impatto ambientale di una bevanda tanto amata.
Individuare i nidi di tartarughe marine è importante per metterli in sicurezza fino alla schiusa delle uova. Un aiuto arriva dai cani addestrati.
Il 30 ottobre tre giovani attiviste partiranno per l’America centrale con il progetto Diritto a REsistere, per raccontare le storie di lotta dei nativi contro le ingiustizie ambientali. E ispirare tutti noi.
Lo ha fatto sapere la Provincia di Trento che ha agggiuno che “da un primo esame esterno della carcassa dell’orsa F36 non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte”.
Un gruppo di ong europee ha depositato una denuncia penale contro il colosso Bayer, accusato di aver nascosto studi scomodi sul glifosato.