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La corte suprema del Brasile ha confermato sostanziali cambiamenti alle leggi che proteggono la foresta pluviale, rendendola più vulnerabile alla deforestazione.
In Amazzonia il tasso di deforestazione, dopo aver toccato il suo apice tra il 2015 e il 2016, periodo in cui è scomparsa un’area di foresta grande 135 volte Manhattan, è in lieve calo per la prima volta in tre anni. Il delicato equilibrio della foresta è comunque in pericolo e uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Science Advanced ha affermato che se fosse distrutto più del 20 per cento della sua superficie potrebbe perdere le sue caratteristiche in maniera irreversibile. Nonostante questo, lo scorso martedì la Corte suprema federale del Brasile ha apportato radicali cambiamenti alle leggi che proteggono la foresta amazzonica e i suoi preziosi ecosistemi.
Il Congresso nazionale ha acconsentito alle revisioni apportate ad una legge del 2012, tra le modifiche è prevista un’amnistia per i proprietari terrieri che hanno tagliato gli alberi illegalmente prima del 2008. È stata inoltre sensibilmente ridotta la superficie deforestata che, secondo una legge risalente al 1965, deve essere ripristinata dai proprietari terrieri che devono mantenere una percentuale del loro terreno boscoso. L’area che per legge deve essere protetta è stata complessivamente ridotta di quasi 300mila chilometri quadrati, una superficie pari a quell’Italia.
Gli ambientalisti ritengono che la nuova legge forestale renderà più accettabile la deforestazione, mettendo dunque in pericolo la sopravvivenza della più grande foresta pluviale del mondo e della sua incredibile biodiversità.
Senza i vincoli del passato gli agricoltori potranno ampliare le loro coltivazioni e coltivare anche in zone particolarmente vulnerabili all’erosione in caso di disboscamento, come le cime delle colline e le rive dei fiumi. La lobby dell’agricoltura, particolarmente influente in Brasile, ha accolto la decisione con piacere, sostenendo che le nuove leggi consentiranno un’ulteriore crescita del settore agricolo e dell’economia del Paese, senza dover continuare a giudicare i crimini del passato.
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