
Per la prima volta, in Cina il calo delle emissioni di CO2 sono correlate alla crescita di energia rinnovabile. Che viene finanziata anche all’estero.
La decisione prevede di bloccare la realizzazione di nuovi oleodotti per il trasporto del petrolio estratto dalle possibili nuove piattaforme al largo delle coste californiane. Uno stop al piano di espansione petrolifera di Trump.
“Non una goccia di petrolio del nuovo piano di trivellazione di Trump attraverserà la California”. È questo il messaggio lapidario del vicegovernatore Gavin Newsom in una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana. Il destinatario non è altro che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che a gennaio ha aperto a nuove esplorazioni petrolifere al largo delle coste americane, in una sorta di liberalizzazione delle piattaforme offshore. La California State lands commission ha scritto al Bureau of ocean energy management (Boem) del dipartimento degli Interni degli Stati Uniti spiegando che non darà mai la licenza per utilizzare gli oleodotti esistenti o realizzarne di nuovi al largo delle coste californiane.
Nella lettera Gavin Newsom tuona: “Il piano di trivellazione petrolifera offshore del presidente Trump è un passo indietro nel tempo, verso una politica energetica che ammanetta ciecamente la nazione a un futuro insostenibile”. Posizione in parte appoggiata da quasi tutti gli Stati costieri degli Usa, Maine ed Alaska esclusi.
I cittadini di Santa Barbara e dintorni ancora ricordano l’incidente del 1969, quando una fuoriuscita di petrolio da una piattaforma a 10 chilometri dalla costa, causò lo sversamento di circa 100mila barili di petrolio. Si trattò del terzo incidente più grave della storia dopo la Deep Water Horizon e della Exxon Valdez. Da quell’anno le trivellazioni offshore sono molto limitate, tanto da portare le compagnie petrolifere a guardare altrove, nonostante – scrive Reuters – le riserve petrolifere ammontino ad almeno 250 milioni di barili disponibili. Più recentemente, nel 2015, un altro incidente provocò una chiazza che coprì almeno 14 chilometri di costa.
Don’t touch California. If you want to drill, do it off Mar-a-Lago. Or better yet, look to the future, follow CA’s lead & go green and we can all breathe easier. The US’s largest economy is nearly 50% renewable. #ProtectThePacific https://t.co/oRIrmRfbDM
— Arnold (@Schwarzenegger) 22 gennaio 2018
Anche le posizioni di due tra i più ferventi sostenitori delle rinnovabili non si sono fatte attendere. L’ex governatore della California Arnold Schwarzenegger ha scritto: “Non toccare la California, se vuoi le perforazioni, falle al largo di Mar-a-Lago”, riferendosi al resort di lusso a Palm Beach, di proprietà del presidente americano. “Anzi – ha aggiunto l’attore – guarda al futuro e scegli di diventare più ‘green’, così possiamo respirare tutti meglio”.
The Pacific Coast is too valuable to risk a devastating oil spill. With a $56 billion ocean economy, and hundreds of thousands of tourism, recreation, and fishing jobs, it is time to #ProtectThePacific from offshore drilling. https://t.co/IAmmxohTaB *Reposted with updated figures
— Leonardo DiCaprio (@LeoDiCaprio) 23 gennaio 2018
Anche Leonardo DiCaprio ha raccolto l’appello: “La costa del Pacifico è troppo preziosa per rischiare una devastante fuoriuscita di petrolio. Con un’economia legata all’oceano da 56 miliardi di dollari e con centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore del turismo, della ricreazione e della pesca, è tempo di #ProtectThePacific dalle trivellazioni offshore”. Perché il prossimo incidente non è questione di “se”, ma di “quando”.
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