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Clean 200 è la prima classifica che misura quanto sono green le più grandi quotate del pianeta. Prysmian unica italiana. Enel esclusa.
È stata pubblicata la Clean 200, prima classifica che misura la sostenibilità dei grandi gruppi industriali a livello mondiale, che abbiano in fatturato annuo di almeno 1 miliardo di dollari, siano quotate in borsa e producano almeno il 10 per cento delle proprie entrate grazie alle fonti rinnovabili.
A leggere la classifica salta subito all’occhio come siano le aziende asiatiche e americane a fare la parte del leone. Il 34 per cento ha infatti sede in Cina, il 20 per cento negli Stati Uniti, mentre il 10 per cento in Giappone. Ecco allora che in prima posizione si trova Toyota, seguita da Siemens e da Johnson Controls, gruppo americano tra i principali fornitori di apparecchiature, controlli e servizi per sistemi di riscaldamento, ventilazione, condizionamento dell’aria negli edifici.
L’unica italiana ad entrare in classifica, precisamente posizionandosi al 50mo posto, è la Prysmian, uno dei leader mondiali nel settore dei cavi e sistemi per energia e telecomunicazioni, con un fatturato di circa 7,5 miliardi di euro nel 2015.
Nelle prime posizioni si trovano altri gruppi noti, come Panasonic in sesta posizione o Vestas, leader nell’eolico, in ottava posizione. Non manca Tesla, 17ma, o Firstsolar, specializzata nel fotovoltaico.
Non solo le più virtuose. La classifica spiega anche perché alcuni grandi gruppi siano stati esclusi a priori. Tra i più noti Enel, che fa parte di una compagnia petrolifera e non arriva a produrre il 50 per cento della propria energia da fonti rinnovabili. Altre note esclusioni sono Hitachi, accusata di sfruttamento minorile o lavoro forzato o la Datang International Po-h, che utilizza il 100 per cento di energia da carbone.
“La nostra volontà, con la Clean 200 è iniziare una conversazione quali saranno le compagnie che faranno parte di un futuro energetico pulito”, ha detto Andrew Behar, ceo di As You Sow e co-autore della ricerca al Guardian. “La lista è lontanda dall’essere perfetta, ma mostra che è possibile accelerare e capitalizzare il processo verso la più grande transizione energetica dalla rivoluzione industriale”.
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