
Catania vive ore drammatiche a causa di un ciclone che potrebbe trasformarsi in un Medicane (Mediterranean Hurricane), un uragano paragonabile a quelli di origine tropicale.
Un’analisi degli impegni ufficiali per il clima indica che soltanto poche nazioni al mondo hanno incluso iniziative che riguardano gli oceani.
Gli oceani coprono il 71 per cento della superficie della Terra. Rappresentano il principale elemento di regolazione del clima mondiale. Forniscono, su scala globale, il 50 per cento dell’ossigeno che respiriamo, assorbono il 90 per cento del calore in eccesso del Pianeta e circa il 30 per cento delle emissioni di CO2 dovute alle attività umane. Il loro ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici è dunque cruciale. Tuttavia, i governi di tutto il mondo non sembrano essersene resi conto in modo sufficiente.
The oceans play a key role in mitigating climate change, but they can’t continue to accommodate the intense levels of pollution and warming that they have in the past. We must dramatically reduce emissions for the good of our oceans and planet. #COP23 https://t.co/BPn5lSTytj
— World Wildlife Fund (@World_Wildlife) 11 novembre 2017
Uno studio intitolato “Impegni per l’oceano nell’Accordo di Parigi”, citato dal quotidiano francese Le Monde, ha misurato in che modo gli oceani siano stati presi in considerazione all’interno delle Indc (Intendend Nationally Determined Contributions), ovvero le promesse avanzate dai governi di tutto il mondo prima della Cop 21 del 2015 al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. I risultati mostrano che ad occuparsi della questione sono stati quasi unicamente i piccoli stati insulari e quelli che presentano un tasso particolarmente elevato di popolazione che vive in prossimità delle coste.
“Tonga, ad esempio – prosegue il quotidiano transalpino – propone tra le misure di attenuazione il raddoppio del numero di aree marine protette sul proprio territorio. Gibuti vuole installare delle turbine per sfruttare l’energia delle maree. Altri stati propongono la reintroduzione e conservazione delle mangrovie o iniziative di adattamento delle coste o di gestione dell’inquinamento”. Al contrario, numerose nazioni sviluppate, come gli Stati Uniti e i paesi membri dell’Unione europea, non hanno incluso il tema all’interno dei propri Indc. Neppure l’Australia lo ha fatto, nonostante il riscaldamento delle acque e l’acidificazione degli oceani stiano via via compromettendo la Grande barriera corallina, a causa del fenomeno dello sbiancamento.
hugely important to prevent coral bleaching epidemic, 50% dead in last 30yrs (supports 25% ocean life) #chasingcoral pic.twitter.com/latuvNBGo1 — rhi (@rhiannonrose) 10 novembre 2017
“Gli oceani e gli ecosistemi che essi ospitano – ha commentato ancora Le Monde – sono dunque una componente fondamentale del sistema climatico. E sono in pericolo a causa delle attività umane. In questo senso, non includerli negli impegni assunti dagli stati è sintomo di una mancanza di comprensione politica dell’ambiente globale nel quale viviamo”.
“The ocean is a source of life for Tuvalu, but now it is being attacked by impacts of climate change.” Learn more about how climate change impacts oceans and the steps being taken to mitigate this at #COP23 https://t.co/m4XlQDFvOO pic.twitter.com/aInQIsuwhJ
— UN Climate Change (@UNFCCC) 13 novembre 2017
Proprio al fine di sensibilizzare sull’importanza della tutela dei sistemi marini, alla Cop 23 è stata co-organizzata, da (tra gli altri) Unesco, Fao e Global Ocean Forum, una Giornata d’azione per gli oceani. Nove sessioni di lavoro hanno consentito di affrontare tutti gli aspetti della questione: dalla pesca alle energie rinnovabili, dalle migrazioni che diventeranno realtà per alcune popolazioni che vivono nelle zone costiere al problema dei finanziamenti per i progetti di salvaguardia dei mari. Occorrerà ora verificare se negli aggiornamenti degli Indc che verranno effettuati nel corso del 2018 il tema verrà preso maggiormente in considerazione.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Catania vive ore drammatiche a causa di un ciclone che potrebbe trasformarsi in un Medicane (Mediterranean Hurricane), un uragano paragonabile a quelli di origine tropicale.
Intervista a Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea: il Mediterraneo è un hotspot climatico, 50 gradi in Sicilia rischiano di diventare una consuetudine.
Nuovo rapporto del Cmcc mostra che le ondate di calore e le alluvioni saranno comuni a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto. Ma le politiche di adattamento funzionano.
Uno studio della Banca Mondiale ha stimato il numero di migranti che potrebbero fuggire dalle loro terre, entro il 2050, per colpa del clima.
Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Delusione dopo la video conferenza di Fridays for future con il primo ministro Conte e il ministro Costa. “Non ci hanno detto nulla di rilevante”.
A causa degli incendi che da settimane colpiscono gli Stati Uniti, il cielo dell’Oregon si è tinto di sfumature rosse dando vita a uno spettacolo surreale.
La Valle della morte californiana, negli Stati Uniti, potrebbe aver raggiunto il picco di 54,4 gradi nella giornata di domenica 16 agosto.
La crisi climatica colpisce le località sciistiche di media quota che da anni vedono chiudere i propri impianti sciistici. Come accade ai Piani d’Erna.