L’organizzazione umanitaria Cesvi, che lavora da anni nel Corno d’Africa, ha raccolto testimonianze drammatiche sulla crisi in corso.
Il Corno d’Africa è alle prese con la peggiore ondata di siccità degli ultimi quattro decenni. E ancora non se ne vede la fine.
Con ogni probabilità ben 13 milioni di persone, tra Kenya, Etiopia e Somalia, soffriranno la fame nel primo trimestre del 2022. La principale responsabile è l’ondata di siccità in corso nel Corno d’Africa, la peggiore degli ultimi quattro decenni, di cui ancora non si vede la fine. A lanciare l’allarme è il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp).
Nel Corno d’Africa le precipitazioni sono scarse o del tutto assenti da tre stagioni consecutive, e le previsioni per i prossimi mesi non sono incoraggianti. L’ondata di siccità ha decimato i raccolti e ha fatto morire “un numero abnorme” di animali da allevamento. Soprattutto nel sud e sudest dell’Etiopia, nel sudest e nel nord del Kenya e nel centro e nel sud della Somalia, le famiglie sono costrette ad allontanarsi sempre più dalle proprie case per portare il bestiame nei pochi campi rimasti adatti ai pascoli. Il che incrementa le tensioni tra le varie comunità. “La situazione richiede una immediata azione umanitaria e un forte sostegno per costruire la resilienza delle comunità per il futuro”, sottolinea Michael Dunford, direttore regionale per l’Africa orientale del Programma alimentare mondiale.
Le condizioni climatiche estreme vanno di pari passo con i prezzi alimentari alle stelle ormai da mesi. A misurarli è la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, attraverso il Food price index. A gennaio 2022 l’indice aveva raggiunto i 135,7 punti, il valore più alto da più di un decennio; per avere un termine di paragone, tra il 2015 e il 2020 si era sempre mantenuto sotto i 100 punti.
Come conseguenza, 13 milioni di persone rischiano nell’immediato di soffrire la fame grave tra Etiopia, Kenya e Somalia. Per questo il Programma alimentare mondiale, già insignito del premio Nobel per la pace nel 2020, ha chiesto 327 milioni di dollari per dare il via a un piano di risposta specifico. L’intento è innanzitutto quello di fornire assistenza alimentare alle persone in difficoltà, aiutarle con trasferimenti di contante, ampliare i programmi di alimentazione scolastica e potenziare le cure mediche per la malnutrizione. Guardando al futuro, il Wfp vuole anche aiutare la popolazione a sviluppare resilienza agli shock climatici destinati a diventare sempre più frequenti.
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