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L’allevamento del bestiame in Brasile è responsabile della deforestazione in Amazzonia con numeri impressionati: 800 milioni di alberi abbattuti in sei anni.
Un’indagine pubblicata dal Guardian rivela una sistematica e vasta deforestazione in Amazzonia legata alla produzione di carne bovina in Brasile. In sei anni – tra il 2017 e il 2022 – sarebbero stati abbattuti 800 milioni di alberi (1,7 milioni di ettari) nella foresta pluviale in prossimità di una ventina di stabilimenti di proprietà di tre grandi operatori ed esportatori di carne: Jbs, Marfrig e Minerva.
L’indagine, realizzata con il Bureau of investigative Journalism (Tbij) e Repórter Brasil, fa parte del progetto Bruno e Dom di Forbidden Stories che porta avanti il lavoro di Bruno Pereira, un esperto di popolazioni indigene, e di Dom Phillips, un giornalista che ha collaborato a lungo con il Guardian, uccisi lo scorso anno in Amazzonia.
Per arrivare a questo dato impressionate sono state utilizzate immagini satellitari, sono stati registrati gli spostamenti del bestiame per trovare gli allevamenti che, in base alle zone d’acquisto dei capi, avevano maggiori probabilità di rifornire ciascun macello, inoltre sono state effettuate interviste agli addetti agli impianti. L’inchiesta si è concentrata egli stati di Mato Grosso, Pará e Rondônia, ma i numeri riguardanti la deforestazione potrebbero essere più alti perché le aziende produttrici possiedono anche strutture in altre zone dell’Amazzonia.
La carne prodotta in Brasile viene esportata in tutto il mondo e le quantità maggiori hanno come destinazione la Cina: tra gli acquirenti della carne responsabile della deforestazione oggetto dell’indagine, l’inchiesta avrebbe individuato Nestlé e l’azienda tedesca di carne Tönnies, che aveva fornito Lidl e Aldi (catene di supermercati che hanno dichiarato di aver smesso di vendere carne bovina brasiliana rispettivamente nel 2021 e nel 2022), ma anche decine di buyer all’ingrosso in vari Paesi europei, alcuni dei quali riforniscono le attività di ristorazione che servono scuole e ospedali.
In un particolare caso riportato nell’indagine, più di 2mila ettari di foresta sarebbero stati distrutti tra il 2018 e il 2021 nella fattoria São Pedro do Guaporé, a Pontes e Lacerda, nello stato del Mato Grosso, che ha venduto quasi 500 capi di bestiame a Jsb. Dal canto suo, Jbs ha affermato di aver bloccato gli acquisti alla fattoria quando sono state individuate le irregolarità.
Secondo le aziende produttrici di carne, che affermano di applicare rigide procedure di conformità per gli obiettivi di sostenibilità, monitorare la provenienza del bestiame è difficile soprattutto perché è diffusa la pratica di “riciclaggio del bestiame” che consiste nel trasporto di animali provenienti da una fattoria responsabile di deforestazione a una fattoria “pulita”, dove non sono mai state riscontrate irregolarità, prima che vengano mandati al macello così da mascherare la loro origine.
L’allevamento di bestiame è stato la principale causa dell’importante aumento della deforestazione tra il 2019 e il 2021 con il Brasile governato da Jair Bolsonaro; ora, si confida nell’operato del nuovo presidente Luiz Inácio Lula da Silva per mettere un freno alla distruzione. Si spera inoltre che provvedimenti come la legge contro la deforestazione dell’Unione europea approvata di recente contribuiscano a contrastare questo fenomeno. La foresta pluviale amazzonica è di fondamentale importanza per la lotta contro la crisi climatica e la perdita di alberi in questo territorio ha conseguenze planetarie.
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