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Il land grabbing, la deforestazione e altri crimini ambientali sono entrati a far parte della lista dei reati classificati come crimini contro l’umanità, secondo la Corte penale internazionale.
Radere al suolo una foresta, contaminare un fiume, sottrarre terre ai paesi in via di sviluppo, questi crimini hanno ripercussioni non solo sull’ambiente e sulle comunità presso le quali l’ingiustizia viene perpetuata, bensì sull’intero genere umano.
Proprio per questo la Corte penale internazionale (International criminal court, Icc) dell’Aia ha annunciato che perseguirà anche i crimini ambientali, giudicati d’ora in avanti come crimini contro l’umanità. Per rendere l’idea della svolta epocale di tale decisione, l’Icc, la massima autorità giudiziaria preposta a giudicare i gravi crimini di rilevanza internazionale, considererà ora i peggiori reati ambientali alla stregua di un genocidio o dei crimini di guerra.
Trai reati ambientali più gravi figura senza dubbio il land grabbing, ovvero l’accaparramento delle terre. Questa pratica prevede la vendita a terzi di larghe porzioni di terreno senza il consenso delle comunità che ci abitano o che la usano per sostentarsi. Si tratta, in pratica, della sottrazione delle terre ai paesi in via di sviluppo da parte delle multinazionali straniere, con grandi ricadute sociali. Il land grabbing affama infatti migliaia di contadini in tutto il mondo, costringendo intere comunità ad abbandonare le proprie terre. Proprio le deportazioni forzate di massa che sono l’effetto dell’accaparramento delle terre, saranno valutate dall’Icc. Tra i paesi più colpiti da questo fenomeno ci sono Indonesia, Malesia e Papua Nuova Guinea. Sulle pratiche di land grabbing vigileranno da oggi i procuratori dell’Icc.
Sembra che la goccia che abbia fatto traboccare il proverbiale vaso sia stato un caso di land grabbing in Cambogia, che vede coinvolti uomini d’affari ed esponenti del governo, sul quale sta lavorando Fatou Bensouda, procuratore dell’Icc. Bensouda ha riaperto il caso archiviato nel 2014, nel quale il governo cambogiano è accusato di aver forzato 350mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni per vivere in povertà.
L’accaparramento illegale delle terre non sarà l’unico crimine su cui vigilerà l’Icc, saranno anche valutati i casi di sfruttamento dissennato delle risorse naturali, di deforestazione e di costruzione di infrastrutture dall’elevato impatto, come le enormi dighe che stanno dilaniando il Brasile. “Boss e politici complici della distruzione del territorio, colpevoli di radere al suolo le foreste tropicali o di avvelenare le fonti d’acqua potrebbe presto ritrovarsi sotto processo a L’Aia, accanto a criminali di guerra e dittatori”, ha commentato Gillian Caldwell, direttore esecutivo di Global witness, ong britannica per la difesa dei diritti umani.
Affinché l’Icc possa perseguire i responsabili di crimini ambientali, questi dovranno provenire da uno dei 139 paesi che hanno firmato lo Statuto di Roma, tra questi non figurano però, tra gli altri, alcuni paesi responsabili di gravi violazioni sociali e ambientali, come Cina, India, Indonesia e Etiopia.
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