— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 7, 2025
Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che dichiara guerra alle cannucce di carta e chiede di ricominciare a usare quelle di plastica.
Mentre l’Unione europea lavora da anni per ridurre il più possibile la presenza di plastica monouso nelle abitudini delle persone (e di conseguenza nell’ambiente), gli Stati Uniti fanno tutto il contrario. Attraverso un ordine esecutivo firmato lunedì 10 febbraio, Donald Trump dichiara guerra alle cannucce di carta e promette di ricominciare a usare in massa quelle di plastica.
Lo scorso anno l’amministrazione di Joe Biden si era posta l’obiettivo di abbandonare gradualmente l’acquisto di plastica monouso da parte degli uffici federali: non solo cannucce, dunque, ma anche posate e imballaggi. Ora cambia tutto. “La campagna irrazionale contro le cannucce di plastica ha costretto gli americani a usare cannucce di carta non funzionali. Tutto questo finisce con il presidente Trump”, si legge nell’ordine esecutivo, articolato in due punti. Il primo impone al governo federale di smettere di acquistare cannucce di carta e assicurarsi che non vengano più usate negli edifici federali. Il secondo, invece, richiede di sviluppare entro 45 giorni una strategia nazionale per porre fine al loro uso.
“Godetevi il vostro prossimo drink senza una cannuccia che vi si scioglie in bocca in modo disgustoso”, ha scritto il presidente statunitense nel social network da lui fondato, Truth. Oltre a bollarle come costose e scomode, la nuova amministrazione americana obietta come le cannucce di carta siano spesso confezionate nella plastica, cosa che vanifica i loro benefici ambientali. Sostiene inoltre che contengano sostanze nocive come i Pfas (un’evidenza che in effetti trova conferma in alcuni studi scientifici) e che la loro produzione abbia un impatto ambientale superiore rispetto a quelle di plastica, in termini di consumo di acqua ed emissioni di gas serra.
Negli ultimi anni, le cannucce di plastica sono state protagoniste di campagne di sensibilizzazione di grande successo. Perché, a loro modo, sono un simbolo: oggetti sostanzialmente inutili che durano pochi minuti e poi finiscono nella spazzatura (nel migliore dei casi) o dispersi nell’ambiente (nel peggiore). Naturalmente rappresentano una piccola frazione del macroscopico problema dell’inquinamento da plastica: stando a uno studio pubblicato nel 2018 su Nature sustainability che aggrega le informazioni provenienti da 36 diversi database, insieme alle palette da caffè arrivano appena al 2,3 per cento dei rifiuti trovati negli oceani. Ma sono anche la frazione di cui è più facile fare a meno. Con un piccolo cambiamento di abitudini che può essere il punto di innesco per prestare più attenzione alla plastica monouso nel suo insieme.
Come riferisce l’Agenzia europea per l’ambiente, la produzione globale di plastica ammonta a circa 400 milioni di tonnellate ogni anno e, di questo passo, raddoppierà entro il 2050. Ma, su tutta la plastica mai fabbricata nella storia, appena il 9 per cento è stato riciclato e un altro 12 per cento è finito nell’inceneritore. Tutto il resto è ancora in circolazione, è stato smaltito in discarica (dove rilascia gas serra) o è stato disperso nell’ambiente, dove rimane per decenni, spesso scomponendosi in microplastiche. Uno studio della Minderoo Foundation sostiene che nel 2021 l’umanità abbia generato 139 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica monouso. Un altro studio calcola che sulla superficie di mari e oceani galleggino 171mila miliardi di frammenti di plastica, per un peso complessivo di 2,3 milioni di tonnellate.
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