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Una startup a vocazione sociale che trasforma gli scarti alimentari in risorse per l’economia circolare: è l’italiana Coffeefrom.
Ogni giorno, in Italia, si consumano milioni di tazze di caffè. È un rito collettivo, un’abitudine radicata che genera un impatto ambientale spesso sottovalutato: i fondi di caffè. Si stima che la quantità di fondi esausti prodotti ogni anno in Italia si aggiri tra le 200mila e le 300mila tonnellate, l’equivalente di circa 45mila chilogrammi al giorno. Il loro smaltimento rappresenta un problema ambientale ed economico, con costi di gestione che possono arrivare fino a 21 milioni di euro e l’emissione di 131.400 tonnellate di CO₂ all’anno.
I dati sono stati raccolti dall’italiana Coffeefrom, una startup innovativa a vocazione sociale parte dell’ecosistema LifeGate Way, che ha trasformato un rifiuto in una risorsa preziosa. Avviata nel 2021 come progetto de Il Giardinone Cooperativa Sociale nella provincia di Milano, Coffeefrom si è evoluta in una realtà imprenditoriale con una missione chiara: recuperare i fondi di caffè esausti provenienti dall’industria alimentare e utilizzarli per creare nuovi materiali. Grazie a un processo industriale realizzato interamente in Italia, questi scarti vengono trasformati in granuli termoplastici riciclati e bio-based, pronti per essere impiegati nel settore della plastica.
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Coffeefrom ha depositato una domanda di brevetto per l’estrazione di componenti dai fondi di caffè, puntando a un modello zero sprechi. La startup si inserisce nel quadro della responsabilità estesa del produttore, contribuendo a ridurre l’uso di materie prime vergini e promuovendo un approccio sostenibile alla produzione industriale. Per raggiungere questo obiettivo, Coffeefrom ha creato una filiera industriale 100 per cento italiana, coinvolgendo aziende e istituzioni con competenze complementari. Tra i partner figurano ditte responsabili del compounding e della distribuzione dei granuli termoplastici e specializzate nello stampaggio a iniezione. Anche il dipartimento di Chimica, materiali e ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano è coinvolto nella ricerca attraverso la Fondazione Politecnico di Milano.
Tra le creazioni più rappresentative ci sono la tazzina da espresso accompagnata dal piattino coordinato, la mug con un design ergonomico e materiali riciclati, la penna DS3 in edizione speciale sviluppata con Pagani Pens. Nel comparto del packaging alimentare, Coffeefrom ha collaborato con l’associazione di commercio equo-solidale Ad Gentes, il partner Bear Plast e l’azienda dolciaria Dolcem per creare il portauovo di Pasqua Arcobaluovo, un supporto sostenibile che unisce estetica e funzionalità. L’attenzione della startup non si ferma all’ambiente. Le fasi di logistica e confezionamento sono affidate anche a lavoratori fragili, offrendo opportunità a persone svantaggiate e collaborando con altre imprese sociali sul territorio. Un modello virtuoso in cui economia circolare e inclusione sociale si intrecciano.
La produzione di plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti del nostro tempo: secondo i dati disponibili al 2021 dell’Unione europea, ogni abitante genera in media 36,1 chilogrammi di rifiuti di imballaggio in plastica. Il volume dei rifiuti di imballaggio in plastica generati per abitante è aumentato di circa il 29 per cento (+8,1 chilogrammi per persona) tra il 2010 e il 2021. Il totale dei rifiuti di plastica prodotti nell’Unione europea era di 16,13 milioni di tonnellate nel 2021. Circa 6,56 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica sono stati riciclati.
L’introduzione di materiali alternativi come i granuli bio-based di Coffeefrom potrebbe ridurre la dipendenza da polimeri vergini, abbattendo l’impronta carbonica dell’intera filiera. Laura Gallo, founder di Coffeefrom e presidente de Il Giardinone, spiega così la visione aziendale: “Con la nascita della startup, il nostro obiettivo è quello di proseguire il percorso di sperimentazione di nuovi scenari applicativi in una logica di simbiosi industriale. Vogliamo porci come punto di riferimento nella trasformazione del caffè esausto a livello industriale, creando una rete di relazioni in cui vengano condivise esperienze, competenze, valori e nuove opportunità di sviluppo”.
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