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Viaggiare in aereo è inquinante. Troppo. Il governo francese corre ai ripari con un’ecotassa sui biglietti aerei, che finanzierà i trasporti ferroviari.
Nel 2020 la Francia introdurrà un’ecotassa su tutti i voli in partenza dagli aeroporti nel territorio nazionale. L’annuncio ufficiale è arrivato martedì 9 luglio, con una conferenza stampa indetta dalla ministra dei Trasporti Élisabeth Borne.
A partire dall’anno prossimo, dunque, tutti i passeggeri dovranno pagare un supplemento che per la classe economy varierà da un minimo di 1,50 euro, se il tragitto è all’interno dell’Unione europea, fino a un massimo di 3 euro per i viaggi intercontinentali. Il sovrapprezzo invece sale per la business class, raggiungendo i 9 euro per le tratte in Europa e i 18 euro per quelle che escono dai confini dell’Unione. Restano esclusi i voli di transito.
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Come riporta l’agenzia Reuters, il governo di Parigi prevede di incassare all’incirca 180 milioni di euro ogni anno, che saranno reinvestiti in misure a tutela dell’ambiente, in primis il potenziamento dei trasporti ferroviari locali. A questo gettito andranno sommati i 140 milioni ricavati dalla revisione delle agevolazioni fiscali e dei rimborsi per il gasolio accordati agli autotrasportatori. Si tratta senza dubbio di un tema scottante nel paese che è rimasto per mesi interi in balia delle proteste dei “gilet gialli”.
Se ormai è noto che prendere un aereo è una delle azioni più inquinanti in assoluto, è molto meno chiaro cosa si debba fare per contenere le emissioni e rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Fino a oggi, fatte salve alcune eccezioni come la Svezia, in linea generale il trasporto aereo è rimasto pressoché immune alla tassazione ecologica.
Si fa così tanta fatica a imporre una tassa internazionale sul cherosene soprattutto per via della Convenzione internazionale di Chicago sull’aviazione civile, firmata nel 1944 e tuttora in vigore. Una misura che, a settant’anni di distanza, agli occhi di molti appare superata.
#France plans to put an “ecotax” on outbound airline flights starting in 2020. The new tax could bring in some $200 million annually that would support modes of travel that pollute less — such as trains. https://t.co/YUlUlnB2c7 #climatechange
— WRI Climate (@WRIClimate) 11 luglio 2019
Tra le voci critiche c’è anche quella del ministro francese dell’Ambiente Francois de Rugy, che, pochi giorni prima dell’annuncio dell’ecostassa, aveva lanciato un appello dal piccolo schermo. “Per la convenzione del 1944 non può esserci alcuna tassa sul cherosene in nessun paese del mondo, ma questa norma è stata introdotta in un’epoca in cui non c’era il problema dei cambiamenti climatici e dei gas serra. La convenzione dev’essere cambiata, chiediamo che questa sia una delle priorità della prossima Commissione europea”, ha dichiarato. Nella stessa occasione ha sconfessato la proposta, presentata da alcuni parlamentari di opposizione, di vietare i voli interni per le tratte che possono essere coperte agevolmente dai treni ad alta velocità.
Mentre si discute sul modo giusto per arginare le emissioni, il numero di viaggiatori continua a crescere, spinto dal proliferare delle offerte low cost e dal miglioramento del benessere economico di larghe fasce della popolazione. Nel 2017 1,043 miliardi di persone hanno volato in Europa, una cifra che è aumentata del 7,3 per cento nell’arco di un solo anno. Come riporta l’Eurostat, quasi un passeggero su due (il 47 per cento) si è spostato tra un paese dell’Unione e l’altro, mentre il 17 per cento ha optato per un volo nazionale e il 36 per cento è uscito dai confini europei. Proprio l’aeroporto internazionale di Parigi Charles De Gaulle è al primo posto per i trasporti di merci e posta e, con 69 milioni di persone, al secondo posto per il traffico di persone. A superarlo soltanto lo scalo londinese di Heathrow, che nel 2017 contava 78 milioni di passeggeri.
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