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L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce per la nostra salute. In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, l’Onu ci invita a ridurre il nostro impatto ambientale.
L’inquinamento atmosferico uccide circa sette milioni di persone ogni anno e rappresenta la causa principale di morti premature nel mondo. È pertanto un’emergenza sanitaria e ambientale, poiché gli inquinanti atmosferici contribuiscono in maniera determinante ai cambiamenti climatici e all’acidificazione degli oceani, oltre a minacciare le colture ad uso umano. Secondo le Nazioni Unite nel mondo nove persone su dieci respirano aria inquinata. Per evidenziare l’assoluta necessità di contrastare questa minaccia, la Giornata mondiale dell’ambiente 2019 è dedicata proprio all’inquinamento atmosferico.
La Giornata mondiale dell’ambiente, istituita dalle Nazioni Unite nel 1972, si celebra il 5 giugno, data che ricorda il primo grande vertice internazionale per parlare di ambiente a livello globale: la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente umano. Da quell’incontro nacque l’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. L’obiettivo della giornata è di diffondere la consapevolezza circa l’importanza dell’ambiente e promuovere una serie di buone pratiche in grado di generare un impatto positivo esponenziale sul pianeta. Lo slogan scelto per l’edizione del 2019, ospitata dalla Cina, è “Sconfiggere l’inquinamento atmosferico” e rappresenta un invito all’azione per combattere una delle più grandi sfide ambientali del nostro tempo.
Ci sono nazioni, e persone (neonati e bambini sono più vulnerabili), particolarmente colpite dall’inquinamento atmosferico, ma nessuno può dirsi al sicuro da questa minaccia, soprattutto chi vive in città. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente circa il 90 per cento degli abitanti delle città è esposto a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli di qualità dell’aria ritenuti dannosi per la salute. L’inquinamento proviene da cinque principali fonti, tutte di origine antropica, che rilasciano una serie di sostanze dannose tra cui il monossido di carbonio, il biossido di azoto, l’ossido di azoto, il particolato, gli idrocarburi e il piombo.
I settori della zootecnia e dell’agricoltura sono tra i principali responsabili dell’immissione in atmosfera di gas inquinanti. Gli allevamenti intensivi producono una vasta gamma di agenti inquinanti, come metano e ammoniaca, e sono stati definiti dalla Fao come “uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali”. Circa il 24 per cento delle emissioni di gas serra emesse in tutto il mondo è provocato da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo.
La combustione interna di combustibili fossili, legno e altri combustibili a base di biomasse per cucinare, riscaldare e illuminare le case, provoca annualmente circa 3,8 milioni di morti premature, la maggior parte delle quali nei paesi in via di sviluppo. Il numero di persone che ha accesso a combustibili più puliti è in crescita, tuttavia ancora tre miliardi di persone continuano a utilizzare forme inquinanti e pericolose.
La produzione di energia su larga scala è una delle principali fonti di inquinamento atmosferico. In questo senso le strutture più inquinanti sono le centrali a carbone, ma preoccupa anche l’espansione dei generatori diesel portatili, che producono grandi quantità di emissioni di particolato dannose per la salute.
Le emissioni di gas serra del settore globale dei trasporti continuano a crescere e uccidono circa 400mila persone ogni anno. Quasi la metà dei decessi provocati dall’inquinamento atmosferico generato dai trasporti è causata dalle emissioni di gasolio. Le persone che vivono più vicine alle principali arterie di traffico, secondo quanto riportato dall’Onu, hanno il 12 per cento in più di probabilità di essere colpite da demenza.
Ancora oggi, nel 2019, grandissime quantità di rifiuti finiscono in discarica e si stima che il 40 per cento venga incenerito, rilasciando nell’aria diossine e polveri sottili. Il problema è particolarmente grave nei paesi in via di sviluppo.
Una volta individuate le principali cause di inquinamento, occorre agire per limitarle. Dato che non possiamo smettere di respirare, dobbiamo fare qualcosa per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. L’inquinamento atmosferico è infatti prevenibile, occorrono però sforzi sia individuali, da parte di tutti i cittadini, che, soprattutto, strutturali a livello politico. Ridurre l’inquinamento, oltre che garantire benefici per la salute e per il clima, porterebbe vantaggi significativi anche per le economie. Per ridurre le emissioni del settore agroalimentare occorre innanzitutto cambiare l’insostenibile modello degli allevamenti intensivi riducendo la densità degli animali allevati e alimentandoli in maniera consona, mentre i singoli cittadini possono eliminare o ridurre il consumo di carne e prodotti caseari. Per migliorare la qualità dell’aria è fondamentale abbandonare i combustibili fossili in favore delle energie rinnovabili. Attualmente 82 paesi su 193 hanno incentivi che promuovono investimenti nella produzione di energia rinnovabile, efficienza energetica e controllo dell’inquinamento. È inoltre importante ridurre le emissioni dei veicoli e migliorare la raccolta, la separazione e lo smaltimento dei rifiuti.
Ahead of #WorldEnvironmentDay in India?? @moefcc & @bhamlafoundatio launched #HawaAaneDe to inspire the push to #BeatAirPollution with@akshaykumar @singer_shaan @RajkummarRao @SunidhiChauhan5 pic.twitter.com/28JQ93kMwc
— UN Environment (@UNEnvironment) 2 giugno 2019
Per aumentare la consapevolezza sulla necessità di contrastare l’inquinamento atmosferico, il ministero dell’Ambiente dell’India, in collaborazione con la ong Bhamla Foundation sostenuta dall’Onu, ha realizzato un video musicale intitolato Hawa aane de. Nel video compaiono anche alcuni grandi nomi di Bollywood, come Akshay Kuma, Kapil Sharma e Vicky Kaushal. La canzone è un esplicito invito, rivolto a tutti gli indiani, a impegnarsi per contrastare il crescente inquinamento che sta avvelenando le città dell’India.
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