Nei Paesi Bassi è nata la competizione “Tegelwippen”, che ha l’obiettivo di rimuovere pavimentazioni artificiali per sostituirle con terra e piante.
Il ritorno della tartaruga gigante
Grazie agli sforzi dei biologi le tartarughe giganti, dopo aver sfiorato l’estinzione, sono tornate a popolare un’isola delle Galapagos. Si contano oggi oltre mille esemplari.
Le isole Galapagos ospitano un ecosistema unico che racchiude un’incredibile varietà di specie endemiche. Per comprendere l’importanza della diversità biologica presente in queste piccole isole basti pensare che sono i luoghi che principalmente hanno ispirato Charles Darwin nella formulazione della teoria dell’evoluzione. L’animale che più di ogni altro simboleggia queste isole è una creatura enorme e mite, che sembra venire da un mondo preistorico, la tartaruga gigante delle Galapagos (Chelonoidis niger).
Un tempo l’arcipelago era popolato da migliaia di tartarughe giganti appartenenti a 15 differenti sottospecie. Nel XIX e nel XX secolo diventarono però prede abituali di marinai e pirati che trasformarono le Galapagos in una stazione di rifornimento, cacciando centinaia di tartarughe per ricavarne cibo e olio. I marinai, inoltre, introdussero capre e maiali che si diffusero sulle isole entrando in competizione alimentare con i grandi rettili e alterando il delicato ecosistema. Nel 1960 sull’isola di Española rimanevano solo 15 esemplari di tartaruga gigante, 12 femmine e tre maschi.
Oggi, dopo aver sfiorato l’estinzione, le tartarughe sonno tornate a riprendersi le loro isole. Secondo uno studio effettuato dal Suny College of Environmental Science and Forestry di New York sono oltre mille gli esemplari presenti ora sull’isola. Il “ritorno” della tartaruga gigante è merito di un efficace progetto di conservazione. Innanzitutto sono state rimosse le capre dall’isola, poi è stato avviato un programma di allevamento in cattività e infine sono stati rilasciati in natura gli esemplari allevati.
Dalla ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, emerge che gli animali si sono reinseriti perfettamente in natura e che non hanno bisogno di aiuti esterni per il loro sostentamento. “È una delle storie di conservazione di maggior successo – ha dichiarato James Gibbs, biologo ed autore principale dello studio – siamo riusciti a salvare una specie dall’estinzione e ora non ha più bisogno di noi, si sta prendendo cura di sé stessa”.
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