Quest’anno un’intensificazione delle precipitazioni nella parte settentrionale della fascia tropicale che avvolge l’Africa ha reso più verde la parte di deserto del Sahara che confina col Sahel.
In Indonesia il cielo è rosso come il fuoco. In fumo 380mila ettari di foresta
Migliaia di incendi dolosi devastano l’Indonesia. L’aria è irrespirabile e il cielo rosso: “Come su Marte”. L’Unicef: 10 milioni di bambini in pericolo.
Il cielo sopra la provincia di Jambi, sulla costa orientale dell’isola di Sumatra, in Indonesia, è rosso. Da giorni. “Sembra di stare su Marte”, affermano gli abitanti della zona. Tutto è infatti avvolto dal fumo denso e dalle polveri sottili sprigionate dai giganteschi incendi che da settimane devastano l’area.
Desa Betung, Muaro Jambi#AsapKarhutla #asapjambi #BersamaTanganiKarhutla pic.twitter.com/vNatBTRI83
— Wein Arifin (@WeinArifin) September 21, 2019
Chiuse duemila scuole in Malesia. Cielo oscurato anche a Singapore
Dal 2015 l’Indonesia non si trovava costretta ad affrontare una simile emergenza. Dal mese di gennaio ad oggi, i roghi si sono moltiplicati e hanno distrutto 380mila ettari di foresta. Con enormi problemi anche dal punto di vista sanitario, sia per la popolazione che per gli animali.
Dozens of people have been arrested over suspected involvement in massive forest fires in Indonesia. Thousands of hectares of ecologically rich land have been burned, engulfing the region in a thick toxic haze. https://t.co/wmHc344IZH pic.twitter.com/NjSC0nkaKQ — CNN (@CNN) September 18, 2019
Il fenomeno degli incendi è ricorrente nella zona e provoca continuamente tensioni con la Malesia e Singapore, che subiscono le conseguenze degli incendi a Sumatra e nel Borneo. Giovedì 19 settembre è stata ordinata la chiusura di oltre duemila scuole malesiane per tutelarne la salute, mentre nella città-stato asiatica i grattacieli sono invisibili: avvolti da giorni dalla nuvola di fumo.
A causare i roghi, come spesso accade, sono le attività umane. Ed in particolare il sovrasfruttamento delle foreste derivante dalla produzione di olio di palma. Per comprendere le dimensioni del fenomeno, basti pensare che dal 1950 ad oggi il Borneo – territorio diviso tra Indonesia, Malesia e Sultanato del Brunei – ha perso oltre la metà della sua foresta primaria.
La foresta in Indonesia condannata dall’olio di palma
Agricoltori e proprietari terrieri usano il fuoco come mezzo (impunito ed economico) per liberare le aree sulle quali intendono coltivare. Il che è illegale in Indonesia, ma spesso tollerato. Ad aggravare enormemente la situazione, quest’anno, è stata però la siccità che ha colpito la zona. Così, nonostante gli interventi di numerose squadre di pompieri (Giacarta ne ha inviati 9mila), volontari ed ambientalisti, è stato particolarmente difficile contenere i roghi.
Tanto da costringere anche il presidente indonesiano Joko Widodo ad ammettere, il 17 settembre, nel corso di una visita alle zone devastate: “Siamo stati negligenti. Avremmo i mezzi per prevenire gli incendi, ma non li abbiamo usati in modo efficace”.
The toxic haze from Indonesia’s forest fires — in pictures pic.twitter.com/rOThuErEIZ
— Al Jazeera English (@AJEnglish) September 21, 2019
Il risultato è drammatico. I fumi tossici stanno provocando gravi problemi respiratori per la popolazione, con un’esplosione di patologie respiratorie. In alcune province si può uscire di casa solamente con delle maschere. Secondo l’Unicef gli incendi stanno mettendo in pericolo la vita di quasi 10 milioni di bambini.
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