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L’industria dell’auto entra nella fase 2. Ferrari e Fca avviano una sperimentazione con il virologo Roberto Burioni per tutelare la salute dei lavoratori. In Italia e nel mondo ecco la mappa di chi riapre.
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L’industria dell’auto è uno dei comparti più colpiti dall’emergenza coronavirus, sia per il blocco della produzione, sia per i timori di un mercato che anche nella ripresa potrebbe soffrire a lungo di una stagnazione, oltre a tutte le incertezze sulle nuove norme per la mobilità. In Italia, la fase 2 avrà ufficialmente inizio a partire dal 4 maggio e fra le aziende che progressivamente possono riaprire c’è anche l’industria dell’auto. Con una premessa: tutelare la sicurezza delle persone. Tra i marchi che pensano a come ripartire, Ferrari che dopo aver avviato all’interno dello stabilimento di Maranello la produzione di valvole per respiratori polmonari e raccordi per maschere di protezione, mette in campo il progetto Back on track per il ritorno all’attività produttiva. Lo ha raccontato in un video Report.
Ferrari, con Fca ha messo a punto il progetto Back on track. Si tratta di un piano sperimentale di prevenzione e profilassi, sviluppato e validato in collaborazione con esperti e virologi, tra i quali il professor Roberto Burioni dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. L’esperimento prevede l’attuazione del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, rafforzato e personalizzato con un supporto specialistico. Il progetto prevede una prima fase di screening del personale su base volontaria – e ai loro familiari e conviventi, oltre ai fornitori –l’assistenza medico sanitaria a domicilio, in caso di presenza del virus, fino alla copertura assicurativa e all’alloggio per l’autoisolamento, oltre alla possibilità di tracciare i contatti dell’utente positivo con un’apposita app. In Fca intanto riaprono anche i cancelli di Mirafiori, dove riparte la produzione della Fiat 500 elettrica.
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Il mercato dell’auto, che rappresenta il 10 per cento del nostro pil, è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia, con la produzione congelata e le vendite bloccate. Ad essere in crisi tutta la filiera, dai concessionari ai servizi come il car sharing o il noleggio. Una battuta d’arresto non indifferente per un settore già messo a dura prova dalle crisi del 2008 e del 2011, e che a marzo, secondo i dati Acea – che rappresenta i 16 maggiori costruttori di auto al mondo attivi in Europa – ha registrato un calo nelle immatricolazioni del 55,1 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2019. Il colpo più duro l’ha incassato proprio l’Italia, con un -85,4 per cento, seguita da Francia e Spagna, mentre lo shock è stato meno doloroso in Germania (-37,7 per cento) e nel Regno Unito (-44,4 per cento).
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Consapevoli dei mesi difficili all’orizzonte, le grandi aziende hanno quindi cercato di essere presenti attraverso la rete di vendita, e nel contempo di stimolare l’incentivo all’acquisto – in Cina, il governo ha ripreso a erogare sussidi e agevolazioni per l’acquisto di auto elettriche o ibride plug-in, le più colpite dallo stop – lanciando le basi per il futuro più prossimo. Gli interventi statali si sono per ora concentrati sulla parte più burocratica, con le proroghe delle scadenze, e sugli ammortizzatori sociali, ma per ripartire, le associazioni di categoria puntano a interventi di liquidità per aziende e dealer, alla detraibilità dell’iva a favore del parco aziendale e all’ampliamento degli incentivi alla rottamazione – ricordandoci che il parco auto italiano è il più vecchio d’Europa. In arrivo anche nuove modalità per la rete vendita dei concessionari che per garantire personale e acquirenti sta puntando sull’implementazione dei servizi di customer care e della vendita digitale.
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A Whuan, epicentro della pandemia, l’industria dell’auto si è fermata per prima, mettendo in crisi con un effetto domino l’intero comparto in Europa e nel mondo. Oltre due mesi dopo, in Cina, dove molti produttori europei hanno i loro stabilimenti, gran parte della produzione ha ripreso il via in modo graduale già verso la fine di febbraio, seppure a ritmi ridotti. Sia i costruttori asiatici, Hyundai, Kia, Honda e Toyota, sia Daimler, General Motors, Psa, Bmw, hanno messo di nuovo in moto le catene di montaggio; Fca ha riattivato lo stabilimento di Guangzhou, il gruppo Volkswagen ha riaperto 32 dei suoi 33 siti industriali e Tesla ha ripreso la produzione dell’elettrica Model 3 a Shanghai.
In Europa, dove il settore automotive conta circa 14 milioni di lavoratori impiegati, la situazione sul fronte delle riaperture rispecchia le politiche intraprese dai vari governi. In Italia sono tornate attive Alcantara sul fronte della componentistica (tessuti in questo caso) e il costruttore di pneumatici Bridgestone, con la riapertura dei rispettivi stabilimenti a Nera Montoro (Tr) e a Bari. Alla Sevel di Atessa, è ricominciato l’assemblaggio del Fiat Ducato, e insieme agli operai abruzzesi hanno ripreso la loro attività anche quelli di alcuni reparti dedicati alla componentistica negli altri stabilimenti Fca a Melfi, Pomigliano, Termoli e Mirafiori. Ripresa la produzione anche per la tedesca Bosch nello stabilimento di Bari. Anche l’Europa riparte progressivamente. Dopo oltre un mese di stop riparte Škoda in Repubblica Ceca, mentre Seat in Spagna attua un graduale ritorno alle attività nei siti di Martorell e di Barcellona introducendo test diagnostici Pcr per i suoi 15 mila dipendenti. In Germania è di nuovo operativa la rete Mercedes, mentre Renault ha riaperto in Portogallo, e Toyota annuncia la ripresa in Francia e in Polonia, seppur con una riduzione dei turni di lavoro. Volvo ha in programma di riaprire oltreoceano per l’11 maggio, negli stabilimenti della Carolina del Nord. Il costruttore svedese, dopo avere avviato a fine marzo in Cina la produzione della rivale di Tesla, la Polestar 2, attesa questa estate in Europa, ha già riattivato le attività produttive anche in Svezia.
On Monday we’re restarting our production in Sweden and welcoming back our employees. Their safety and health are paramount to us, which is why we have taken the necessary precautions to ensure a clean and safe working environment. pic.twitter.com/szl88LfCBQ
— volvocars (@volvocars) April 17, 2020
Entro la fine di aprile il ritorno alla normalità è atteso inoltre per Audi, che ha annunciato una “ripresa paneuropea”, data la stretta connessione tra rete, stabilimenti, fornitori e logistica, mentre la produzione motoristica nello stabilimento di Győr, in Ungheria, è già stata incrementata a partire dalla scorsa settimana. Un calendario dettagliato interessa invece la ripartenza di Volkwagen, già operativa in Germania con la componentistica. A partire dalla scorsa settimana è ripreso l’assemblaggio dell’elettrica ID.3 a Zwickau, e la produzione a Bratislava. Manca ancora una data ufficiale invece per un’altra grande protagonista del settore, Bmw: da Monaco di Baviera hanno fatto sapere che nelle prossime settimane gli altri stabilimenti in giro per il mondo seguiranno l’esempio di quelli già attivi in Cina.
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