
Lo ha fatto sapere la Provincia di Trento che ha agggiuno che “da un primo esame esterno della carcassa dell’orsa F36 non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte”.
Un rapporto dell’Ocse punta il dito contro l’inquinamento: i decessi potrebbero triplicare nei prossimi decenni. E i costi economici esploderanno.
Se il mondo non agirà in modo efficace per contrastare il problema, l’inquinamento atmosferico potrebbe arrivar a causare da sei a nove milioni di morti premature all’anno nel 2060. E – in termini di cure mediche, calo dei rendimenti agricoli e giorni di malattia dei lavoratori – potrebbe costare circa l’1 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Ovvero circa 2.600 miliardi di dollari all’anno.
A fornire la fotografia delle drammatiche conseguenze dell’inquinamento dell’aria è un nuovo rapporto dell’Ocse, intitolato The Economic Consequences of Air Pollution, secondo il quale (tenuto conto delle stime demografiche), la perdita in termini di Pil procapite sarà nel 2060 pari a 330 dollari. A ciò vanno aggiunti i circa 2.600 dollari che ciascun abitante della Terra, in media, dovrà sborsare ogni anno per difendersi in vario modo dalle conseguenze dell’inquinamento. Cifra che attualmente non supera i cinquecento dollari.
In particolare, i costi annuali sostenuti dagli stati per le cure di patologie legate agli agenti tossici respirati in tutto il mondo potrebbe raggiungere i 176 miliardi di dollari (contro i ventuno miliardi del 2015). Mentre il numero di giorni di lavoro persi a causa delle malattie potrebbe passare da 1,2 a 3,7 miliardi a livello globale.
Ma il dato certamente più inquietante è quello relativo ai decessi: “Il numero di vite umane perse in ragione dell’inquinamento è già oggi enorme. L’aumento potenziale nei decenni a venire sarà terrificante. E se questo non fosse una ragione già di per sé più che sufficiente per agire, il rapporto che abbiamo curato indica anche che tutto ciò provocherebbe un costo economico considerevole”, ha spiegato Simon Upton, dirigente dell’Ocse, nel corso dell’ottava Conferenza “Un ambiente per l’Europa”, che si è tenuta a Batumi, in Georgia. “Nostro dovere – ha aggiunto – è impedire che questa proiezione diventi realtà”.
L’inquinamento atmosferico è responsabile già oggi di oltre tre milioni di morti premature all’anno, soprattutto tra persone anziane e bambini. Gli aumenti più forti nei tassi dei decessi sono attesi nei prossimi decenni in India, Cina, Corea del Sud e in altre nazioni asiatiche come ad esempio l’Uzbekistan. È in tali paesi, infatti, che l’incremento demografico e la marcata urbanizzazione provocheranno le conseguenze peggiori.
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