Mal’aria, le città italiane sono ancora troppo inquinate da Pm10

29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10 nel 2022: lo dice il rapporto Mal’aria di Legambiente. Al nord la le situazioni peggiori.

  • L’anno scorso 29 città su 95 analizzate dal rapporto Mal’aria hanno superato i limiti giornalieri di PM10.
  • Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia, in particolare, hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti.
  • Di questo passo, ben 72 città sarebbero fuorilegge nel 2030, quando entrerà in vigore la nuova direttiva europea.

In Italia non si respira una buona aria. E non in senso metaforico: l’anno scorso 29 città sulle 95 analizzate hanno superato i limiti giornalieri di PM10, le polveri fini presenti nell’aria che respiriamo e nocive per la salute. E rispetto ai nuovi target europei previsti per il 2030, la situazione è ancora più critica: oggi come oggi infatti sarebbe fuorilegge il 76 per cento delle città per il PM10, l’84 per cento per il PM2.5 e il 61 per cento per l’NO2. Le città con l’aria più inquinata si trovano prevalentemente al nord: Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia, in particolare, hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti.

il blocco al traffico è una delle misure anti inquinamento
Livelli di inquinamento ancora alti nelle città del nord

Mal’aria, l’emergenza smog nelle città italiane

Insomma, l’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante, secondo il nuovo report di Legambiente “Mal’aria di città. Cambio di passo cercasi, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean cities campaign. I livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). Quello che ne emerge è un terzo delle città monitorate hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70.

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal  2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24 per cento del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. Ben 72 città sarebbero dunque fuorilegge.

Le classifiche delle città in ritardo contro l’inquinamento

Il rapporto Mal’aria stila tre differenti classifiche relative alla città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target (20 microgrammi per metro cubo di aria da non superare per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5, 20 µg/mc per l’NO2) sono:

  • per il PM10: Torino e Milano (riduzione necessaria del 43 per cento), Cremona (42), Andria (41) e Alessandria (40)
  • per il PM2,5: Monza (60 per cento), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55), Como (52), Brescia, Asti e Mantova (50)
  • per l’NO2:  Milano (47 per cento), Torino (46), Palermo (44), Como (43), Catania (41), Roma (39), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34),

Secondo Legambiente, la tendenza di decrescita dell’inquinamento, che pure c’è, è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2 per cento per il PM10 e del 3 per cento per l’NO2. Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30 e il 43 per cento entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni.

“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.

Dalle ztl alle zez, le zone a zero emissioni

Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, Legambiente per l’occasione propone anche una serie di interventi “a misura di città”:

  • Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle Zez (Zone a zero emissioni): sulla scorta dell’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, dove le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30 per cento e del 40 per cento.
  • LEZ anche per il riscaldamento: un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivi a una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, “opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas”.
  • Potenziamento del trasporto pubblico e trasporto rapido di massa attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
  • Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare ulteriori percorsi ciclabili.
  • Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo: “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
  • Tutto elettrico in città, anche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle Zez alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti Zed (Zero Emissions Distribution).

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