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L’installazione da 5 milioni di tappi contro l’era della plastica
A Mozia l’artista Maria Cristina Finucci ha realizzato un’installazione per denunciare l’inquinamento provocato dalla plastica.
“Help”, mari e oceani di tutto il mondo lanciano un grido d’aiuto, sempre più avvelenati dalla ormai onnipresente plastica. È uno dei più gravi problemi del pianeta, secondo un recente studio nel 2050 il quantitativo di plastica nel mare sarà superiore a quello di pesce, mentre una ricerca del 2015 ha scoperto che il 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha rifiuti di plastica nello stomaco. Proprio per denunciare questa catastrofe ambientale l’artista Maria Cristina Finucci ha realizzato un’installazione chiamata Help.
5 milioni di tappi per chiedere aiuto
L’installazione dell’artista toscana, già creatrice dell’opera di denuncia ambientale Garbage Patch State, è composta da cinque milioni di tappi di plastica riciclati dai colori vivaci, chiusi in strutture metalliche che compongono la parola “Help”. L’opera occupa oltre 1.500 metri quadrati nella città di Mozia, sull’Isola di San Pantaleo, in Sicilia, è stata inaugurata lo scorso 24 settembre e potrà essere visitata fino all’8 gennaio 2017. A dire il vero il modo per ammirare in pieno l’opera è volarci sopra di notte, con il buio infatti l’opera è illuminata da un impianto a led.
Denuncia dell’età della plastica
“Help, l’età della plastica” è chiaramente un’opera di denuncia, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema dell’inquinamento degli oceani causato dai rifiuti di plastica. L’installazione si allaccia ai lavori precedenti di Maria Cristina Finucci e si inserisce nell’ambito del progetto Wasteland.
Isole di plastica
Attraverso il suo lavoro l’artista vuole ricordare l’esistenza delle isole di plastica che galleggiano negli oceani e che crescono quotidianamente. L’agenzia federale statunitense Noaa, (National Oceanic and Atmospheric Administration) stima che tali agglomerati di plastica possono arrivare a occupare una superficie totale pari a circa 16 milioni di chilometri quadrati. “Quando ho saputo di questo fenomeno ho sentito un forte impulso di fare qualcosa al riguardo – ha spiegato Finucci – ho voluto simboleggiare la vastità di questo disastro ambientale”.
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