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Potrebbe abbattere ulteriormente i costi del fotovoltaico la recente invenzione di Tiasha Shoarar, studentessa appena diplomata alle scuole superiori Plano West Senior High School, in Texas. La studentessa ha infatti portato alla Intel International Science and Engineering Fair un sistema di raffredamento per celle solari, capace di incrementare l’efficienza dei moduli. L’idea per
Potrebbe abbattere ulteriormente i costi del fotovoltaico la recente invenzione di Tiasha Shoarar, studentessa appena diplomata alle scuole superiori Plano West Senior High School, in Texas. La studentessa ha infatti portato alla Intel International Science and Engineering Fair un sistema di raffredamento per celle solari, capace di incrementare l’efficienza dei moduli.
È infatti risaputo che le celle solari a causa del surriscaldamento dovuto all’irraggiamento (che varia da stagione a stagione e durante parte del giorno), perdono una buona parte della potenza nominale. E questo fa scendere l’efficienza dei moduli.
L’invenzione di Joardar (qui le slide del progetto) permette così alla cella solare di regolare la propria temperatura grazie ad una una pompa di calore termoelettrica. Il meccanismo di controllo mantiene la temperatura della cella con uno scarto di circa 2 gradi centrigradi di differenza da quella dell’aria esterna. “Senza questo sistema, la temperatura salirebbe da 15 a 20 gradi in più”, ha detto Joardar. “Questo è di particolare importanza perché la potenza di una cella solare si riduce al crescere delle temperature”. Infatti celle più fredde producono più energia rispetto a quelle tradizionali, poste sullo stesso luogo. In alcuni contesti, con una temperatura esterna di 35 gradi centigradi, le temperature delle celle aumentano addirittura fino a 70 gradi, con perdite di efficienza intorno al 10 per cento.
Welcome to the stage, first place winners. #IntelISEF pic.twitter.com/SusEP3aMWX
— Society for Science (@Society4Science) 13 maggio 2016
Il modello presentato alla fiera porta il sistema di raffreddamento collegato ad una cella di 10×10 centimetri in silicio. Ma, come spiega la stessa studentessa, “potrebbe essere collegato ad un centinaio di celle solari, a costi relativamente bassi”. Una volta industrializzato il sistema potrebbe essere impiegato in ogni modulo, aumentando l’efficienza di ogni impianto e riducendo ulteriormente i costi del fotovoltaico.
“È davvero un grande onore (aver ricevuto il premio)”, ha detto Joardar, che progetta di frequentare l’Università del Texas ad Austin il prossimo anno. “Spero di usarlo per contribuire al proseguimento della mia esplorazione nel campo della scienza e dell’ingegneria”.
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