Il 30 settembre, la Ratcliffe-on-Soar, la 18esima centrale più inquinante d’Europa, ha smesso di bruciare carbone. D’ora in poi produrrà idrogeno verde.
Come vanno gli investimenti nelle energie pulite, tra passi avanti, battute d’arresto e qualche sorpresa
Nella prima metà del 2018 gli investimenti nelle energie pulite hanno superato i 138 miliardi di dollari. Dietro questa cifra si celano diversi cambiamenti.
138,2 miliardi di dollari, pari a 117,8 miliardi di euro. È questo il volume totale degli investimenti nelle energie pulite nei primi sei mesi del 2018, secondo un nuovo studio di Bloomberg New Energy Finance che ha preso in esame un database di oltre centomila progetti in tutto il mondo. Complessivamente si assiste a un leggero rallentamento, poiché questa cifra risulta inferiore dell’1 per cento rispetto a quella raggiunta durante lo stesso periodo del 2017. Ma, come suggerisce la testata specializzata Edie.net, basta scavare un po’ più a fondo per cogliere alcune preziose indicazioni e fare qualche ipotesi sulla direzione che intraprenderà l’energia del futuro.
Il boom dell’eolico, guidato dagli Usa
Nella prima metà del 2018, in tutto il mondo sono stati investiti 57,2 miliardi di dollari in impianti eolici a terra (onshore) e in mare aperto (offshore). L’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è vertiginoso: +33 per cento.
Ma come si spiega un boom del genere? Innanzitutto, nonostante tutti gli ostacoli posti dal presidente Donald Trump alle energie pulite, dagli Stati Uniti sono partiti una serie di finanziamenti anche molto consistenti: 627 milioni di dollari per un impianto offshore da 120 MW a Taiwan, circa un miliardo per un impianto offshore in Texas che produrrà 478 MW di energia.
In tutto gli Usa hanno investito nell’energia del vento ben 17,5 miliardi di dollari, con un clamoroso +121 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. E non sono stati i soli: anche l’India ha stanziato 1,5 miliardi per l’eolico offshore nelle acque dei Paesi Bassi. Complessivamente il paese asiatico ha creduto parecchio nelle rinnovabili, con un volume totale di investimenti che cresce del 22 per cento rispetto al 2017 e arriva a 7,4 miliardi di dollari.
How much did countries invest in clean energy in 1H 2018? Find out and learn more about key trends from the State of Clean Energy Investment trends report, out now. https://t.co/VQnFbxggEx
— BloombergNEF (@BloombergNEF) 15 luglio 2018
La Cina mette mano agli incentivi e il fotovoltaico rallenta
Gli investimenti nell’energia solare invece rallentano visibilmente, perdendo il 19 per cento rispetto agli ottimi dati dello scorso anno. Secondo gli osservatori, sono due i principali indiziati per questo fenomeno. Da un lato l’abbassamento dei costi del capitale, che ha fatto sì che la spesa monetaria risulti inferiore a parità di potenza installata. Dall’altro lato, bisogna osservare da vicino le mosse della Cina.
Soprattutto da quando Donald Trump ha decretato l’addio degli Usa all’Accordo di Parigi, la Cina ha assunto la leadership globale nella ricerca di soluzioni alternative ai combustibili fossili. Trovandosi anche in una situazione ambivalente, poiché al momento è anche il paese che emette più CO2 in assoluto.
Lo scorso anno il gigante asiatico ha stupito tutti, con 132,6 miliardi di investimenti nelle energie pulite e 53 GW di potenza fotovoltaica installata. Da gennaio a giugno di quest’anno invece si è limitata a investire 35,1 miliardi di dollari nel solare, un taglio del 29 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Non ci si aspettano grossi cambiamenti per la seconda metà dell’anno, tanto più perché l’esecutivo di Pechino ha posto un freno alle richieste di incentivi pubblici per le nuove installazioni. È quindi difficile, secondo Bloomberg New Energy Finance, che quest’anno si riesca a replicare il record assoluto nel 2017, quando coi suoi 98 GW di potenza installata nel mondo il fotovoltaico ha superato per distacco qualsiasi altra fonte di energia, fossile o rinnovabile.
Questo declino non è comunque sufficiente a scalzare la Cina, con i suoi 58,1 miliardi di dollari in questo semestre, dal vertice della classifica dei grandi investitori; mettendo insieme Cina e Usa si raggiunge il 65 per cento del totale planetario.
Dalla Spagna al Vietnam, c’è chi fa grandi passi avanti
Il report di Bloomberg New Energy Finance analizza diciannove mercati, dieci dei quali hanno incrementato i loro investimenti nelle energie pulite rispetto allo scorso anno.
L’aumento più netto arriva (a sorpresa) dal Vietnam, anche se chiaramente va calibrato sui valori assoluti, che sono solo briciole rispetto a quelli di mercati più consolidati. Anche Marocco e Ucraina regalano soddisfazioni, con investimenti pari rispettivamente a 2,5 e 1,4 miliardi di dollari in sei mesi, che risultano ancora più rilevanti se si considera che il Marocco è entrato nel business delle rinnovabili soltanto nel 2011, quindi piuttosto tardi rispetto alla media.
La Spagna (con 1,5 miliardi) moltiplica per 6 i suoi investimenti rispetto al primo semestre 2017, mentre Norvegia e Paesi Bassi li raddoppiano. Delude invece il Regno Unito: mentre nel Vecchio Continente gli investimenti nelle energie pulite guadagnano complessivamente un 8 per cento anno su anno, Londra segna un desolante -51 per cento.
Foto in apertura © Zhang Kaiyv / Unsplash
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