L’uso dei sottoprodotti dell’agricoltura nei mangimi animali può permettere un risparmio ecologico e una via diversa per l’ecosostenibilità ambientale.
Isola di plastica nel mar Tirreno, l’inquietante video di Greenpeace
L’associazione Greenpeace si è recata nel mar Tirreno per monitorare l’isola di plastica generata dalle correnti, in pieno Santuario dei Cetacei.
Tra la Corsica e l’isola d’Elba esiste un nuovo lembo di “terra”: un’isola di plastica, simile a quella presente da anni nel Pacifico, è stata infatti rintracciata in mezzo al mare. L’associazione ambientalista Greenpeace si è recata sul posto con i suoi esperti, e ha pubblicato un filmato che documenta il drammatico problema.
“Come navigare in una zuppa di plastica”
“Nella zona tra l’Elba, la Corsica e Capraia, all’interno del Santuario dei Cetacei, abbiamo trovato vera e propria ‘zuppa di plastica’ – ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia -, insieme a materiale organico di vario tipo. Bottiglie, contenitori in polistirolo utilizzati nel settore della pesca, flaconi, buste e bicchieri di plastica… Si tratta per lo più di imballaggi che vengono usati per pochi minuti. Ma che poi restano in mare per decenni”.
Intervistato di recente dall’emittente transalpina France Bleu, François Galgani, dirigente dell’Ifremer (Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare) di Bastia, aveva parlato di “disposizione delle correnti provoca regolarmente delle enormi concentrazioni in precise zone”. Creando così un’isola di plastica il cui diametro può raggiungere diversi chilometri.
Zuppa di plastica in mare: Greenpeace naviga nell’hotspot del Tirreno https://t.co/Y26EwjbAER pic.twitter.com/WdvCWmlrlY
— Greenreport (@Greenreport_it) 5 giugno 2019
La spedizione di Greenpeace è stata organizzata in collaborazione con il Cnr-Ias di di Genova e l’università Politecnica delle Marche. Essa punta a percorrere il mar Tirreno centrale al fine di monitorarne il livello di inquinamento. “Quello che abbiamo documentato – ha aggiunto Ungherese – dimostra come la plastica sia ovunque, anche in aree che sulla carta dovrebbero essere protette, come il Santuario Pelagos”.
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Effettuati campionamenti per verificare la presenza di microplastiche
“In questo tratto di mare, per una convergenza di correnti, si crea un hotspot di plastica che si estende in uno spazio di alto valore naturalistico per la presenza di numerose specie di cetacei. Abbiamo effettuato dei campionamenti con i ricercatori a bordo per verificare anche la presenza di microplastiche: i risultati saranno noti nei prossimi mesi”. Il tour MayDaySOSPlastica si concluderà l’8 giugno, Giornata mondiale degli Oceani, all’Argentario.
Greenpeace ha anche lanciato una petizione internazionale, che è stata firmata da più di tre milioni di persone, per chiedere alle grandi aziende di ridurre drasticamente la produzione di plastica, a cominciare da quella usa e getta: “Solo così – ha concluso Ungherese – possiamo davvero intervenire sul problema e salvare i nostri mari e le specie che lo popolano”.
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