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Dal pappagallo che non sa volare al “piccolo dodo”. Un nuovo studio pubblicato su Current Biology elenca le 100 specie di uccelli più strane e a rischio di estinzione.
Come suggeriva il professor Alan Grant, personaggio del bestseller di Michael Crichton Jurassic Park (da cui è stato tratto l’ancor più noto film diretto da Steven Spielberg), gli uccelli sembrano discendere dai dinosauri. Come i loro antenati preistorici anche gli uccelli rischiano l’estinzione. Ma stavolta non è colpa di un meteorite.
Gli scienziati della Società Zoologica di Londra e dell’Università di Yale hanno esaminato quasi 10mila specie di uccelli provenienti da tutto il mondo basandosi sui tratti evolutivi peculiari e sul rischio di estinzione stilando una lista delle 100 specie più insolite e minacciate del pianeta (la Evolutionarily Distinct and Globally Endangered). Secondo lo studio almeno la metà delle 100 specie di uccelli più rari e minacciati non gode di programmi di conservazione. «Rimpiangiamo l’estinzione del dodo, ma se non agiamo rischiamo di perdere uno dei suoi parenti più stretti, il piccione dentato, e molti altri uccelli straordinari», ha dichiarato Carly Waterman della Società Zoologica di Londra.
Al primo posto della sfortunata classifica troviamo l’ibis gigante (Thaumatibis gigantea). Il più grande rappresentante della famiglia degli ibis supera i quattro chili di peso ed è alto oltre un metro. Gli scienziati stimano che in natura rimangano solo 230 coppie di ibis giganti e la specie è in pericolo critico di estinzione. Perdita dell’habitat e caccia rappresentano le principali cause del declino della specie la cui popolazione principale è ora concentrata in Cambogia.
Al quarto posto c’è un uccello decisamente bizzarro, il kakapo (Strigops habroptila). È una specie di pappagallo di abitudini notturne e, soprattutto, incapace di volare. Questo uccello vive in Nuova Zelanda e si è evoluto senza la necessità di volare vista l’assenza di mammiferi predatori. La caccia, la deforestazione, il degrado dell’habitat e, soprattutto, l’introduzione di predatori infallibili, i gatti, hanno causato un catastrofico crollo della popolazione. Estinto nella sua area d’origine il kakapo sopravvive solo in tre piccole isole nelle quali è stato trasferito per aumentarne le possibilità di sopravvivenza. Attualmente rimangono 125 individui.
Scorrendo fino al numero 34 della lista troviamo il piccione dentato (Didunculus strigirostris). Questo raro columbide vanta una stretta parentela genetica con il dodo, da cui il soprannome di “piccolo dodo”, e vive esclusivamente sulle isole di Samoa. Il piccione dentato rischia di sopravvivere solo nei libri di zoologia come il suo illustre predecessore. Tra le cause ci sono fattori di origine antropica, come deforestazione, caccia e introduzione di specie invasive, ma anche naturali, come i cicloni che all’inizio degli anni Novanta si abbatterono sulle isole di Samoa distruggendo oltre il 70 per cento della foresta tropicale. Sono 250 gli esemplari superstiti.
Il capovaccaio (Neophron percnopterus), classificato al numero 30, è il più piccolo avvoltoio africano ed è diffuso in Africa, Asia ed Europa, in Ucraina, Grecia e Turchia, si ferma anche qualche mese in Italia dove nidifica. A minacciare seriamente la sopravvivenza del capovaccaio concorrono bracconaggio, avvelenamento e urbanizzazione. Nel Vecchio continente si trovano anche la pavoncella gregaria (Vanellus gregarius), che occupa il numero 49 della lista, presente in Armenia, Turchia e Ucraina, e il chiurlottello (Numenius tenuirostris), uccello rarissimo il cui areale è ora ridotto a Russia e Romania.
Le 100 specie di uccelli che compongono la classifica sono dislocate in oltre 170 paesi. Il 64 per cento delle 100 specie è endemico, ovvero non si trova in nessun’altra parte del mondo. L’India, con 14 specie, è il paese con il maggior numero di uccelli inseriti nella lista, mentre le Filippine hanno il numero più elevato di uccelli endemici, nove specie. Delle 100 specie della lista solo tre si trovano in Europa.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha scoperto che le specie più rappresentative per la storia evolutiva si trovano spesso lontano dalle aree ricche di biodiversità e di conseguenza già protette da programmi di conservazione.
Il principale autore dello studio, il professor Walter Jetz dell’Università di Yale e dell’Imperial College di Londra, ha dichiarato: «Grazie all’identificazione di queste 100 specie possiamo concentrare i nostri sforzi su azioni di conservazione mirate e migliorare il monitoraggio degli uccelli in pericolo, contribuendo a preservarli per le generazioni future».
Certo, la nostra vita quotidiana non cambierebbe se si estinguessero l’ibis gigante o il kakapo. Probabilmente non verseremmo neanche una lacrima al pensiero che non c’è più neanche un esemplare di quel buffo pappagallo verde che passeggia saltellando per le foreste neozelandesi o di quel maestoso uccello nero dal becco arcuato. Ma se questi animali diventassero un giorno solo materia per paleontologi lascerebbero un vuoto incolmabile nel bizzarro e meraviglioso puzzle che è il nostro pianeta.
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