Sulle Dolomiti sono apparsi degli adesivi che invitano a riflettere sugli impatti dell’overtourism. Dopo Spagna e Grecia, il dibattito arriva anche in Italia.
Dopo lo Zambia, anche il Malawi, stretto nella morsa della siccità, ha dichiarato lo stato di calamità naturale
A distanza di un mese dall’annuncio dello Zambia, anche il Malawi ha dichiarato lo stato di calamità a causa della siccità prolungata da El Niño.
- Dopo un mese di febbraio particolarmente secco per l’Africa sub-sahariana, il Malawi dichiara lo stato di calamità naturale.
- Il suo annuncio arriva a un mese da quello del vicino Zambia.
Il Malawi ha dichiarato lo stato di calamità a causa della siccità. Ora il governo sta cercando urgentemente di ottenere aiuti e assistenza: il Dipartimento per gli affari di gestione dei disastri del Paese dell’Africa Orientale (Department of disaster management affairs) ha chiesto alla comunità internazionale di raccogliere contributi per “alleviare le sofferenze” di tutti coloro che sono stati colpiti dalla siccità in corso.
Il Malawi dichiara lo stato di calamità
L’annuncio è arrivato sabato 23 marzo, quando il presidente del Malawi, Lazarus McCarthy Chakwera, ha dichiarato lo stato di calamità a causa della siccità in corso in 23 dei 28 distretti del paese. McCarthy ha anche lanciato un appello per un “sostegno urgente” mentre il Paese è alle prese con quello che il governo ha dichiarato essere un “prolungato periodo di siccità causato da El Niño”.
El Niño, un fenomeno meteorologico che avviene naturalmente e consiste nel riscaldamento della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico centro-meridionale e orientale di almeno mezzo grado (ma può arrivare a 3-4 gradi), tende a causare un clima più caldo e una riduzione delle precipitazioni e ad aumentare il rischio di insicurezza alimentare, idrica e sanitaria.
Chakwera ha dichiarato che sono necessari oltre 200 milioni di dollari (circa 185 milioni di euro) di assistenza umanitaria. La scelta del Malawi arriva a meno di un mese di distanza dallo stesso annuncio del vicino Zambia. E non è la prima volta che accade: già nel 2016, l’allora presidente Peter Mutharika, aveva dichiarato lo stato di catastrofe naturale a causa della mancanza di precipitazioni
Il febbraio più secco degli ultimi decenni
Secondo il monitoraggio stagionale del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), l’Africa meridionale l’influenza di El Niño è associata a precipitazioni inferiori alla media e a raccolti inferiori alla media.
In un aggiornamento di febbraio, il Wfp ha dichiarato che la regione – che comprende, oltre al Malawi, Zambia, Zimbabwe e Botswana – stava vivendo il febbraio più secco degli ultimi quarant’anni e che c’erano “gravi deficit di precipitazioni” nel Malawi meridionale. Dopo Zambia e Malawi, anche lo Zimbabwe vede i suoi raccolti decimati e potrebbe essere costretto a seguire la stessa linea d’azione dei suoi vicini settentrionali.
Già a gennaio, il Wfp aveva dichiarato di essere già al lavoro con il governo dello Zimbabwe e con le agenzie umanitarie per fornire cibo a 2,7 milioni di persone che vivono nelle zone rurali del Paese. L’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, nella sua valutazione fiscale per il 2023, ha dichiarato che la regione sta affrontando un’acuta insicurezza alimentare e ha elencato “gli spostamenti indotti da conflitti e numerosi shock climatici” tra le sfide che i Paesi della regione dovranno affrontare.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Anche nel 2023 il centro e il sud America sono state le zone del mondo più pericolose per i difensori dell’ambiente, conferma la ong Global witness.
I tre Paesi del Pacifico, assediati dall’innalzamento degli oceani, hanno presentato proposta formale alla Corte penale internazionale.
Si parla per ora di 230 vittime, di cui 128 uccise da frane e inondazioni improvvise. Centinaia di migliaia di persone evacuate e danni alle fabbriche
Il 22 aprile 2021 è entrato in vigore l’accordo di Escazú, per la tutela delle persone che si battono per l’ambiente in America Latina.
Dopo il sì della Corte costituzionale, anche in Colombia può entrare in vigore l’accordo di Escazú per la tutela degli attivisti ambientali.
Il rapporto di Legambiente conferma lo stato critico del mare italiano, tra abusi edilizi, sversamenti, pesca illegale e cattiva gestione dei rifiuti.
Dom Phillips e Bruno Pereira, giornalista e avvocato che indagavano i traffici nell’Amazzonia brasiliana, sono stati uccisi il 5 giugno 2022. Dopo due anni, le indagini subiscono un duro colpo.
L’alluvione a San Felice a Cancello, in Campania, conferma la fragilità del nostro territorio. Ma le misure di prevenzione stentano ad arrivare.