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Un’installazione artistica pone l’accento sulle condizioni di salute del mar Morto. Un tentativo per chiedere un cambiamento a gran voce.
Più di 200 volontari hanno posato nudi e verniciati di bianco nei pressi della città israeliana di Arad, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul deterioramento delle condizioni del mar Morto. Tutto è avvenuto domenica 17 ottobre da un’idea dell’artista americano Spencer Tunick. Il progetto fa parte di un’iniziativa nata per sostenere l’istituzione del Museo del mar Morto proprio nella città israeliana di Arad.
I volontari, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, sono stati disposti in file lungo un tratto di deserto vicino al mar Morto. Nudi, pitturati di bianco e a picco su un mare che perde, goccia dopo goccia, il suo patrimonio idrico.
Quello che colpisce è il fatto che sono stati colorati di bianco. Il motivo di questa decisione? Tunick, attraverso questa scelta, voleva ricordare la storia di Lot narrata nella Bibbia.
In questo brano si racconta che tutti gli abitanti di Sodoma erano inospitali perché così era richiesto dal codice legale. Un giorno, Dio inviò due angeli travestiti da uomini per distruggere Sodoma, ma Lot li invitò a casa sua e gli servì del cibo contravvenendo alla legge. Sua moglie non appoggiava questa decisione e, quando le venne chiesto di procurare del sale, siccome in casa non ne avevano, andò a chiederlo di porta in porta ma, allo stesso tempo, raccontò a tutti le azioni del marito. Il mattino dopo, quando Sodoma stava per essere distrutta, gli angeli salvarono Lot e la sua famiglia perché avevano fatto una buona azione nei loro confronti. Mentre scappavano, però, gli angeli li avvisarono di non guardare la città poiché era inappropriato vedere la sofferenza altrui. Solo la moglie di Lot si girò a guardare e, per questo, venne trasformata in una statua di sale.
Proprio qui si nasconde il messaggio provocatorio: quanti tra noi verrebbero trasformati in statue di sale? Quanti avrebbero il coraggio di voltarsi a guardare quello che stiamo facendo alla nostra Terra?
Non è la prima volta che l’artista porta centinaia di persone sulle rive del bacino idrico più salino del mondo. Infatti, nel 2011 ha visto la partecipazione di 1.200 persone mentre nel 2016 di 15. Ma, sebbene il numero di modelli sia variato negli anni, l’obiettivo è sempre stato lo stesso: mostrare il cambiamento del paesaggio scatto dopo scatto.
Il mar Morto si trova tra Israele e Giordania e la sua fonte d’acqua primaria è il fiume Giordano, uno dei più importanti bacini fluviali del Medio Oriente, da cui dipende la vita di più di sette milioni di persone. Negli ultimi tre decenni, però, il livello dell’acqua del mare è calato di quasi 30 metri. Ogni anno si ritira di circa un metro creando migliaia di doline ossia pericolose cavità che si aprono nel terreno e, già nei primi anni 2000, gli attivisti avevano previsto che il mar Morto sarebbe scomparso entro il 2050 se il livello dell’acqua fosse continuato a scendere.
I motivi sono principalmente due. Innanzitutto, Israele, Giordania e Siria stanno deviando il fiume per accaparrarsi una sempre più elevata quantità d’acqua. In secondo luogo, gli effetti del riscaldamento globale che si traducono in desertificazione si stanno facendo sentire sempre di più.
“Spero che questo progetto rappresenti l’organismo come un agente di cambiamento che porterà l’attenzione sui problemi ambientali dell’area del mar Morto”, ha affermato Tunick. Vedere e parlarne è quello che spetta a noi; diventare statue di sale. Tenere questi problemi sotto i riflettori prima che il mar Morto diventi tale.
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