
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Le mascherine e i guanti usa e getta utilizzati durante la pandemia di coronavirus sono stati ritrovati sulle rive dei fiumi, mettendo a rischio la sicurezza delle acque.
Con l’esplosione della pandemia di coronavirus a fine febbraio 2020, l’utilizzo di mascherine e guanti monouso è aumentato esponenzialmente. Gli scienziati della fondazione Tara, impegnata nello studio degli impatti dei cambiamenti climatici sugli oceani, hanno rinvenuto questi oggetti divenuti ormai di uso comune, abbandonati sulle rive e nelle acque di sette fiumi europei, deteriorati e pericolosamente nocivi per l’ambiente.
Durante il mese di giugno “abbiamo trovato mascherine e guanti lungo il corso di sette tra i maggiori fiumi europei e adesso ci preoccupa il futuro”, ha dichiarato Romy Hentinger, portavoce di Tara, alla radio francese France Inter, sottolineando che la mascherina usa e getta è fatta di polipropilene ed è molto sottile, quindi si frammenta facilmente e non è biodegradabile. “È preoccupante. Possiamo solo immaginare che altri [guanti e mascherine, ndr] abbiano già raggiunto il mare”, ha spiegato.
La fondazione Tara ha recentemente concluso uno studio sui nove maggiori fiumi europei (Tamigi, Elba, Reno, Senna, Ebro, Rodano, Tevere, Garonna e Loira) per misurare la concentrazione di microplastiche. La spedizione è stata condotta da maggio a novembre 2019 e ha rivelato la presenza di queste componenti nel 100 per cento dei campioni prelevati, dimostrando che le particelle si separano prima di raggiungere il mare e non si degradano per l’azione dei raggi Uv o dell’acqua salata, contrariamente a quanto si pensava. “Ora aspettiamo i risultati finali degli esperti che stanno ancora finendo di analizzare i campioni”, ha concluso Hentinger.
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