Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Massimiliano Unere. Il cambiamento culturale passa anche dal caffè biologico Lavazza Alteco
Diffondere consapevolezza e promuovere un cambiamento culturale tra le persone anche grazie al caffè Lavazza Alteco: sono questi gli obiettivi di Massimiliano Unere, titolare della Latteria 2.0. Ci ha raccontato la sua storia.
Uno stile retrò, un arredamento anni ’50 e un’offerta bio e a km zero: sono queste le caratteristiche della Latteria 2.0, il locale aperto un anno fa da Massimiliano Unere a Borgio Verezzi (SV) con l’intento di riproporre, in chiave moderna, il sapore dei bar latteria “di una volta”. Da poco entrato a far parte del progetto LifeGate Café, il network selezionato di locali che promuove la qualità della vita nel rispetto dell’ambiente, Massimiliano ci ha raccontato le ragioni della sua (più che convinta) scelta di sostenibilità.
Come nasce la Latteria 2.0?
Volevo ispirarmi alle botteghe di un tempo, ai bar latteria presenti nelle città del nord Italia negli anni ‘50 e ‘60. Il nostro claim è ‘Oggi come allora’: vorremmo che questa versione 2.0 del locale di quartiere fosse la versione moderna di quello che rappresentavano questi locali, e cioè un punto di ritrovo per giovani e famiglie.
Com’è la filosofia del suo locale? E come vengono scelti gli ingredienti?
Si tratta di un white bar, cioè di un locale in cui non vengono servite bevande alcoliche, ma la varietà dell’offerta riguarda solo i prodotti dolciari. Qui tutto viene preparato in modo artigianale e sul momento nel nostro laboratorio a vista. Insieme alla caffetteria tradizionale con il caffè Lavazza Alteco biologico e alla caffetteria speciale, offriamo ogni tipo di latte: oltre a quello vaccino, abbiamo il latte di mandorla, di riso, di soia, tutti bio. Questo perché, anche se il consumo di questi latti speciali è aumentato tra le persone, nei bar si trovano ancora poco. Serviamo anche yogurt, torte fatte in casa, ciambelle, croissant, plumcake, meringhe farcite, pasticceria secca, waffle, crêpes, gelati artigianali bio, centrifugati di frutta e verdura a km zero. Abbiamo deciso di acquistare le materie prime dai contadini a noi vicini, sia per motivi ambientali, sia per valorizzare e supportare il nostro territorio. Per tutti gli altri ingredienti, come per esempio la farina, prediligiamo la filosofia della filiera corta. Cerchiamo fornitori vicini.
Cosa vuol dire per lei gestire un locale in modo sostenibile?
Per me significa sensibilizzare in primis il team di lavoro e promuovere costantemente e giornalmente la cultura del risparmio energetico, attraverso l’uso di lampadine LED a basso consumo, un utilizzo oculato dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento, e un corretto conferimento dei rifiuti. Una buona raccolta differenziata è fondamentale per un locale come il nostro. Sembra poco, ma invece è un’operazione importantissima. E poi abbiamo deciso di arredare la Latteria 2.0 con materiali ecocompatibili, come il legno o il pallet. Abbiamo contattato un fornitore di stoviglie ecologiche, per ridurre l’impatto di coppette e vaschette d’asporto dei gelati, e stiamo facendo realizzare menù in carta ecologica. È vero che queste operazioni hanno un costo, ma penso possa valerne la pena: rappresentano un bel messaggio che contribuisce a sensibilizzare il pubblico. Insomma, ce la stiamo mettendo tutta.
Cosa significa per lei aver aderito al progetto LifeGate Café?
Significa promuovere un cambiamento culturale. Adottare comportamenti sostenibili non deve essere visto come un costo, ma come un’opportunità. Considerare la sostenibilità come una scelta dai costi elevati è solo un pregiudizio. In realtà comporta risparmi sul lungo periodo e vantaggi nei confronti della clientela che è sempre più informata e consapevole delle problematiche ambientali.
Cosa pensano i suoi clienti di Lavazza Alteco?
I miei clienti sono molto attenti e quindi apprezzano moltissimo il caffè biologico e tutta la filosofia del locale. Vengono anche dai paesi limitrofi per conoscerci. Raccontiamo spesso la storia del caffè Lavazza Alteco, parlando di come viene prodotto e di chi lo produce. Quella del caffè bio è una realtà poco conosciuta. Sono contenti.
Con la sua scelta di sostenibilità pensa di riuscire a modificare il comportamento dei clienti?
Assolutamente sì. Un bar è un locale pubblico: in quanto tale, siamo tenuti a diffondere la cultura ambientalista. Il cambiamento climatico è reale ed è un problema. Ha un impatto sul nostro presente: quello dell’aumento degli eventi estremi, qui in Liguria, è un argomento che conosciamo bene, purtroppo. Oggi più che mai l’ambiente va capito, va tutelato, e ciascuno nel proprio piccolo deve contribuire a diffondere questa consapevolezza tra le persone.
Il cambiamento culturale passa da Lavazza Alteco
Per Massimiliano Unere, proporre dolci biologici e prodotti a km zero significa promuovere un cambiamento culturale verso un mondo più sostenibile e sicuro. Cambiamento che, secondo il gestore della Latteria 2.0 è già in atto. Gli danno ragione i dati: secondo l’ultimo Osservatorio sullo stile di vita sostenibile realizzato da LifeGate in collaborazione con Eumetra MR, per esempio, le persone che in Italia considerano la sostenibilità come un tema davvero sentito sono ormai il 56 per cento, in crescita. Anche per questo motivo, la sua scelta di aderire a LifeGate Café e di servire Lavazza Alteco, un caffè buono, coltivato senza pesticidi, 100 per cento da agricoltura biologica e certificato UTZ, è più che attuale… 2.0!
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