Nei Paesi Bassi è nata la competizione “Tegelwippen”, che ha l’obiettivo di rimuovere pavimentazioni artificiali per sostituirle con terra e piante.
I monaci tibetani piantano alberi contro la deforestazione
15 mila nuovi alberi piantumati per ripristinare una zona prima ricca di foreste. Dagli anni ’80 decine di ettari son stati rasi al suolo.
La descrivono come una zona incontaminata, un vero paradiso terrestre i tibetani che lì ci vivevano. Ma dopo l’occupazione non è più così. Alberi e legname sono stati sfruttati per anni, tanto da far sparire intere foreste. Però, dallo scorso 18 aprile, i monaci del monastero Dzogchen nella regione dello Sichaun, insieme alla comunità tibetana, hanno iniziato a piantare migliaia di nuovi alberi, per riforestare le colline attorno al luogo di preghiera.
Nuovi alberi per proteggere l’ambiente
Avviata dal lama Tenzin Lungtok Rinpoche la campagna di riforestazione prevede di piantare almeno 15 mila alberi “per combattere il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente”, riporta una fonte anonima sentita da Rfa (Radio free asia). La zona boschiva infatti è stata pesantemente deturpata fin dagli anni ’60. Interi declivi oggi sono brulli, deserti, non più in grado di trattenere l’acqua e termoregolare l’ambiente circostante.
La Cina “ha visto nelle grandi foreste di Kham una risorsa gratuita da sfruttare, senza nemmeno la necessità di costruire strade”, ha dichiarato Gabriel Lafitte, australiano esperto della regione. “L’alternativa più semplice è stata quella di radere al suolo interi pendii dal basso fino alla cima e far rotolare i tronchi degli alberi fino ai fiumi sottostanti”. Dalla fine degli anni ’90 il taglio è vietato, ma poco o nulla è stato fatto per ripristinare la zona.
La preoccupazione del Dalai Lama
Anche la massima autorità spirituale tibetana si dice preoccupata per come è oggi la terra natia. Racconta che “qualche migliaio di tibetani provenienti dall’India sono andati a far visita alle proprie terre. Quando sono tornati, hanno tutti raccontato la stessa storia. Hanno detto che circa quaranta o cinquanta anni fa c’erano enormi foreste che coprivano le loro aree d’origine. Ora tutte queste montagne ricche di boschi sono diventate calve come la testa di un monaco”.
Il Dalai Lama parla di cambiamento climatico e di cicli naturali modificati, così come accade quando interi habitat vengono distrutti. Non solo Amazzonia o Sumatra, quindi. “La deforestazione su larga scala in Tibet è una questione di grande tristezza. Non è solo triste per quell’area, che ha perso la sua bellezza, ma anche per la popolazione locale, che ora ha difficoltà a raccogliere legna da ardere”, spiega il Dalai Lama. “La deforestazione dell’altopiano tibetano, secondo gli esperti, cambierà la quantità di riflessione dalla neve nello spazio (le zone boschive assorbono più radiazione solare) e questo influenzerà il monsone nei prossimi anni, non solo in Tibet, ma in tutte le aree circostanti”. Spiegando ancora una volta come sulla Terra sia tutto in perfetto equilibrio.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Con un grande progetto di ripristino, Baltimora vuole riportare in salute oltre 200mila metri quadrati di zone umide lungo 18 km di costa.
Il riscaldamento globale ha spinto la Federazione internazionale dello sci e l’Organizzazione meteorologica mondiale a firmare un protocollo d’intesa.
Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.