Una riforma cinese mette a rischio l’habitat degli ultimi panda giganti

Gli ultimi panda giganti rimasti in libertà potrebbero essere ulteriormente minacciati a causa di una riforma cinese che ammette la vendita a scopo commerciale del 15 per cento del loro habitat naturale.   L’avvertimento arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pechino che ha cercato di capire quali possano essere gli effetti della Forest

Gli ultimi panda giganti rimasti in libertà potrebbero essere ulteriormente minacciati a causa di una riforma cinese che ammette la vendita a scopo commerciale del 15 per cento del loro habitat naturale.

 

L’avvertimento arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pechino che ha cercato di capire quali possano essere gli effetti della Forest tenure reform, una legislazione adottata dal governo nel 2008 ma che solo quest’anno è entrata in vigore in alcune province cinesi. La riforma consente la vendita fino a 1,8 milioni di chilometri quadrati di foreste che appartengono alle comunità locali, pari al 15 per cento delle foreste della Cina che ancora ospitano i panda.

 

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Le conseguenze della riforma

La ricerca pubblicata su Conservation Letters ha dato vita a quattro scenari possibili. “Il peggiore è che tutto il 15 per cento venga venduto” ha detto Li Zhang a capo del gruppo. “Un altro è che l’habitat rimasto invenduto diventi talmente frammentato da isolare i cuccioli di panda, bloccando la diffusione dei geni tra loro” e quindi l’evoluzione della specie.

 

Gli alberi potrebbero essere usati per produrre legna da ardere, ma anche per attività diverse dalla produzione di legname, come ad esempio per aumentare il turismo nell’area secondo Wan Hui, direttore del programma per la conservazione dei panda gigante di Wwf Cina.

 

La soluzione c’è

Un’alternativa secondo i ricercatori ci sarebbe. Il governo dovrebbe pagare agli attuali proprietari o ai possibili acquirenti una cifra pari a 1,3 miliardi di dollari per far sì che l’area non venga frammentata e al suo interno possano essere realizzati programmi di conservazione e tutela dell’habitat. Una cifra verosimile visto che la Cina ha speso negli ultimi dieci anni circa 100 miliardi di dollari per programmi di riforestazione e tutela volti a compensare l’aumento delle emissioni di CO2.

 

Ancora meglio sarebbe applicare la stessa politica anche ad aree vicine in modo da consentire ai panda di crescere di numero e tornare a popolare zone che in passato appartenevano loro. Zhang ha calcolato che se questo avvenisse, la popolazione di panda in libertà potrebbe crescere del 40 per cento dagli attuali 1.600 esemplari rimasti e darebbe una spinta al programma di compensazione della CO2 nel rispetto delle comunità locali. Il tutto con un investimento di 3,7 miliardi di dollari.

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