Tra gli ortaggi di primavera, i ravanelli spiccano per le peculiarità organolettiche e le proprietà sorprendenti. Vediamo perché fanno bene e come proporli a tavola.
Carne senza antibiotici? Una scelta che non fa la differenza
CIWF Italia onlus spiega perché la dicitura “senza antibiotici” su carne e uova è fuorviante e perché rispetto all’antibiotic free è meglio scegliere prodotti biologici.
La convinzione diffusa è che sia preferibile acquistare carne e uova senza antibiotici perché sono prodotti di maggiore qualità e con minor rischi sanitari. Secondo Ciwf Italia, organizzazione internazionale per il benessere animale, invece le cose non starebbero esattamente così. “L’antibiotic free è l’ennesima operazione di marketing ad opera di grandi realtà del settore della grande distribuzione e della produzione – ha dichiarato la direttrice Annamaria Pisapia – che attraverso claim fuorvianti inducono i consumatori a spendere di più per prodotti che nella stragrande maggioranza dei casi non garantiscono maggiore benessere o animali più sani. La onlus ha dunque diffuso alcuni falsi miti da sfatare sui prodotti antibiotic free, spesso provenienti da allevamenti intensivi non diversi da tutti gli altri, invitando a preferire prodotti di animali allevati all’aperto e in modo biologico per cui vengono dichiarati chiaramente i miglioramenti degli allevamenti.
Diciture fuorvianti
La percezione è che la carne che riporta la dicitura “senza antibiotici” non contenga residui di tali farmaci. In realtà la mancanza di residui vale per qualsiasi tipo di carne in commercio, in quanto per legge, dopo la somministrazione degli antibiotici, bisogna effettuare alcuni giorni di sospensione in cui gli animali non ricevono antibiotici prima di essere macellati. La scritta, quindi, indica nello specifico che la carne proviene da animali allevati senza uso di antibiotici. Inoltre, anche la dicitura “senza l’uso di antibiotici negli ultimi quattro mesi” è fuorviante perché nella maggior parte degli allevamenti di suini e bovini è molto frequente che gli antibiotici non vengano usati negli ultimi quattro mesi di vita degli animali, indipendentemente dal fatto che la carne sia etichettata “senza antibiotici” o meno. La gran parte degli antibiotici viene infatti impiegata quando gli animali sono giovani, soprattutto nelle fasi intorno allo svezzamento o a seguito di viaggi su lunghe distanze. A questo proposito, non si hanno precisazioni su quanti e quali antibiotici siano stati somministrati agli animali nei primi giorni di vita e fino ai tempi di sospensione indicati in etichetta. E non vengono fornite informazioni neanche sull’uso “collaterale” di antibiotici, cioè quelli somministrati agli animali che vengono esclusi dalla filiera “antibiotic free” perché si sono ammalati e hanno dovuto ricevere dei trattamenti.
Niente antibiotici non vuol dire miglior benessere
Secondo Ciwf Italia, non è detto che gli animali allevati senza antibiotici siano più sani. A meno che non sia chiaramente indicato in etichetta, è possibile che nessun miglioramento di benessere animale sia connesso con l’antibiotic free. Addirittura può essere che, soprattutto nel caso di bovini e suini, si provi a ritardare le cure per mantenere il capo all’interno di una filiera che rende di più, perché più costosa al consumatore. Meglio dunque scegliere la carne proveniente da razze più robuste (come quelle a lento accrescimento nel caso dei polli) e quella di animali allevati in condizioni migliori. Il paradosso, infine, è che per compensare il mancato uso di antibiotici, spesso si ricorra ad altri farmaci. Sempre nel caso dei polli, per esempio, il disciplinare per l’antibiotic free ammette l’uso di farmaci chiamati coccidiostatici ionofori, che hanno anche una funzione antimicrobica e il cui uso su larga scala, proprio come nel caso degli antibiotici, può causare l’insorgenza di fenomeni di resistenza al loro utilizzo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La produzione alimentare industriale ha portato a diete ricche di grassi, sale e zuccheri aggiunti e povere di micronutrienti. Il libro “trappole alimentari” aiuta a prenderne consapevolezza e a rimediare.
Una sfogliata di pasta fillo con un delizioso contrasto dolce salato, dovuto alla presenza dei cipollotti caramellati e del camembert .
Non è raro che i cibi importati vengano segnalati per allerte alimentari. Per gli agricoltori italiani gli alimenti prodotti all’estero dovrebbero seguire lo stesso percorso di qualità per salute e ambiente.
Il maggior produttore al mondo di cacao annuncia un aumento del costo del prodotto, sempre più minacciato dal clima.
Questi pancake salati con piselli ed erbe sono frittelline vegetariane cotte in padella, profumate di curcuma e croccanti grazie alla presenza dei semi.
Il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura ha varato una revisione della Politica agricola comune per venire incontro alle proteste degli agricoltori.
A livello globale, il cibo sprecato equivale a un miliardo di pasti al giorno, mentre sono 783 milioni le persone che soffrono la fame.
Le coltivazioni di banane sono minacciate dagli eventi estremi che compromettono i raccolti. La risposta alla crisi è puntare sulle diverse varietà.