
Il 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle torbiere. Un’occasione per parlare di questi ecosistemi poco conosciuti e silenziosi, ma fondamentali per il clima, l’acqua, la biodiversità e la memoria del nostro Pianeta.
Ogni azione che compiamo durante la giornata emette CO2. Con il progetto Impatto Zero di LifeGate puoi calcolarne la quantità, ridurla, ma persino… farti perdonare per quella che ancora produci.
C’è chi sostiene che il proprio destino sia già scritto e chi, al contrario, è convinto che ogni giorno somigli a Bandersnatch, l’episodio della nota serie Black Mirror che ha un finale diverso a seconda delle scelte compiute dallo spettatore. Nessuno può dire con assoluta certezza quale sia la verità, ma di una cosa siamo sicuri: l’impatto sull’ambiente di ognuno di noi varia radicalmente a seconda delle decisioni prese quotidianamente. Vediamo come provandoci a mettere nei panni di un millennial.
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Suona la sveglia. Premo il tasto “posponi” e mi giro dall’altra parte. Quando squilla di nuovo, non ho più scuse: mi dirigo assonnata verso la cucina. Non vedo l’ora che arrivino le prime arance, così a colazione potrò bere una bella spremuta. Per il momento mi devo accontentare di una fetta di crostata ai mirtilli che ho preparato qualche giorno fa: buona, ma un po’ troppo cotta. Mi consolo pensando che, come disse nel film Sabrina il barone St. Fontanel, “una donna felice in amore lo brucia il soufflé, ma una donna infelice… ahimè! Si dimentica di accendere il forno”. Ancor più mi riempie di soddisfazione la consapevolezza che, consumando soltanto prodotti biologici, evito l’emissione di 147 chilogrammi di CO2 ogni anno. Anzi, l’alimentazione vegetariana mi consente di risparmiarne addirittura 500 chili nello stesso periodo di tempo. Tolgo dal frigo il pranzo pronto da mettere nello zaino: penne con pomodorini e melanzane.
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Ora, però, devo darmi una mossa. Di fronte all’armadio, panico. Come mi vesto? Adesso la mattina fa freschino, quindi potrei approfittarne per indossare il giacchino rosa che ho scovato nei giorni scorsi al mercatino dell’usato. Perfetto. Non riesco a credere che il settore tessile produca 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente l’anno, cioè più emissioni dei voli internazionali e della navigazione marittima. Mi lavo, mi vesto: sono pronta.
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Lo sguardo mi cade sulle chiavi dell’auto abbandonate sulla mensola dell’ingresso. Che tentazione… ma so benissimo che con la bici risparmio in un anno 250 chili di CO2. Perciò, si parte! Mentre pedalo penso che dovrei convincere anche il mio ragazzo a cambiare abitudini. Ma lui viaggia molto ed in certi casi la macchina risulta indispensabile… per fortuna guida un modello ibrido. Tagliando 500 chili di CO2 l’anno. Mi sento rincuorata. Qualche metro ancora e varco la soglia dell’ufficio. In redazione ancora non c’è nessuno. Accendo la luce, e la mia giornata ha inizio. Sapendo che grazie all’energia da fonti rinnovabili eliminiamo tantissima CO2: se in casa una famiglia composta da sole due persone può tagliarne 1.380 chili ogni dodici mesi, figuriamoci un’intera società.
A questo punto entreranno in scena i pessimisti, affermando che in alcuni casi non è possibile ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Ad esempio quando si tratta di viaggiare da un continente all’altro, dovendo necessariamente ricorrere all’aereo (a meno che non si voglia imitare Greta Thunberg ed attraversare l’Atlantico in barca a vela). Ma è qui che fa il suo ingresso anche Impatto Zero®, il progetto di LifeGate che consente di calcolare, ridurre e, soprattutto, compensare le emissioni di CO2 generate dalle attività di persone o enti, eventi e prodotti, organizzazioni e aziende.
È nato nel 2002: praticamente ha la stessa età dei giovani che da mesi scendono nelle piazze di tutto il mondo per chiedere ai governi azioni contro il riscaldamento globale. Può essere loro alleato in questa battaglia. Ha rappresentato la prima iniziativa in Italia per l’attuazione volontaria del Protocollo di Kyoto, redatto nel 1997 per poi entrare in vigore nel 2005. Tramite Impatto Zero®, è possibile calcolare le proprie emissioni quotidiane, così da capire come ridurle. Quelle che non si possono tagliare, vanno compensate attraverso l’acquisto di crediti di carbonio (carbon credit) generati grazie ad attività di riforestazione, cioè la piantumazione di alberi su terreni diboscati, oppure di afforestazione, che intervengono su suoli mai stati forestali; o ancora tramite la tutela di parchi e riserve naturali.
LifeGate è tra i fondatori ed è ancora parte attiva dei progetti in Italia, Costa Rica e Madagascar. Gli ultimi due paesi godono di un clima particolarmente favorevole alla crescita degli alberi; ad assorbire le più grandi quantità di CO2 sono quelli che ancora non hanno raggiunto la fase matura. In Lombardia le aree coinvolte sono il Parco del Ticino e quello del Rio Vallone; in provincia di Roma la Riserva naturale della valle dell’Aniene, oltre al parco regionale di Veio. Le altre foreste in crescita si trovano in Bolivia, Nuova Zelanda e nella Repubblica di Panama. I carbon credit possono derivare inoltre da progetti riguardanti le fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico: in Cambogia si promuove l’introduzione di nuove stufe da cucina così da ridurre l’utilizzo di legname; in India la distribuzione di energia pulita prodotta grazie all’impianto eolico situato nello stato del Gujarat.
Se ancora non è sufficiente, analizziamo qualche dato. Dalla sua nascita ad oggi, Impatto Zero® ha permesso di compensare 298 milioni di chilogrammi di CO2, pari all’impatto medio di 132.990 famiglie di tre persone, lo stesso generato da 597.124 auto diesel con percorrenza media di 10mila chilometri annui. Ed ha garantito la tutela di 70 milioni di metri quadrati di foreste in Italia e nei paesi di via di sviluppo, l’equivalente di oltre 9.312 campi da calcio. Considerando che nel 2017 il mondo ha perso un’area forestale grande quanto un campo da calcio al secondo, che quest’anno l’Amazzonia, di cui LifeGate protegge 560 ettari con l’aiuto della comunità di San Pedro, brucia senza sosta, e notando come la siccità e le fiamme stiano tingendo la Terra di sfumature autunnali, quelli ottenuti sono davvero risultati significativi. A questo punto, non resta che una cosa da fare: impugnare il telecomando e decidere che finale dare alla puntata. Un inverno senza vita, oppure una frizzante primavera?
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