L’acqua ci disseta, ma garantisce anche la sicurezza alimentare. La sua assenza è motivo di conflitti, la sua gestione fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. Se ne discute al Water watch summit, organizzato da MM spa e Fondazione Feltrinelli.
Oggi siamo al #WaterWatchSummit2018, punto d’arrivo del percorso tracciato dagli eventi della Centrale dell’acqua di Milano. Vari attori della società contemporanea si riuniscono in Fondazione Feltrinelli per parlare di cibo e, soprattutto, di acqua. https://t.co/6LyqOoLuih#CAMipic.twitter.com/ZfBmvnQ6tU
Le contraddizioni nella gestione delle risorse idriche
Fortunatamente, il numero di persone che hanno accesso all’acqua potabile è cresciuto di 2,6 miliardi dal 1990 al 2015. Tuttavia, gli abitanti di Città del Capo in Sudafrica sopravvivono con 50 litri al giorno, contro una media mondiale di 185 e quella italiana di 241. In 25 nazioni sub-sahariane le donne spendono ancora 16 milioni di ore al giorno per procurarsi l’acqua. Nel nostro paese, ne perdiamo ogni anno il 41,4 per cento a causa delle falle nella rete idrica.
Le conseguenze della scarsità d’acqua
La scarsità d’acqua causa drammatiche conseguenze, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Prima di tutto, ha un grosso impatto sui piccoli agricoltori, dai quali dipende ancora oggi gran parte del nostro sostentamento, dato che forniscono l’80 per cento del cibo consumato dagli abitanti dei paesi in via di sviluppo. In secondo luogo, “può essere uno dei fattori scatenanti di un conflitto. La guerra in Siria, per esempio, è stata preceduta da una siccità che ha colpito il paese dal 2006 al 2011”, spiega Ania Grobicki, responsabile della gestione delle risorse idriche per la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile della Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura).
Al Water watch summit si cercano possibili soluzioni
Siccità e desertificazione sono fra gli effetti del riscaldamento globale. Fenomeno altrettanto ingiusto, secondo Caterina Sarfatti: “Sono pochi privilegiati a emettere la maggior parte delle emissioni, ma sono i più poveri e vulnerabili ad essere più a rischio”, ha affermato la senior manager di C40 cities nel primo dibattito del Water watch summit. “La corretta gestione delle risorse idriche è una strategia fondamentale di adattamento ai cambiamenti climatici”.
Per una gestione ottimale è necessario agire su più fronti. La settimana scorsa il Parlamento europeo ha approvato una profonda revisione della direttiva del ’98 sull’acqua potabile, con l’obiettivo di renderla più accessibile e più sicura, grazie all’aggiornamento degli standard di qualità affinché tengano conto di possibili contaminazioni da sostanze chimiche o microplastiche. “Va sottolineato che questa revisione della direttiva nasce anche dall’input ricevuto dall’iniziativa Right to water dei cittadini, firmata da 1,8 milioni di persone. È un esempio molto bello di cittadinanza attiva”, ha dichiarato Bruno Marasà, responsabile dell’Ufficio d’informazione del Parlamento europeo a Milano.
Ecco perché è importante che nessuno di noi si arrenda, ma continui a far sentire la propria voce con coraggio ed entusiasmo. È evidente che la voglia di apportare un contributo sia tanta: lo dimostra il fatto che, dalla sua apertura, 12.455 persone abbiano visitato la Centrale dell’acqua di Milano. È uno spazio che vuole dare a questa risorsa la visibilità che merita, “un luogo per la città, per i cittadini, per dibattere temi di interesse comune”, racconta Stefano Cetti, direttore generale di MM spa – società che distribuisce ogni anno 230 milioni di metri cubi d’acqua al Comune di Milano.
Confronto e dialogo sono gli stessi obiettivi di Fondazione Feltrinelli, che ha ospitato il Water watch summit “in qualità di piattaforma di condivisione delle problematiche e identificazione delle soluzioni”. Lo ha chiarito il segretario generale, Massimiliano Tarantino. I presupposti per un cambiamento reale ed un mondo più giusto ci sono, basta abbracciarli con prontezza e senza timore.
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