
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
I Pfas sono dappertutto, anche alle isole Svalbard. E, con la fusione dei ghiacci, possono contaminare l’ecosistema entrando nella catena alimentare.
Li chiamano forever chemicals, sostanze chimiche eterne: sono i Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), composti chimici pericolosi ampiamente usati nell’industria per decenni. Ma c’è anche chi propone di ribattezzarli everywhere chemicals, perché ormai si trovano davvero dappertutto. Perfino nei ghiacci delle isole Svalbard, cioè le terre abitate più a nord della Terra. È quanto emerge da uno studio pubblicato nella rivista Science of the total environment.
Con la sigla Pfas ci si riferisce a un insieme di oltre 12mila sostanze chimiche che dagli anni Cinquanta in poi sono state impiegate per la fabbricazione di innumerevoli prodotti di largo consumo, in virtù della loro capacità di rendere i materiali impermeabili all’acqua e ai grassi. Quando si sono iniziati a scoprire i loro effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute, in molti casi era troppo tardi. Perché questi composti hanno un’altra caratteristica: una stabilità termica e chimica che li rende estremamente resistenti ai naturali processi di degradazione.
Svariate ricerche scientifiche hanno riscontrato un legame tra l’esposizione degli esseri umani ai Pfas e l’insorgere di svariate malattie croniche e degenerative alla tiroide, al fegato, ai reni e non solo. Un problema sanitario che tocca da vicino anche l’Italia, perché decine di migliaia di cittadini del Vicentino li hanno bevuti insieme all’acqua di rubinetto per anni, senza sospettarne i rischi.
I ricercatori, che fanno capo a diverse università europee tra cui quella di Oxford, si sono chiesti se e quanto i Pfas fossero presenti anche nell’Artico. Per scoprirlo hanno analizzato un campione di ghiaccio di circa 12 metri scelto nella remota calotta di Lomonosovfonna, nelle isole Svalbard, a metà strada tra la Norvegia e il Polo nord. Ne hanno cercati 45 e ne hanno trovati 26. 26 diversi composti chimici che, con la fusione dei ghiacci, possono raggiungere la tundra e i fiordi artici.
Ciò significa che possono entrare nella catena alimentare, a partire dal plancton passando poi per i pesci, le foche e gli orsi polari. D’altra parte, un precedente studio li aveva già trovati nel sangue degli orsi polari. Considerato che le temperature nell’Artico crescono più velocemente rispetto alla media globale, accelerando anche la fusione dei ghiacci, è molto probabile che questa migrazione di contaminanti assuma dimensioni considerevoli. Con un impatto ancora da valutare.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
È aumentato il numero di Comuni italiani sui cui territori sono presenti spiagge alle quali è stata riconosciuta la Bandiera blu.
Che fine fa il vetro, quando si rompe? Se lo trattiamo bene, è uno dei pochi materiali che non vedrà mai la discarica. Qui vi raccontiamo come e perché. Con l’aiuto di CoReVe.
Nasce il Parco nazionale del Matese, la 25esima area protetta italiana che ospita un’enorme biodiversità tra Campania e Molise.
Il 6 maggio l’Italia ha già consumato tutte le risorse naturali rinnovabili che le spettano per l’intero 2025: è l’Overshoot day del nostro paese.
Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa indica per la prima volta una situazione globale “difficile”. Male l’Italia.
Combattimenti tra animali, caccia al trofeo e allevamento in gabbia: nessuno degli emendamenti che avrebbero contrastato queste pratiche è stato approvato dalla maggioranza di Governo in Parlamento.
Mentre l’Europa prende tempo per stringere i controlli contro il commercio illegale di legno, Albania, Bosnia e Macedonia del Nord provano a cogliere l’opportunità per fare passi avanti.
Un’immersione a oltre 5.000 metri di profondità ha svelato un fondale pieno di plastica e rifiuti: la Calypso deep, nel cuore del Mediterraneo, si conferma uno dei luoghi più inquinati degli abissi marini.