
Le comunità energetiche rinnovabili sono indispensabili per la transizione ecologica e hanno vantaggi ambientali, economici e sociali. Ecco come funzionano.
Per sostenere la transizione energetica verso fonti di energia pulita, è sufficiente impiegare una piccola parte degli attuali sussidi ai combustibili fossili.
Se il 10 per cento dei sussidi ai combustibili fossili fosse destinato al sostegno delle fonti rinnovabili potremmo ripagare l’auspicata transizione energetica verso fonti più pulite, avere elettricità più economica e, soprattutto, centreremmo gli obiettivi climatici. Parola dell’International institute for sustainable development (Iisd), think thank americano che si occupa di fornire soluzioni per i problemi ambientali del Ventunesimo secolo. Secondo l’istituto, infatti, basterebbe destinare una piccola parte dei 372 miliardi di dollari che in questo momento vanno a finanziare i combustibili fossili per soddisfare la produzione globale di energia elettrica tramite energia pulita.
Carbone, petrolio e gas, quindi, stanno ricevendo oltre 370 miliardi di dollari all’anno di contributi pubblici, rispetto ai 100 miliardi destinati alle energie rinnovabili. Il rapporto evidenzia come uno “scambio di sussidi” potrebbe non solo rendere possibile la “green transiction”, ma anche far risparmiare denaro ai contribuenti. “Spesso i sussidi per i combustibili fossili sono inefficienti, costosi per i governi e minano le alternative pulite”, afferma Richard Bridle, Senior policy advisor dello Iisd. Se consideriamo che l’energia verde è già oggi competitiva in assenza di sussidi, “tutti i paesi dovrebbero identificare quali swap possono dare avvio alla transizione energetica”, conclude Bridle.
La fine dei sussidi per i combustibili fossili è stata a lungo considerata vitale per affrontare l’emergenza climatica: già nel 2009 le nazioni del G20 si erano impegnate per eliminarli gradualmente, ma i progressi sono stati limitati. A maggio 2019 il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha attaccato i sussidi, dicendo: “Quello che stiamo facendo è usare il denaro dei contribuenti per aumentare gli uragani, diffondere siccità, sciogliere i ghiacciai, sbiancare i coralli. In una parola: distruggere il mondo”. Ora l‘analisi in questione mostra come il reindirizzamento di alcuni dei sussidi per i combustibili fossili potrebbe decisamente ribaltare l’equilibrio a favore dell’energia verde e rendere il consumo dell’elettricità più economico e allo stesso tempo spingere la società verso un futuro più sostenibile.
Pochi sono i metodi per ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera in grado di far risparmiare soldi ai governi. Per Ipek Gençsü dell’Overseas development institute (Odi), altro think thank che ha collaborato allo studio, questo è l’unico esistente: “Rimuovere i sussidi ai combustibili fossili per incanalarli verso l’energia pulita aiuterebbe a garantire gli obiettivi climatici”, ha affermato Gençsü. “Un ulteriore vantaggio sono i benefici sociali ed economici, come la riduzione dell’inquinamento atmosferico e della spesa sanitaria”.
Al momento sono 112 le nazioni che stanno sovvenzionando i prezzi dei combustibili fossili. Secondo Iisd, se 20 paesi che destinano grandi aiuti a questo tipo di fonti spostassero dal 10 al 30 per cento di questi verso le energie rinnovabili si avrebbe una riduzione delle emissioni globali compresa tra l’11 e il 18 per cento. La fine dei sussidi, oltre a ridurre le emissioni globali di circa un quarto, dimezzerebbe il numero di morti precoci a causa dell’inquinamento atmosferico.
Gli autori dello studio ci tengono a sottolinerare come l’interruzione di questi sussidi genererebbe, nel breve termine, aumenti di prezzo considerevoli per l’energia, creando ai governi difficoltà politiche non di poco conto. Per questo Gençsü sostiene che i governi debbano garantire che le persone più vulnerabili non siano influenzate negativamente dai cambiamenti. “Allo stesso tempo vale la pena perseverare perché in ballo c’è la salvezza dell’umanità”, ha concluso lo studioso.
La buona notizia è che, nel concreto, lo scambio tra i due tipi di combustibili è già in atto: dal 2008, gli investimenti annuali globali nel campo delle rinnovabili sono stati maggiori di quelli basati sui combustibili fossili. Nel 2014, la capacità di installazione di fonti rinnovabili ha superato quella fossile. E in questo i paesi in via di sviluppo ci forniscono il buon esempio: l’India ha ridotto dal 2014 a oggi i sussidi al petrolio del 75 per cento, liberando fondi per sostenere lo sviluppo delle industrie dell’eolico e del solare e creando in pochi anni oltre 400mila posti di lavoro.
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