Con un grande progetto di ripristino, Baltimora vuole riportare in salute oltre 200mila metri quadrati di zone umide lungo 18 km di costa.
I DeProducers suonano davanti al Global seed vault, il più grande deposito di semi del mondo nelle isole Svalbard
È stato costruito per salvarci dalle crisi alimentari, per questo i DeProducers hanno deciso di celebrare il Global seed vault, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, con un video musicale. E per ricordarci che forse è in pericolo.
I DeProducers, collettivo musicale che concepisce la scienza come poesia, hanno deciso di suonare davanti al Global seed vault per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione delle specie vegetali. “Siamo convinti che uno dei compiti dell’arte sia quello di accendere un riflettore su azioni positive. Il deposito di semi internazionale è infatti un luogo sconosciuto ai più ma fondamentale per la sopravvivenza della vita sul pianeta”, concordano i membri della band – Vittorio Cosma (collaboratore di Elio e le storie tese), Riccardo Sinigallia (già produttore dei Tiromancino), Gianni Maroccolo (membro fondatore dei Litfiba) e Max Casacci (fondatore dei Subsonica).
“Abbiamo suonato semplicemente quello che è uscito dai nostri strumenti ghiacciati e collegati a piccoli amplificatori a pile”. Il brano fa parte dell’album Botanica, realizzato con la collaborazione del neurobiologo italiano Stefano Mancuso, che ha dimostrato che le piante sono creature intelligenti, e dell’azienda Aboca, che vende prodotti di origine vegetale per la salute e il benessere.
Leggi anche: Il Paradiso di Frassina: il vigneto che ascolta Mozart
https://youtu.be/4nZCra3WjNA”]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Cos’è il Global seed vault
È stato definito “l’arca di Noè della biodiversità” e il caveau della vita vegetale sulla terra: il Global seed vault è il più grande deposito di semi del mondo e si trova sull’isola norvegese di Spitsbergen, nell’arcipelago delle Svalbard. Qui vengono conservate le sementi delle più importanti specie vegetali del pianeta tra cui riso, mais, frumento, manioca, patate, mele e noci di cocco; al momento ci sono 890mila campioni. L’obiettivo è quello di preservarne il patrimonio genetico e di garantire la sopravvivenza degli esseri umani in caso di una crisi alimentare globale. Nel 2016, ad esempio, la Siria ha chiesto di prelevare alcuni semi per ripristinare le risorse andate distrutte durante la guerra civile.
Leggi anche:
- Lo Svalbard global seed vault funziona. Chiesti alcuni semi dalla Siria
- Seeds of time, il documentario sui semi da salvare
- Gli alberi entrano a far parte della banca dei semi delle Svalbard
Il deposito può resistere a una guerra nucleare, ma è minacciato dallo scioglimento dei ghiacci
L’edificio è progettato per resistere persino ad un’eventuale guerra nucleare: è stato costruito dentro una montagna, ci sono spesse porte d’acciaio ricoperte di ghiaccio e le pareti sono in calcestruzzo armato. Eppure, c’è qualcosa che si è rivelato in grado di costituire una minaccia: gli effetti dei cambiamenti climatici. Il terreno delle Svalbard è caratterizzato dalla presenza del permafrost, uno strato perennemente ghiacciato tipico delle regioni artiche.
Il 2016, però, è stato l’anno più caldo della storia e le temperature sono aumentate anche nelle regioni più fredde: questo ha causato il parziale scioglimento del permafrost e piogge abbondanti al posto delle nevicate, tanto che l’acqua è riuscita a penetrare nel Global seed vault. Fortunatamente si è trasformata in ghiaccio prima di raggiungere i semi, che non hanno subito danni. Si teme, però, che le conseguenze potrebbero essere ben più gravi nel caso in cui il terreno dovesse cedere.
In ogni caso, il Global seed vault ci salverà dalle crisi alimentari
Il deposito è comunque affidabile. “Se anche tutto il ghiaccio del mondo dovesse sciogliersi e ci fosse il più grande tsunami della storia proprio di fronte al Global seed vault”, l’edificio resterebbe comunque ben al di sopra del livello del mare: “forse non sarebbe facile arrivarci ma i semi sarebbero al sicuro”, ha assicurato Cary Fowler, impegnato nella conservazione della diversità genetica delle sementi. Non dobbiamo preoccuparci, ma è comunque ironico il fatto che il caveau sia minacciato proprio dagli stessi pericoli che potrebbero condurci ad aver bisogno di prelevare i semi: la siccità, le inondazioni che sono effetti dei cambiamenti climatici e privano l’uomo delle risorse alimentari.
Il Global seed vault è stato costruito in previsione del futuro, allo stesso modo dobbiamo agire oggi per ridurre l’inquinamento e proteggere il pianeta per le generazioni a venire. I DeProducers, al contrario, hanno improvvisato la loro canzone, lasciando che fossero la bellezza del paesaggio circostante e l’importanza del luogo a ispirarli.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il riscaldamento globale ha spinto la Federazione internazionale dello sci e l’Organizzazione meteorologica mondiale a firmare un protocollo d’intesa.
Sull’isola di Spitsbergenin, nell’arcipelago artico delle Svalbard, a circa mille chilometri a nord della Norvegia, esiste un luogo dove tutti i semi del mondo vengono conservati e custoditi, una sorta di arca di Noè delle sementi per un futuro, neanche troppo lontano, in cui ci sarà bisogno di riscoprire varietà andate perdute per colpa, tra
Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.