L’Italia che vince è quella che investe nella cultura e nella coesione, secondo Symbola

Solo se dà valore alle sue eccellenze l’Italia si dimostra competitiva nel mondo. Se ne parlerà con Fondazione Symbola a Treia (Macerata) dal 3 al 7 luglio.

È la cultura che ci rende forti. Non è un auspicio idealistico, ma il risultato di un’analisi tutta economica sul nostro paese, che trova fondamento nella concretezza dei numeri. La porta avanti dal 2011 Fondazione Symbola e la sua nuova edizione, appena pubblicata, mette in luce alcuni risultati di tutto rispetto.

Il sistema produttivo culturale e creativo italiano genera 92 miliardi di euro e ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia. Ciò significa che, per ogni euro prodotto, se ne attivano 1,8 in altri settori. Così facendo si arriva a un totale di 255,5 miliardi di euro, vale a dire il 16,6 per cento del valore aggiunto nazionale. Il primo beneficiario è il turismo: ben il 38,1 per cento della spesa turistica del Belpaese è trainata dalla cultura e dalla creatività.

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Gallerie degli Uffizi, Firenze. In Italia, secondo il report “Io sono cultura” della Fondazione Symbola, il 38,1 della spesa turistica è legata alla cultura © Matteo Lezzi / Unsplash

Le cifre più importanti del report “Io sono cultura” di Symbola

L’edizione 2018 del report “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” è stata elaborata da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche. Questo lavoro passa al vaglio i cinque macro-settori del nostro sistema produttivo culturale: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive, a cui si aggiungono le imprese creative-driven, cioè quelle che impiegano in maniera strutturale le professioni culturali e creative.

mario cucinella smartown installazione
Design e architettura made in Italy valgono 8,6 miliardi di euro. In foto, Smartown, l’installazione di Mario Cucinella all’orto botanico di Brera in occasione della Milano Design Week 2018, vista di notte © LifeGate

Questo sistema nel 2017 ha dato lavoro a più di un milione e mezzo di persone, il 6,1 per cento degli occupati in Italia, creando un valore aggiunto che cresce del 2 per cento rispetto all’anno precedente. Le imprese del comparto sono 414.701, il 6,7 per cento del totale delle attività economiche italiane, e più di 52mila sono fondate da donne (il settore più rosa in assoluto è l’editoria). Nella geografia dell’economia culturale nostrana domina Milano, che da sola ospita circa il 10 per cento delle imprese e dei posti di lavoro.

Ma quali sono, nello specifico, i settori più vivi? Il rapporto mette in rilievo il mondo dell’architettura e del design, che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto e dà impiego a 153mila persone, e quello della comunicazione, con i suoi 4,8 miliardi di euro generati e i 107mila addetti. L’editoria e la stampa in Italia valgono circa 13,8 miliardi di euro, superando di poco videogiochi e software, a quota 12 miliardi.

A Treia, dal 3 al 6 luglio, per parlare dell’Italia di cui andare fieri 

Abbiamo una maniera di produrre che spesso sottovalutiamo, perché tendiamo a leggerci con gli occhi delle agenzie di rating e gli algoritmi degli economisti. E allora uno non riesce a capire perché l’Italia ce la fa”. Una sorta di paradosso del calabrone, insomma: tutte le condizioni sembrano sfavorevoli, ma l’Italia riesce lo stesso a volare. Questo, però, solo se scommette su quegli elementi che la rendono unica. “Se vogliamo competere con il Guangdong e con i paesi emergenti sul basso costo, sulle grandi quantità e sull’indebolire i diritti, perdiamo”. Nel dna del nostro paese c’è qualcosa di molto diverso: “L’Italia rende competitiva la storia, la natura, la cultura, la coesione, la comunità”.

Sono le parole di Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ai margini della conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2018 del Festival della Soft Economy e del Seminario Estivo. Un seminario che sceglie come tema centrale “coesione è competizione”. Secondo Realacci è proprio questa la chiave di lettura giusta per “affrontare le paure e le disuguaglianze di questi tempi scommettendo sulla nostra anima, sulle cose che ci rendono unici”.

L’appuntamento è a Treia, un incantevole borgo in provincia di Macerata. Si inizia il 3 luglio con il Festival della Soft Economy, una tre giorni che dedicherà ampio spazio alla sfida della ricostruzione delle zone del centro Italia flagellate dal terremoto. Lanciando una scommessa, quella di raccogliere le macerie lasciate da una sciagura e trasformarle in una grande opportunità per lo sviluppo sostenibile. A seguire, venerdì 6 e sabato 7 luglio, il seminario estivo, che come ogni anno coinvolge un parterre di ospiti illustri dal mondo dell’imprenditoria, delle associazioni, della politica, dell’università.

Foto in apertura © Luca Micheli / Unsplash

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