Dal 31 dicembre 2021 entrerà in vigore la tassonomia europea sulla finanza sostenibile: una definizione e classificazione condivisa di quali attività economiche sono ambientalmente e socialmente compatibili. Convinta del fatto che la possibilità di consultare una lista di investimenti sostenibili renda più semplice contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, la Commissione europea punta ad affermare la propria leadership mondiale nella definizione di norme internazionali per la finanza verde.
The EU’s Taxonomy is a tool for classifying green economic activities, which will continue to develop and evolve in line with new policies and new evidence.
Perché l’Ue spinge la tassonomia sulla finanza sostenibile
Smuovere capitali privati, creando condizioni trasparenti ed eque a favore di attività responsabili, è considerata dall’Ue la via cardine per spingere lo sviluppo economico sostenibile e raggiungere l’obiettivo della carbon neutrality entro il 2050.
Una volta a pieno regime, la tassonomia europea da un lato individuerà le imprese che sono attente a ridurre il proprio impatto ambientale e, dall’altro, proteggerà gli investitori privati dall’ecologismo di facciata (il cosiddetto greenwashing). Eviterà così la frammentazione del mercato e sposterà gli investimenti dove servono, in piena armonia con la più ampia strategia europea sulla finanza e le obbligazioni verdi. Un utile strumento anche per i governi che hanno il compito di orientare i flussi di investimenti nelle attività che favoriscono il passaggio da un mix energetico basato sulle fonti fossili a uno basato sulle rinnovabili.
Alla ricerca di criteri tecnici condivisi
Dal Piano d’azione sulla finanza sostenibile, lanciato a marzo 2018 dall’esecutivo europeo per definire un set di regole condivise, i lavori a Palazzo Berlaymont si sono concentrati sulla classificazione di attività economiche rispettose del territorio. Non è impresa da poco riuscire a uniformare criteri e metodologie tra gestori finanziari, fondi di investimento e agenzie di rating Esg di tutta Europa.
Il 2020 è stato un anno cruciale per l’elaborazione dei criteri tecnici volti a definire un’impresa come sostenibile, tra cui ad esempio la quantità massima di anidride carbonica che un’attività può produrre. A luglio è entrato in vigore il regolamento sulla tassonomia europea e nel corso dell’anno sono state redatte due bozze degli atti delegati contenenti questi criteri tecnici.
La prima è stata pubblicata dal Technical expert group on sustainable finance (Teg), un gruppo di 35 esperti e oltre 100 consulenti individuati nel 2019 dalla Commissione europea, e la seconda dallo stesso esecutivo. Quest’ultima conteneva le prime due serie di criteri tecnici ma, aperta alla consultazione pubblica, ha ricevuto oltre 46mila risposte e sollevato critiche soprattutto tra dieci Paesi: Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
La pubblicazione finale dei criteri, prevista per il 1° gennaio 2021, è così slittata. A giugno del 2021 è stato adottato formalmente l’atto delegato approvato nell’aprile dello stesso anno con i criteri tecnici riguardanti i primi due obiettivi ambientali della tassonomia, cioè la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
We need to build back greener!
New rules will make it clearer for companies and investors to know whether their investments are sustainable.
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) April 21, 2021
Al centro dei lavori
Fuori dal testo dello scorso giugno restano l’agricoltura, il gas, che la proposta di aprile considerava un investimento sostenibile se rispettoso di una serie di condizioni, e il nucleare. Inclusi invece i settori bioenergie e silvicoltura.
Nel 2022 è atteso un secondo atto delegato per i restanti quattro obiettivi ambientali previsti dalla tassonomia:
uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine;
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