![Cancellare il debito per tutelare il pianeta: come funzionano i debt for nature swap](https://cdn.lifegate.it/P1WVcE8r8LYmv1FnAKd21oiEUFA=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/seychelles.jpg, https://cdn.lifegate.it/zfYxei2rpCG_TRiteRHLXEmOiJ4=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/seychelles.jpg 2x)
Condonando parte del loro debito estero, i debt for nature swap sbloccano risorse che i paesi emergenti reinvestono nella tutela del territorio.
La transizione da un modello economico lineare a uno circolare deve rispettare alcuni principi fondamentali. Concetti chiave riportati nel libro a tema scritto da Emanuele Bompan.
L’economia lineare ci sta trascinando sull’orlo del collasso ambientale. Caratterizzata da abbondanza di prodotti e mercati saturi, dagli albori della Rivoluzione industriale è scandita dall’assunto “produci-consuma-dismetti”. La sua essenza sta compromettendo la capacità dell’ambiente di auto-organizzarsi in cicli virtuosi, impattando negativamente sui servizi ecosistemici indispensabili alla salute e alla prosperità della popolazione mondiale. L’unica soluzione per provare a contenere il danno ambientale e a garantire la disponibilità mondiale di risorse, in progressiva diminuzione, è transire a un’economia circolare, a basso contenuto di carbonio.
Nel mondo solo nel 2020, per dare qualche numero, sono state consumate 100,6 miliardi di tonnellate di fonti primarie contro i 27 miliardi del 1970, riporta il Circle economy nel Circularity gap report. Le stime, tali perché oggi non esiste una metrica, dicono che ogni anno i rifiuti solidi urbani prodotti raggiungono le 2 miliardi di tonnellate, principalmente cibo, carta e plastica. Se si riuscisse a rivalutare “il potenziale economico degli output che oggi costituiscono una mera esternalità negativa”, ossia scarti, rifiuti, inutilizzato e non riparato, si potrebbe alimentare un “sistema industriale rigenerativo e ricostitutivo” con conseguente riduzione dei costi sanitari, spiega il giornalista ambientale e direttore di Materia Rinnovabile Emanuele Bompan nella versione aggiornata dello stimolante volume “Cosa è l’economia circolare”. La riduzione del costo economico dei rifiuti, che l’economia circolare rende desueti, va cercata in “una responsabilità legale estesa del produttore” che “fornirebbe gli incentivi finanziari”, aggiunge Bompan.
L’economia circolare prevede di ridurre la quantità di materie prime inserite nel sistema, ridisegnare beni e cicli manifatturieri, allungare il tempo di vita del prodotto e garantire la riparabilità dei beni e la permanenza nel sistema economico, così da evitare il rilascio nell’ambiente di sostanze inquinanti come le microplastiche. Un modo per avere un prodotto che riciclo dopo riciclo acquista valore. Alle aziende si aprono molteplici opportunità: dall’offerta di prodotti come servizi agli accordi di performance.
La plastica e la plastica post consumo, ad esempio, si inseriscono perfettamente in questo nuovo flusso economico. “La plastica è un materiale prezioso che non va sprecato. Oggi è largamente impiegata negli imballaggi e negli oggetti usa e getta, come bicchierini e forchette o bottiglie in Pet. Invece, deve essere usata per produrre beni utili, riutilizzabili e condivisibili”, commenta a LifeGate Emanuele Bompan. “Soprattutto, va incrementata la percentuale di rifiuti plastici correttamente recuperati e riciclati. Purtroppo, in Italia soffriamo la carenza impiantistica e le lacune tecnologiche di alcuni impianti di trattamento”.
“Già nella progettazione bisogna evitare plastiche che non possono essere correttamente riciclate”, sottolinea Bompan, “la materia riciclata deve essere sempre riciclabile: capita che l’accoppiamento con determinati materiali crei problemi nel riutilizzo”.
La pandemia da Covid-19 “va vista come un’opportunità storica per guidare il mondo in direzione della sostenibilità”, scrive nel suo contributo la ricercatrice e attivista Ilaria Nicoletta Brambilla, e dell’equità. Le imprese hanno gli strumenti per affrontare con più coraggio la sfida epocale della transizione ecologica. Il 37 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovranno essere destinati agli obiettivi climatici, in linea con il Green deal europeo. In più, con il Circular economy action plan del marzo 2020 la Commissione europea ha presentato azioni concrete per stimolare il passaggio a un’economia circolare.
In Italia sempre più aziende, dalle Pmi alle multinazionali, in particolare della plastica, decidono di ripensare il proprio sistema di business. Nonostante ciò, c’è molto da fare per riuscire ad adottare una visione integrale dell’economia circolare, supportati anche da professionisti e manager dalle competenze circolari e trasversali.
Il volume di Bompan propone una breve guida che concentra l’esperienza di oltre 200 casi studio e aiuta ad aprire la mente a questo flusso di pensiero. Suggerisce di partire da un’analisi generale del Life cycle assessment dei processi produttivi, grazie allo strumento online circular economy toolkit, e di fissare obiettivi e valori. Poi di stilare una roadmap e condividerne gli obiettivi con tutta la forza lavoro. La fase successiva prevede di ragionare su “tutte le cascate della materia” e spingersi con l’analisi “magari per 20-30 cicli di materia, specie se di origine biologica o complessa”.
“Al cuore dell’economia circolare poi c’è il design attento dei cicli biologici e tecnologici” che “deve tenere conto delle analisi preliminari per ottimizzare i processi”. Così da fare upcycle e “realizzare prodotti che, ciclo dopo ciclo, acquisiscano un valore superiore” senza impattare sullo stock energetico e idrico. Infine, coinvolgere soci, clienti, lavoratori e fornitori, perché “l’interdipendenza dei cicli riduce l’isolamento delle imprese”. Per concludere con il monitoraggio delle performance e la condivisione dei valori. Solo così si riesce ad aderire all’emozionante transizione circolare.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Condonando parte del loro debito estero, i debt for nature swap sbloccano risorse che i paesi emergenti reinvestono nella tutela del territorio.
Quello di Taylor Swift è un fenomeno che sembra non esaurirsi mai. Ma che eredità ci lascerà la cosiddetta Swiftonomics?
Il progetto LIFE New4Cartridges, coordinato da Eco Store, si concentra sul mercato delle cartucce d’inchiostro per dare vita a un approccio sostenibile.
Il rinnovo dell’adesione al progetto Bee my Future di LifeGate rafforza l’impegno del Gruppo Germinal nei confronti della tutela delle api, in linea con la filosofia dell’azienda improntata alla sostenibilità.
Di fronte alla crisi di reperimento dei talenti, le aziende scoprono nella sostenibilità una chiave vincente per attrarre giovani professionisti. Ma l’impegno verso un percorso sostenibile deve essere autentico, per essere efficace.
Per le aziende è imprescindibile affermare la propria identità (brand identity). Il digitale permette loro di innovarsi abbattendo gli sprechi.
Gruppo Aeffe presenta il suo approccio responsabile al business per concretizzare l’impegno nella transizione ecologica, senza rinunciare all’efficienza.
Torino sceglie di puntare su imballaggi riutilizzabili nei supermercati e sul cibo per raggiungere la neutralità climatica.
La formazione sui temi ESG ha ricadute positive sul business: migliora la gestione dei rischi, la motivazione dei dipendenti e molto altro. Tutto a beneficio dell’azienda.