
L’ultimo attacco, nel sud della Striscia di Gaza, ha causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Israele continua a usare la fame come arma contro i palestinesi.
Il miliardario americano ha spiegato che, in caso di elezione, approverà “certamente” il devastante super-oleodotto tra Canada e Usa.
“Il Keystone XL? Lo approverò certamente, a condizione che ci diano la nostra parte della torta”. Sorride, Donald Trump, mentre esce allo scoperto su un altro tema caldo delle presidenziali Usa del 2016, ovvero il gigantesco oleodotto che dovrebbe trasportare il “petrolio più sporco del mondo” (secondo la definizione di Greenpeace), quello delle sabbie bituminose, dalla provincia canadese dell’Alberta fino al Texas. Un progetto che è stato osteggiato con forza, invece, dall’attuale presidente americano Barack Obama.
Il magnate statunitense ha espresso il proprio punto di vista sul progetto parlando dalla città di Bismark, nel Nord Dakota: “Lo voglio vedere costruito. E voglio che una parte dei benefici vada agli Stati Uniti. È così che renderemo di nuovo ricca l’America”, ha dichiarato.
Proprio ieri Trump ha rivendicato di aver raggiunto la quota di delegati necessaria per ottenere l’investitura automatica da parte del partito repubblicano. Un’informazione confermata dal conteggio tenuto dall’agenza Associated Press: l’imprenditore potrebbe davvero diventare il prossimo presidente degli Usa. E una sua eventuale elezione nel prossimo novembre potrebbe rivelarsi una catastrofe per l’ambientalismo mondiale.
La posizione del miliardario sull’ecologia, infatti, è semplice: “Non credo ai cambiamenti climatici, è solo una questione meteorologica”, ha dichiarato alcuni mesi fa. Mentre quattro giorni dopo il disastro di Fukushima spiegò di essere “un grande sostenitore dell’energia nucleare”. Più di recente, poi, ha affermato di non essere “un grande fun” dell’Accordo di Parigi.
Sortite che a quanto pare hanno suscitato notevole imbarazzo e preoccupazione nella comunità internazionale. Mentre i paesi firmatari dell’intesa raggiunta al termine della Cop 21 di Parigi sono riuniti a Bonn, in Germania, nel tentativo di rendere operative le promesse avanzate nella capitale francese, al presidente del Gruppo dei paesi africani, Seyni Nafo è stata posta la seguente domanda: “Qual è a suo avviso il principale ostacolo che potrebbe incontrare l’Accordo?”. Sincera e disarmante la risposta: “Che Trump vinca le presidenziali!”.
Si potrebbe infatti verificare nuovamente la stessa situazione dell’epoca di George W. Bush, che si rifiutò nel 2001 di ratificare il protocollo di Kyoto (facilitando così anche il “no” di Canada, Giappone e Russia). Secondo le diplomazie internazionali, tuttavia, stavolta anche un’America guidata da Trump non potrebbe bloccare totalmente il processo: “Potrebbe però ritardarlo”, osserva ancora Nafo. Anche smantellando le politiche pro-ambiente faticosamente approvate dall’amministrazione Obama negli ultimi anni.
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L’ultimo attacco, nel sud della Striscia di Gaza, ha causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Israele continua a usare la fame come arma contro i palestinesi.
Benché non si tratti di caldo record, il servizio meteorologico americano ha deciso di diramare un’allerta in Alaska: “Una presa di coscienza”.
Centinaia di aerei militari israeliani hanno bombardato siti militari e nucleari dell’Iran. Netanyahu ha detto che l’operazione sarà lunga e ora si attende la risposta dell’Iran.
Una serie di operazioni anti-immigrazione hanno causato proteste a Los Angeles. Donald Trump ha risposto con l’invio dell’esercito, alzando la tensione.
A bordo della Madleen, gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, c’erano pacchi di aiuti umanitari e l’attivista Greta Thunberg. L’equipaggio è in stato di fermo in Israele.
La misura è stata annunciata il 4 giugno dal presidente Trump. Per l’Onu è un provvedimento discriminatorio e che suscita preoccupazioni.
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
Dall’Unione europea al Regno Unito, passando per il Canada, crescono le misure diplomatiche contro Israele. Che però va avanti con il genocidio a Gaza.
Dall’Africa all’Amazzonia, con un bianco e nero più vivo di ogni colore ha raccontato bellezze e fragilità del mondo. E dell’uomo che ci si muove dentro.