Come il welfare aziendale può ridurre la disoccupazione giovanile

L’Italia è il secondo paese europeo per tasso di disoccupazione, appositi progetti di welfare aziendale possono contrastare questa tendenza.

L’obiettivo del welfare aziendale, quel complesso di erogazioni e prestazioni che un’azienda riconosce ai propri dipendenti, è di migliorare la vita privata e lavorativa dei lavoratori. Potrebbe tuttavia aiutare anche chi ancora un lavoro non ce l’ha, contribuendo a contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile, particolarmente allarmante in Italia. È quanto emerso da studio commissionato da Jointly, società specializzata nella gestione delle risorse umane e nel welfare aziendale.

Ragazza con espressione triste davanti alla propria abitazione
L’Italia è il terzo Paese al mondo con il più alto disallineamento tra scelte di studio dei giovani e le esigenze del mercato del lavoro e il 45% dei diplomati, potendo tornare indietro, compierebbe una scelta diversa © Ingimage

Perché c’è tanta disoccupazione

Tra le cause dell’estesa disoccupazione giovanile, che in Italia ha raggiunto il 32,8 per cento, il dato peggiore nell’Unione europea dopo quello della Grecia, ci sarebbe l’elevato disallineamento tra le scelte di studio dei giovani e le esigenze del mercato del lavoro. Significa che molti giovani, oltre il 60 per cento, non sanno che relazione ci sia tra quello che studiano e le possibilità occupazionali che ne conseguono. Per ridurre questo sbilanciamento tra le carenze e eccedenze di competenze, è possibile adottare una serie di misure incentrate sull’istruzione, la formazione e lo sviluppo delle competenze dei dipendenti.

Un aiuto alle famiglie

Un esempio in tal senso è il progetto di welfare aziendale Push to open lanciato da Jointly, che ha l’obiettivo di supportare le famiglie nei momenti della scelta di scuole superiori e università. Il progetto è infatti indirizzato a genitori e figli e si prefigge di aiutarli a sviluppare le competenze necessarie per scegliere in modo informato, consapevole e efficace.  Decidere il futuro del proprio figlio, già a partire dai 12 anni, è compito tutt’altro che semplice ma sempre più importante, specie alla luce dell’attuale mutevole contesto socioeconomico.

I benefici del welfare inclusivo

Per valutare l’effettiva efficacia del progetto, giunto alla quinta edizione, Jointly ha sviluppato in collaborazione con Bdo Italia un apposito studio, il Social impact report. I risultati confermano che “sviluppare un sistema di welfare inclusivo e generativo in qualsiasi campo innesca un circolo virtuoso che genera risultati positivi nei confronti del sistema Paese, ha un impatto significativo sul futuro e la sostenibilità della nostra società e migliora il ruolo delle famiglie”, si legge in un comunicato diffuso da Jointly.

Giovani studenti utilizzano un microscopio durante la lezione
Push to open è un progetto di welfare aziendale dedicato ai collaboratori con figli tra gli 11 e i 18 anni. Fornisce ai genitori e ai figli strumenti concreti per orientarsi e scegliere il percorso di studi e lavoro con consapevolezza © Ingimage

I risultati del progetto

Il progetto Push to open è estremamente apprezzato, almeno stando alle dichiarazioni dei genitori di figli adolescenti coinvolti. Il 98 per cento ha infatti dichiarato di aver soddisfatto le proprie aspettative e di essere stato in grado di aiutare concretamente il proprio figlio a fare una scelta. Ancora più importante, per il 93 per cento dei ragazzi partecipanti il programma ha avuto un impatto concreto sulla scelta. L’iniziativa, secondo quanto dichiarato dai giovani, è stata importante per aiutarli ad assumere una maggiore consapevolezza di sé e a vedere con maggior chiarezza il mondo del lavoro, rendendoli capaci di scegliere con consapevolezza.

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