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A due anni dall’inizio del conflitto, le ong accusano l’embargo imposto dall’Onu nell’aprile del 2015: “Si è trasformato in un blocco sul cibo”.
Almeno 7.700 morti, di cui 1.546 bambini, e tre milioni di profughi. I numeri della guerra nello Yemen – troppo spesso dimenticata dai media internazionali, concentrati soprattutto sullo scacchiere siriano – sono quelli di una catastrofe umanitaria. Che va avanti ormai da due anni, ovvero dal 26 marzo del 2015, data di inizio del conflitto.
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“Ormai almeno 19 milioni di persone necessitano nel paese di aiuti umanitari e di protezione – ha spiegato al quotidiano francese Le Monde la direttrice generale della ong Action contre la faim, Véronique Andrieux. A Hodheida (città di 400mila abitanti affacciata sul Mar Rosso, ndr) un bambino su tre è malnutrito. Ma malgrado le apparenze, sono le decisioni politiche che affamano la popolazione”.
L’attivista ha puntato infatti il dito contro l’embargo sulle armi a destinazione dei ribelli sciiti houti e dei loro alleati, imposto dalle Nazioni Unite nell’aprile del 2015: “Nel 2014 lo Yemen ha importato il 90 per cento delle sue derrate alimentari via mare. L’embargo sulle armi si è trasformato in un blocco aereo e marittimo quasi totale, che ha limitato enormemente le importazioni di beni di prima necessità, cibo incluso”. Di qui l’accusa diretta ai paesi che sostengono la coalizione militare alleata dell’Arabia Saudita (Stati Uniti, Francia e Regno Unito), impegnata nel conflitto: “Devono smetterla di sfuggire alle loro responsabilità. Se verrà bloccato anche il porto di Hodheida, la crisi umanitaria, già generalizzata, si aggraverà ancor di più. Nello scorso gennaio il prezzo del grano risultava già più elevato del 32 per cento rispetto a prima della guerra”.
Le ong sottolineano poi che dall’inizio del conflitto ad oggi, Usa e Gran Bretagna hanno trasferito all’Arabia Saudita armi per un valore di più di cinque miliardi di dollari. “Si tratta di dieci volte il totale degli aiuti versati o previsti nello stesso periodo per lo Yemen dai due paesi, pari a 450 milioni di dollari. Le armi sono state utilizzate per commettere palesi violazioni dei diritti umani e hanno accelerato la catastrofe umanitaria”, ha dichiarato Amnesty International.
L’associazione ha perciò lanciato un appello alla comunità internazionale affinché avvii “un’inchiesta internazionale credibile sui crimini commessi da tutte le parti in conflitto” e assuma “decisioni immediate per bloccare l’afflusso di armi nella zona”.
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Nel frattempo, nello Yemen il perdurare della guerra rende impossibile proseguire una vita normale. Tra le gravi conseguenze della situazioni di crisi c’è anche l’impossibilità per i bambini di proseguire gli studi: “Con la guerra – hanno sottolineato le Nazioni Unite – i casi di descolarizzazione sono raddoppiati. Abbiamo di fronte a noi una generazione intera che rischia di essere perduta: 3,5 milioni di giovani, in uno dei paesi più poveri del mondo”, ha denunciato Shabia Mantoo, portavoce locale dell’Alto commissariato Onu per i Rifugiati.
Finora, infatti, 1.640 scuole sono state distrutte, rese inutilizzabili o trasferite ai militari per farne delle caserme. Si tratta del dieci per cento del totale delle strutture presenti nella nazione mediorientale. Secondo l’Unicef, inoltre, ben 212 attacchi armati hanno colpito direttamente gli edifici scolastici, provocando anche la morte di decine di alunni.
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