Migliaia di indigeni manifestano a Brasilia per i loro diritti, le loro terre e contro Bolsonaro

Aprile è il mese della resistenza e della lotta indigena. In migliaia hanno marciato a Brasilia per la protezione dei loro diritti e contro le politiche di Bolsonaro.

I popoli indigeni rappresentano solo il 5 cento della popolazione mondiale, ma proteggono più dell’80 per cento della biodiversità globale. In pratica, se non ci fossero loro molto probabilmente non saremmo qui. Sono i guardiani del nostro pianeta.

E non solo, soltanto con loro possiamo sperare di avere un futuro: cioè di raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti dall’Accordo di Parigi e assicurarci un pianeta vivibile. Infatti, le terre dei popoli indigeni sono enormi serbatoi di carbonio, i carbon sink, che sequestrano e trattengono grandi quantità di CO2. Stiamo parlando ovviamente delle foreste, che sono vergini o gestite con pratiche tradizionali: quindi in modo sostenibile, anzi, naturale. Come l’Amazzonia, il famoso polmone verde della Terra.

Le proteste dei popoli indigeni a Brasilia
Un membro del popolo indigeno Kuikuro prende parte a una danza durante le manifestazioni a Brasilia, l’8 aprile 2022 © Andressa Anholete/Getty Images

I migliori guardiani della Terra

Contro la crisi climatica sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare: tagliare le emissioni di CO2 e proteggere la biodiversità. Per questo proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali è cruciale.

Nei territori gestiti dai popoli indigeni il tasso di deforestazione è di quasi il 30 per cento più basso che in altre zone. Si pensi che l’80 per cento di tutte le terre indigene che si trovano in Brasile, Colombia, Perù e Messico hanno come caratteristica principale l’essere dei serbatoi di carbonio. È facile capire perché, quindi, questi quattro paesi generino solo il 5,1 per cento dei gas serra globali, stoccandone invece il 28 per cento.

E se, ad esempio, in Perù dovesse venire a mancare questa capacità di assorbire CO2 da parte delle foreste gestite dagli indigeni, bisognerebbe togliere dalle strade tutti i veicoli in circolazione nel paese.

Le proteste dei popoli indigeni a Brasilia
Migliaia di indigeni da tutto il Brasile si ritrovano a Brasilia, capitale del Brasile, per l’evento annuale chiamato Terra Livre, per chiedere più protezione dei loro diritti e territori © Andressa Anholete/Getty Images

Le minacce ai popoli indigeni

Eppure, questi territori sono sotto scacco e questi serbatoi naturali rischiano di sparire, ma soprattutto questi popoli rischiano l’estinzione, così come le loro culture e il loro sapere.

Le minacce principali sono legate allo sviluppo insostenibile e allo sfruttamento incontrollato delle risorse. Agli indigeni vengono sottratte le proprie terre per aprire miniere, per tagliare gli alberi e far spazio alle piantagioni, per costruire dighe o per scavare alla ricerca di giacimenti di petrolio.

E qui la domanda sorge spontanea: ma se le terre appartengono agli indigeni, perché avviene tutto ciò?

I popoli indigeni dovrebbero essere consultati preventivamente, e dovrebbero dare il loro consenso, come previsto dalla convenzione sui diritti dei popoli indigeni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). “Dovrebbero” perché questo accade raramente.

Le proteste dei popoli indigeni a Brasilia
La convenzione sui diritti dei popoli indigeni prevede che vengano consultati preventivamente e che diano il loro consenso a qualsiasi attività sui loro territori © Andressa Anholete/Getty Images

E chi si oppone a questa sottrazione indebita, rischia la propria vita. Nel 2021 sono stati uccisi 358 attivisti nel mondo, praticamente uno al giorno.

Ne sono testimonianza le lotte in tutto il mondo, le cause intentate in tribunale o le notizie di violazioni dei diritti di questi popoli. Come in Brasile, dove la più grande riserva indigena del paese è minacciata da una miniera d’oro illegale.

Sempre il Brasile è il simbolo della lotta indigena, perché il presidente Jair Bolsonaro vuole sempre più miniere e deforestazione nei territori ancestrali e per questo è anche accusato di genocidio.

Le proteste dei popoli indigeni a Brasilia
Le proteste contro il presidente Jair Bolsonaro davanti al Congresso nazionale d Brasilia, il 9 aprile 2022 © Andressa Anholete/Getty Images

Abril indigena: aprile è il mese dei popoli indigeni

Questo mese si celebra l’Abril indigena, l’aprile indigeno, un mese dedicato alla resistenza e alle lotte indigene per rivendicare terre e diritti. Ci sono stati giorni di grandi proteste e manifestazioni nella capitale Brasilia, durante l’evento annuale chiamato Terra Livre, terra libera. Oltre 8.000 persone hanno riempito le strade che portano al Congresso per protestare contro le politiche di Bolsonaro che dovrà affrontare le prossime elezioni a ottobre.

Le proteste dei popoli indigeni a Brasilia
Gli indigeni marciano verso il Congresso di Brasilia, per protestare contro Bolsonaro © Andressa Anholete/Getty Images

Assicurare ai popoli indigeni il diritto alla terra è quindi fondamentale. Non possiamo più vedere la loro realtà come lontana e dobbiamo uscire dalla visione occidentale che li vede come esseri da guardare e proteggere, come fossero reliquie in un museo.

I popoli indigeni sono da rispettare e da loro dobbiamo imparare a gestire il rapporto simbiotico con la natura, con le risorse, grazie alle conoscenze tradizionali e le pratiche sostenibili.

Se vogliamo salvaguardare loro e tutto ciò che custodiscono, dobbiamo unirci alla loro lotta.

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