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L’agricoltura simbiotica è una nuova tecnica agricola certificata che contribuisce alla salubrità del suolo e quindi delle piante, dell’ambiente e del cibo.
Come il nostro intestino, anche il suolo ha il suo microbiota, ovvero l’insieme dei batteri che lo popolano. E se il nostro benessere dipende da quello dell’intestino e dunque da quello che mangiamo, la stessa cosa vale per il suolo. Più ci si prende cura del microbiota del terreno, nutrendolo correttamente, più questo sarà sano, fertile, pulito. E ci darà cibo più nutriente.
È il concetto alla base dell’agricoltura simbiotica, un innovativo sistema di produzione improntato su tecniche agronomiche non invasive che prevedono di arricchire il suolo con funghi, batteri amici e minerali che hanno l’obiettivo di favorire la vitalità dei microrganismi del terreno. Un metodo che può affiancare l’agricoltura biologica e viceversa.
“In poche parole l’agricoltura simbiotica aiuta il suolo a rigenerarsi e riattivare il processo che si è bloccato a causa dell’agricoltura intensiva”, spiega Sergio Capaldo, fondatore del consorzio La Granda e ideatore della Certificazione agricoltura simbiotica.
“E poiché un suolo in salute produce piante più forti e sane, queste tratterranno più carbonio nel suolo, saranno più resistenti allo stress idrico, alle malattie e meno bisognose di trattamenti, con conseguenti benefici per l’ambiente, per gli animali e per l’uomo. La simbiosi è il più grande successo di relazioni e collaborazioni tra microbi, microfauna, funghi e piante. Mentre gli uomini si fanno la guerra, nella terra invece il mondo vegetale fa rete e suolo e piante si aiutano a vicenda.”
Per comprendere bene ciò che accade nel suolo occorre studiare la rizosfera, la porzione di terra che circonda le radici delle piante: “Le pratiche agronomiche, la selezione varietale e i cambiamenti climatici hanno un impatto importante sul microbiota della porzione di suolo a stretto contatto con le radici”, spiega Alessandra Salvioli, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’Università degli Studi di Torino. “Una gestione del campo più consapevole di questo enorme capitale naturale può favorire la biodiversità delle comunità microbiche del suolo, con effetti positivi sulla resa e sulla qualità delle colture.”
Anche i cibi coltivati con l’agricoltura simbiotica, infatti, trarrebbero benefici da questa tecnica. Uno studio del British journal of nutrition ha evidenziato che la simbiosi ha influenzato positivamente la crescita e il contenuto di nutrienti minerali delle piante di pomodoro e ha migliorato il valore nutrizionale e nutraceutico dei frutti attraverso modifiche del metabolismo secondario delle piante, che ha portato ad un aumento dei livelli di licopene nei pomodori.
Un paniere di prodotti certificati da agricoltura simbiotica praticata da piccole e medie imprese si può trovare negli store di Eataly: si va dal latte ai formaggi, dalle composte di frutta alle insalate, dalle uova agli hamburger. “L’agricoltura simbiotica è un movimento che dà nuova energia al mercato ed è fondamentale che sul mercato ci sia qualcuno pronto ad accoglierla e a sostenere questo progetto”, ha dichiarato Nicola Farinetti, amministratore delegato di Eataly. “Questo qualcuno siamo noi perché il consumatore deve sapere che esiste una nuova agricoltura certificata che rafforza le piante, utilizza meno acqua e trattiene più CO2. Accogliamo dunque questo nuovo modello agricolo con entusiasmo credendo che il piglio pionieristico degli attori più piccoli della filiera possa contagiare i più grandi, contribuendo ed elevare gli standard produttivi, la qualità dell’ambiente e della nostra alimentazione”. Perché l’agricoltura simbiotica è una questione di biodiversità, anche economica.
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