Ambiente, società, diritti. I sindaci sono i nuovi paladini

In tutto il mondo i sindaci sono sempre più un punto di riferimento sicuro, coraggioso e d’avanguardia per la tutela dell’ambiente e dei diritti.

Ci sono molti esempi che illustrano in che modo sia evoluto il ruolo dei sindaci delle nostre città. Siano essi amministratori di grandi e celebri centri urbani, così come di villaggi sperduti, il ruolo dei primi cittadini riveste ormai, infatti, un’importanza crescente. Ciò perché le politiche “dal basso” sono in grado influenzare in modo determinante scelte che investono in modo diretto la popolazione.

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Il ruolo dei sindaci riveste un’importanza crescente nella lotta ai cambimaenti climatici © Getty Images

I sindaci contro i cambiamenti climatici

Partiamo dagli Stati Uniti. Il sindaco di Seattle, Ed Murray, ha fatto sapere di non voler retrocedere di un millimetro sulle politiche ambientali, nonostante l’orientamento decisamente scettico e pro-energie fossili del nuovo governo americano: “Abbiamo introdotto tasse per migliorare i trasporti pubblici – ha spiegato – così come per creare alloggi alla portata di tutti. E i nostri cittadini hanno accettato volentieri, perché credono in una crescita economica che sia sostenibile”.

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Il sindaco Bill de Blasio © Getty Images

Ma soprattutto, ad alzare la voce in difesa dell’ambiente è stato il sindaco di New York Bill de Blasio. Pochi giorni dopo la decisione di Trump di rilanciare gli oleodotti Keystone XL e Dakota Acces (considerati ecomostri dalle associazioni ambientaliste), il primo cittadino della Grande Mela ha risposto spiegando che la sua città sta predisponendo un piano per disinvestire da tutte le banche che finanziano tali progetti. “Sono convinto – ha affermato – che le scelte della Casa Bianca siano sbagliate. Per questo faremo tutto ciò che potremo per evitare che infrastrutture di quel genere distruggano la nostra terra e minaccino i popoli nativi d’America”. L’idea è di usare la forza finanziaria del ricco fondo pensione cittadino per indurre gli istituti che dovranno garantire le linee di credito ai costruttori a rifiutare l’affare, per ragioni etiche.

L’acqua torna pubblica

Gli esempi di attivismo a favore dell’ambiente e della salute del territorio fioccano non solo dalle metropoli newyorkesi ma anche nei comuni italiani. Proprio l’Italia, d’altra parte, rappresenta un esempio emblematico di come sia cambiato nel tempo il ruolo dei sindaci: le riforme che dall’inizio degli anni Novanta consentono l’elezione diretta dei primi cittadini hanno permesso di conferire a questi ultimi, da un lato, un mandato politicamente molto più forte, proprio perché emanazione diretta della volontà popolare. Dall’altro, un legame molto più diretto con gli abitanti. Una dinamica che è più evidente, per ovvie ragioni, nelle piccole realtà, ma che non è assente in quelle più grandi.

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Alcuni sindaci italiani si sono distinti per avere difeso la gestione dell’acqua pubblica © Ingimage

Un caso emblematico arriva da un piccolo municipio nell’Appennino parmense, Berceto, che si è battuto con i suoi 2.200 abitanti per ripristinare la gestione pubblica dell’acqua. I cittadini, nel 2013, si erano infatti espressi a larga maggioranza contro l’affidamento ad una società esterna. Così, dopo un percorso durato alcuni anni, dal 29 gennaio del 2016 l’amministrazione comunale è finalmente tornata ad occuparsi di un bene di importanza primaria per la popolazione. Il sindaco di Berceto, Luigi Lucchi, ha commentato con queste parole l’esito della battaglia: “Se vorranno privatizzare di nuovo, dovranno destituirmi”.

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Il Water Safety Plan è un modello proposto dall’Unione europea che diventerà presto obbligatorio in tutti i paesi © Ingimage

Sempre in tema di acqua, particolarmente significativa è stata anche l’adozione da parte del Gruppo Cap – società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano – del Water Safety Plan: un modello all’avanguardia e innovativo proposto dall’Unione europea e che diventerà presto obbligatorio in tutti i paesi. Esso consente, con la consulenza dell’Istituto Superiore di Sanità, di poter contare su un sistema globale di gestione del rischio esteso all’intera filiera, dalla captazione fino all’utenza finale. Anche in questo caso, per la sua attuazione il ruolo dei sindaci è stato fondamentale: “Nell’ottica della prevenzione – spiega l’azienda – la collaborazione con i comuni è stata assolutamente determinante, soprattutto in materia di mappatura dei rischi. Il progetto pilota, primo in Italia, è stato avviato sul sistema acquedottistico di Legnano che include anche i comuni di Cerro Maggiore e San Giorgio su Legnano”.

I no alle discariche e al petrolchimico

Ma l’impegno di municipi, sindaci e comunità locali non si è limitato alla questione idrica. Al contrario, sono numerosi gli aspetti della tutela ambientale e sanitaria che hanno visto i comuni in prima linea. A Cerro Maggiore, in provincia di Milano, la popolazione, capeggiata dal sindaco Marina Lazzati, si ribellò negli anni Novanta ad una mega-discarica. Sottolineando i pesanti rischi ambientali – e nel contesto di vicende giudiziarie che colpirono i vertici della società che gestiva l’impianto – la comunità riuscì a spuntarla.

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I sindaci sono in prima linea anche per la salvaguardia dell’ambiente e contro l’inquinamento © Ingimage

A Mestre, il prosindaco Gianfranco Bettin ha sostenuto una lunga battaglia legale contro il petrolchimico di Porto Marghera, partita addirittura nel 1998. Sul banco degli imputati figuravano Enichem e Montedison, accusate per le morti causate dalle lavorazioni di Cvm e Pvc. La vicenda arrivò in Cassazione nel 2013, quando la corte ribaltò una sentenza della corte d’appello di Venezia, spiegando che non bastava il vizio del fumo degli operai per spiegare i decessi.

Dall’altra parte dello stivale, in Sicilia, più di recente il primo cittadino di Lentini, Saverio Bosco, si è schierato con fermezza contro la realizzazione di una nuova discarica sul territorio del comune. Una battaglia nella quale il sindaco è sostenuto dalla popolazione, ma che lo vede contrapposto all’amministrazione reginale.

Da Grenoble al C40, i sindaci in prima linea su questioni globali

Si tratta solo di alcuni esempi, tra i tanti, che dimostrano come sia cresciuto il ruolo sociale e ambientale dei sindaci. Perfino a livello internazionale, come dimostrato di recente da Eric Piolle, unico ecologista a capo dell’amministrazione di una grande città francese, Grenoble. Due giorni dopo l’adozione del trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada (il Ceta), il sindaco ha accolto un’assemblea di municipalità europee contrarie all’accordo (così come al Ttip). Un evento che ha avuto risonanza in tutto il paese. Al termine dei lavori, è stata presentata la “Risposta di Grenoble”, ovvero la prima presa di posizione ufficiale, da parte delle amministrazioni locali aderenti all’assemblea, a favore di alternative locali e sostenibili rispetto ai grandi trattati commerciali. “Noi, sindaci e rappresentanti dei cittadini, riuniti a Grenoble il 17 febbraio 2017, rimaniamo uniti e determinati, ed esortiamo i governi dei paesi membri dell’Ue a non ratificare il Ceta”, si legge nel documento.

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Grenoble, in Francia © Ingimage

Dello stesso tenore, ma di respiro ancor più ampio, l’iniziativa che è stata avviata nello scorso mese di dicembre da 86 grandi città, riunite nel consesso del C40, che hanno deciso di agire per spingere gli stati a dare seguito alle promesse avanzate al termine della Cop 21 di Parigi. Nella capitale francese, infatti, si è deciso di lavorare al fine di mantenere la crescita della temperatura media globale, alla fine del secolo, ad un massimo di 2 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali.

I dati indicano però che gli sforzi effettuati finora non bastano. Per questo i sindaci – le cui città, messe insieme, sono abitate da oltre 650 milioni di persone e rappresentano il 25 per cento del Pil mondiale – si sono impegnati a dotarsi, entro il 2020, di un ambizioso piano di azione comune per il clima. Obiettivo: ridurre del 50 per cento le emissioni di gas ad effetto serra dei centri urbani. Garantendo così un aiuto determinante per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

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La mobilità sostenibile aiuta a centrare gli obiettivi di taglio delle emissioni nei centri urbani © Ingimage

Dall’universale al particolare, dunque, dai grandi trattati internazionali alle battaglie locali, metropoli città e villaggi rappresentano oggi uno dei principali motori del cambiamento. E uno strumento in grado di veicolare in modo diretto la volontà, il pensiero e i bisogni dei cittadini.

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